Fascia, 10 e gol: Zaccagni si prende la Lazio e sogna in grande

Zac…e il taglio col passato è cosa fatta. Se le perplessità dell’estate si sono trasformate in certezze d’autunno la Lazio lo deve anche a lui. Mattia Zaccagni, il trait d’union tra la vecchia e la nuova Lazio. Non solo per ‘l’anzianità di servizio’ ma per le responsabilità che si è preso e gli sono state affidate nel primo anno del nuovo ciclo. Quello dell’addio dei senatori e con una squadra rinnovata è molto più giovane. La società già qualche mese prima aveva scelto a chi affidare il ruolo di leader del nuovo corso proponendogli il rinnovo di contratto fino al 2029. Con gli altri big le scelte sono state diverse. Poi con l’avallo di Baroni il club gli ha consegnato la fascia di capitano che per anni è stata sul braccio del suo amico Immobile. Inarrivabile con i suoi 207 gol in biancoceleste, ma emulabile per leadership e senso d’appartenenza. Ma non è stata l'unica novità. Sul braccio i gradi del capitano, dietro la schiena la numero 10 lasciata in eredità da Luis Alberto, uno che - nonostante bizze e rapporti tesi con quasi tutti gli allenatori avuti a Roma - in campo ha fatto più che bene. 10, un numero pesante, sinonimo di qualità e responsabilità. Che lui non ha avuto paura di prendersi. Giusto esaltare le mosse di Baroni, i gol dei due centravanti, la solidità e l’importanza tattica di Guendouzi e Rovella, la forza straripante di Tavares ma poi guardi i numeri e ti accorgi che Zaccagni è quello che incide di più. Quattro gol e due assist in Serie A hanno portato ai biancocelesti 9 punti in più in classifica. C'è la sua firma sulle recenti vittorie contro Monza e Cagliari e prima ancora contro l'Empoli più i due passaggi vincenti per le reti di Dia e Castellanos contro il Verona. A segno anche in Europa contro il Nizza. Da quando è a Roma solo Immobile ha realizzato più gol di lui. Insieme a Berardi è il giocatore italiano che nelle ultime quattro stagioni ha fatto meglio tra gol e assist. Eppure, l'azzurro oggi è un po’ sbiadito. Il suo gol ‘salva-Italia’ contro la Croazia una delle poche cose belle degli ultimi Europei. Ora però nelle scelte di Spalletti è finito ai margini. Fuori nelle ultime due tornate di convocazioni più per una questione tattica che per altro. Le sue caratteristiche poco si sposano col 3-5-2 del Ct. Non una bocciatura definitiva, lui continua a guardare con fiducia all’azzurro ma non ne fa un dramma. L’ottimo momento suo e della Lazio sono qualcosa in più di una semplice consolazione. Il capitano rimarrà in una Formello per pochi intimi. Perché come logica conseguenza della partenza d’oro dei biancocelesti c’è stato il moltiplicarsi dei giocatori chiamati dalle rispettive nazionali: ben undici, tra cui Tavares e Rovella alla prima volta. Proprio da un’intervista post-partita con Zaccagni e l’ex centrocampista del Monza è emerso un simpatico retroscena. Tutti avvicinano la Lazio alla Champions e i numeri della Lazio sono da Champions, ma l’ordine di scuderia all’interno dello spogliatoio è quello di non parlarne. Mai dire Champions. Una sorta di patto di squadra. Obiettivo da provare a centrare ma da non dichiarare. E così quando è stato chiesto a Rovella quali pensieri facesse venire una classifica così, Zaccagni gli ha suggerito di rispondere “nessuno” con successivi sorrisi e sguardi d’intesa. Dimmi che punti alla Champions senza dirmi che punti alla Champions…

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