Questa Atalanta può davvero vincere lo scudetto?

L’Atalanta può vincere veramente il campionato? La risposta, in verità, è un’altra domanda: perché no? Non ditelo a Gasperini che - giustamente - non vuole sentire parlare di scudetto se non nei sogni, ma analizzando la situazione nella maniera più asettica possibile rimaniamo dell’opinione che l’Atalanta possa sognare. Ovviamente bisogna fare una considerazione iniziale: l’Atalanta per vincere il campionato non solo avrebbe bisogno di continuare a fare una stagione perfetta, senza incontrare periodi di calo, ma contestualmente dovrebbe sperare che chi è più strutturato di lei qualche inciampo invece lo faccia. C’è bisogno di queste due componenti, altrimenti le speranze davvero sono destinate a rimanere sogni. Ma già poter ragionare in questo modo è la certificazione di essere entrati di diritto nel tavolo dei grandi. Già questo è un successo. Duplice. Intanto perché l’Atalanta nella sua storia ha vinto due competizioni. L’Europa League dello scorso anno e la Coppa Italia del 1963. Quindi pensare di vincere il campionato per chi non ha quasi mai vinto è davvero un azzardo. A questo aggiungiamo la tendenza degli ultimi anni. Gli ultimi 25 scudetti sono stati tutti di Inter, Milan e Juventus. Solo il Napoli di Spalletti ha rotto questo dominio. Il tempo delle ‘sorprese’ sembra essere finito . Questo successo, questa percezione nasce grazie allo straordinario lavoro che è stato fatto in questi anni dall’Atalanta. In tutte le sue componenti. Squadra, allenatore e società. E la vittoria dell’Europa League della passata stagione ne è il riconoscimento. Come ha detto recentemente proprio Gasperini, la vittoria ha dato nuove consapevolezze alla squadra. Quella vittoria non ha fatto sedere il gruppo, non ha fatto sedere l’allenatore, non ha fatto sedere la società. Anzi: ne ha stuzzicato l’appetito. L’Atalanta sapeva di essere una buona squadra, la vittoria lo ha certificato. E con quella coppa alzata al cielo prendono un altro sapore anche gli altri piazzamenti dell’ultimo periodo: i piazzamenti in campionato con annessa qualificazione in Champions , i quarti di finale proprio della Champions nel 2020, le due finali di Coppa Italia . L’Atalanta è a pieno diritto una realtà solida del nostro calcio, anche in Europa. La vittoria dello scorso anno non è figlia del caso. Su quella vittoria si è costruito questa stagione. Non è vero che in casa Atalanta non si parla mai di scudetto. Non si nomina, ma la speranza è fare meglio dell’anno passato. E proprio partendo da questo punto che si sono visti, i giorni dopo la finale di Dublino, allenatore, dirigenza e proprietà, per programmare l’anno successivo. E non ci sono mai stati dubbi su come affrontarlo: non vendere i migliori e avere una rosa più omogenea. Tutto concordato insieme, come si dovrebbe fare in tutte le società. L’Atalanta questo ha provato a fare. Non ci è riuscita al 100%, perché come tutti sapete, Koopmeiners è stato ceduto alla Juventus per 60 milioni di euro, nell’ultima settimana di mercato. Ha provato a resistere il club, ma la voglia di Juve di Koop è stata troppo forte . Per cui è venuto meno un dei titolarissimi della passata stagione, uno dei punti cardine dell’Atalanta di Gasperini. Ma non solo Gasperini è stato bravissimo ad andare oltre Koop, con altre soluzioni ed altre scelte. La stessa Atalanta è stata bravissima a fornire al proprio allenatore delle valide alternative e soprattutto a mantenere la promessa di maggio: via chi ha giocato meno, dentro giocatori più pronti . E’ così che ci sono 11 nuovi giocatori , ed è vero che praticamente è metà squadra. Ma sono andati via tutti giocatori che lo scorso anno non erano centrali nel progetto di Gasperini. Numeri alla mano, quelli meno utilizzati . E chi è arrivato non solo ha avuto il grande merito di inserirsi in maniera efficace, ma - almeno sulla carta - sembra più valido di chi è andato via: Kossounou , Bellanova, Zaniolo, Samardzic… fino ad arrivare all’esperienza di Cuadrado o alla futuribilità di Brescianini. Con un bonus in più: la sostituzione di Scamacca nel giro di 48 con l’altro centravanti della Nazionale, Retegui, che ora messo nel suo habitat sta dimostrando tutto il suo valore. Sono questi quelli con cui si farà - sperano a Bergamo - la differenza. E’ la batteria delle seconde linee che generalmente spinge i cosiddetti titolari a dare di più, aumentando la qualità della squadra e dell’allenamento. Ti dà delle opzioni in più durante la scelta dei giocatori non indifferente. E’ il grande cavallo di battaglia di Conte dal suo rientro al Napoli: non ci servono solo 11 giocatori, ma bisogna arrivare come l’Inter ad avere una rosa omogenea. E c’è una variabile ulteriore da aggiungere nell’equazione scudetto: il rientro di Scalvini e Scamacca. Questa squadra non dovrà sperare soltanto nel mercato per migliorare ancora : ma anche senza fare nulla ritorneranno a disposizione dei giocatori che possono fare la differenza. L’equazione di Bergamo sembra essere quasi una pozione magica. Gasperini ha la capacità di ricostruire ogni anno e di riconsegnare alla squadra la stessa mentalità della stagione precedente. La velocità con cui i nuovi giocatori si integrano nel tessuto dell’Atalanta è sorprendente. La capacità di entrare subito nel nuovo mood, di essere dominanti, di cambiare passo, di accrescere ulteriormente il proprio valore. E’ un meccanismo praticamente perfetto, di cui Gasperini è il perno. Il lavoro dei dirigenti e della proprietà in questi anni è stato altrettanto fantastico. Ha creato delle condizioni più uniche che rare per lavorare nel miglior modo possibile. Centro sportivo, nuovo stadio, aumento dei ricavi, settore giovanile, seconda squadra. Ha creato il terreno su cui questa squadra germoglia . Dal 2016, cioé da quando Gasperini si è seduto sulla panchina nerazzurra, la squadra ha quasi sempre sempre fatto meglio dell’anno precedente. Prima le qualificazioni in Europa League, poi quelle in Champions. Tre finali di coppa Italia. E - soprattutto - la capacità di reinventarsi quando il ciclo sembrava finito. Per alimentare questo fuoco, la famiglia Percassi, sempre presente sia con il presidente Antonio che con l’ad Luca, non solo ha realizzato tutto quello di cui abbiamo parlato sopra, ma ha deciso di cambiare la direzione sportiva e con l’arrivo di D’Amico c’è stato un nuovo impulso e l’Atalanta, finalmente, è riuscita anche a vincere. Si discuteva sul valore da dare a questo percorso senza una vittoria: ora non si dice più. Ora, addirittura, si può puntare ancora più in alto. Pensarci non è un delitto, anzi per essere ambiziosi si devono avere dei grandi pensieri.

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