L'Atalanta di Gasperini è pronta a sfatare il suo ultimo tabù

È la squadra che più di tutte frantuma i luoghi comuni del calcio, abbatte i tabù, non si cura delle gerarchie. Nulla di nuovo, la sfida del Maradona contro il Napoli ha mostrato quello che sapevamo già: nella partita secca l’Atalanta può battere chiunque e può farlo anche nettamente. Prima di domenica Gian Piero Gasperini non aveva mai battuto Antonio Conte in serie A: in 7 precedenti c’erano state 5 vittorie di Conte e due pareggi, con le squadre del Gasp capaci di segnare la miseria di due gol. Ma è già accaduto tante volte, i fallimenti passati diventano stimolo per la Dea. Gasperini ha azzeccato tutte le mosse e stravinto la sfida tattica. Intanto grazie al coraggio delle scelte: quanti allenatori avrebbero avuto l’ardire di togliere dalla formazione di partenza il capocannoniere del campionato andando a sfidare la capolista in casa sua? Forse nessuno, Gasp invece lascia Retegui in panchina e manda, contro la difesa meno battuta del campionato, un attacco leggero, con De Ketelaere e Lookman larghi, senza dare riferimenti centrali. Il piano perfetto. L’Atalanta ha funzionato bene anche difensivamente. Se in passato Conte era riuscito, soprattutto negli ultimi incroci con l’Inter, a mandare in tilt le marcature a uomo della Dea, questa volta la scarsa mobilità di Lukaku è diventato un assist per Gasp: Hien ha dominato Romelu, la difesa atalantina non è quasi mai andata in affanno vincendo anche i duelli sull’esterno con Djimisti e Kolasinac contro Politano e Kvaratskhelia. Nemmeno dal punto di vista fisico il Napoli è riuscito a prevalere: in mezzo al campo la potenza di Anguissa e McTominay è stata completamente neutralizzata dalla coppia De Roon-Ederson. La forza del collettivo certo, ma questa squadra vola anche trascinata dalle giocate individuali. Impossibile non spendere due parole su Ademola Lookman. Nessun giocatore della serie A nell’anno solare 2024 ha avuto un ruolo maggiore sotto porta, ha segnato 17 gol e fornito ai compagni 11 assist. Il 14esimo posto nella classifica del Pallone d’Oro non è stato casuale e frutto solo della notte da sogno di Dublino. Come è accaduto a tanti altri giocatori, l’incontro con Gasperini ha tramutato un discreto giocatore, quello che giocava con poca continuità in Premier League con Everton, Fulham e Leicester, in un attaccante devastante. Dove l’Atalanta è cresciuta tanto, e probabilmente il trionfo europeo della passata stagione ha avuto un ruolo importante in questo senso, è nella maturità nel leggere le partite. Nel passato sembravano conoscere una sola modalità: andare a mille all’ora, pressare e stressare l’avversario senza sosta. Adesso è una squadra che sa scalare le marce, gestire il ritmo, palleggiare, senza necessariamente andare subito in verticale. Insomma, in tutto e per tutto è diventata grande. Ma d’altra parte questa sembra essere la migliore dote di Gian Piero Gasperini, che partita dopo partita, stagione dopo stagione, riesce ad alzare l’asticella e dare nuovi stimoli, anche tattici, ai suoi. Nel 2024 Gasp ha dominato contro Amorim, Klopp, Xabi Alonso e ora anche Conte. Il prossimo passo è trovare la continuità sulle 38 partite per puntare allo Scudetto. Mai nei nove anni di gestione l’Atalanta si era trovata così vicina alla vetta dopo l’undicesima giornata. Ce la può fare Gasperini a vincere anche la sfida più grande? Abbattere i tabù sembra essere la specialità della casa.