Napoli: la serenità di Conte, l'attesa di Lukaku

In fin dei conti lo aveva detto che non sarebbe stato un cammino senza imprevisti e difficoltà. Dopotutto non si era mai nascosto, invece di cavalcare il legittimo entusiasmo popolare, sottolineando in ogni occasione che per rimuovere da Castel Volturno il cartello ‘lavori in corso’ ci sarebbe voluto un po’ di tempo. Parole sante verrebbe da dire, che tutto sommato attutiscono il rumore di una sconfitta meritata ma probabilmente, almeno nel punteggio, troppo severa. Forse anche per questo Antonio Conte, questa volta, contrariamente a questo accaduto nella prima di campionato, non ha accusato il peso della sconfitta, o quantomeno non è sembrato così preoccupato come a Verona. Ciò non toglie che qualcosa di più forse ci si aspettava, soprattutto nel secondo tempo della partita con l’Atalanta, frazione di gioco in cui il Napoli fino a ora aveva saputo esaltare le proprie caratteristiche. Che questa volta invece sono rimaste nello spogliatoio del Maradona. Il calendario ancora deve scrivere la storia di questo campionato, i punti accumulati rappresentano una preziosa scorta per affrontare i periodi di magra, ma ovviamente a Milano contro l’Inter, il Napoli dovrà quantomeno cercare di non rimanere di nuovo a secco, continuando il percorso di crescita che l’ha portato in cima alla classifica, nei novanta minuti sulla carta più duri e senza dubbio significativi per scoprire le reali prospettive di questa stagione. Il ritorno di Lobotka in questo senso rappresenta un aspetto non di secondo piano considerando la capacità di alzare il ritmo delle fraseggio in mezzo al campo. Meno ‘verticale’ di Gilmour ma con maggiore qualità e naturalmente più inserito nei meccanismi di squadra rispetto allo scozzese iche ha bisogno di tempo, nonostante i segnali incoraggianti arrivati sopratutto con il Milan. Resta però aperto il fronte Lukaku, inutile girarci intorno. I quattro gol realizzati in campionato uniti allo stesso numero di assist non rappresentano un effetto placebo, perché hanno portato punti e sorrisi. Eppure le ultime prestazioni, decisamente al di sotto rispetto alle aspettative generate dalla sua storia recente, meritano un approfondimento. I fischi mischiati agli applausi che hanno accompagnato l’ultima sostituzione possono rappresentare un campanello di allarme nella gestione delle prossime settimane. Romelu ha le spalle larghe e il miglior ‘garante’ possibile, cioè il suo allenatore, però il tempo potrebbe alla lunga non essere più un fedele alleato come lo è stato fino ad ora. La necessità di cominciare la preparazione daccapo, il lavoro intenso al quale è stato sottoposto negli ultimi due mesi nei quali ha rinunciato alle convocazioni della Nazionale belga, sono chiaramente i motivi di una condizione atletica poco brillante che si è riverberata sul campo di gioco. Una situazione che evidentemente condiziona non poco i movimenti del tridente d’attacco che nelle intenzioni di Conte deve poggiare sulla fisicità del belga. Per questo motivo la partita con l’Inter rappresenta per Romelu una grande occasione, che gli consentirebbe di spegnere sul nascere il brusio che sta accompagnando le sue ultime prestazioni. E il paragone, fino a ora solo sussurrato, con chi c’era al suo posto fino a poco tempo fa. Servirà qualcosa di più a Milano, il momento giusto per scaricare le tossine accumulate durante la preparazione e alleggerirsi delle critiche arrivate negli ultimi giorni. La fiducia incrollabile del suo allenatore rappresenta un sostegno a cui aggrapparsi in questo momento difficile e complicato. Ma alla lunga non potrà bastare. Romelu è il primo a saperlo. Inter-Napoli sarà la sua partita. In tutti i sensi.