Napoli, rinnovo Kvaratskhelia: 'ballano' 20 milioni

Le posizioni sono chiare. Almeno per quel che riguarda la comunicazione verso l’esterno. Il Napoli, attraverso il direttore sportivo Giovanni Manna, ha chiarito per l’ennesima volta il punto di vista del club. Questa volta però uscendo anche dalle mere logiche di bilancio. Riconoscendo insomma il valore simbolico del giocatore e allo stesso tempo la necessità di garantirgli uno stipendio all’altezza delle sue prestazioni. Jugeli Mamuka, invece, quello che aveva da dire lo ha ribadito nell’ultimo incontro con il club. Con l’aiuto di un traduttore, ma si è fatto capire benissimo. Per il suo assistito vuole uno stipendio di otto milioni di euro all’anno. Non un euro di meno. Apparentemente il futuro di Kvaratskhelia sarebbe quindi ‘appeso’ tra i due milioni di differenza che ballano tra offerta e richiesta . Verrebbe quasi da dire una somma risibile, o meglio, un gap tutto sommato su cui si potrebbe lavorare con un piccolo sforzo da parte di entrambe le parti. Ma le cose non stanno così. Perché la distanza che al momento tiene le parti molto più lontane dei due milioni di differenza sull’ingaggio è rappresentata dal valore da dare alla clausola rescissoria nel momento in cui si dovesse trovare l’accordo per il nuovo contratto. Il Napoli non vorrebbe scendere sotto i 100 milioni, per l’entourage del giocare, invece, un valore congruo sarebbe intorno agli 80 milioni. Insomma, non 2 ma 20 milioni di differenza, una distanza questa impossibile da colmare, con tutta la buona volontà. Se poi aggiungiamo che Mamuka vorrebbe un riconoscimento economico per aver portato il giocatore al Napoli, nel momento in cui un club straniero attingesse alla clausola, allora risulta facile comprendere che la strada per il rinnovo, al momento, è concretamente in salita. Una prospettiva che tra i tifosi nessuno vuole prendere in considerazione. Perché al di là dell’aspetto meramente tecnico, cioè privarsi di uno dei calciatori più forti della Serie A, al nome di Kvaratskhelia è legato il ricordo della conquista del terzo scudetto. Lui e Victor Osimhen, al netto degli straordinari meriti di tutti gli altri, sono i giocatori simbolo della cavalcata tricolore. Gli idoli dei bambini di Napoli, i calciatori che hanno saputo riaccendere l’entusiasmo di chi, venti anni prima, aveva vissuto le stesse emozioni. Lasciare andare anche Kvara, dopo la partenza di Osimhen, sarebbe come spezzare il senso di appartenenza, quasi un vincolo viscerale, che lega la città alla squadra, soprattutto ai giocatori più rappresentativi, quelli che hanno fatto la differenza. È stato così per Maradona, Lavezzi, Hamsik, Insigne e Mertens. Storie diverse le une dalle altre, ognuna con i suoi risvolti emotivi. In poco più di due anni il georgiano si è guadagnato il diritto di far parte di questa ristretta cerchia. Con le sue giocate ha emozionato, appassionato, entusiasmato la gente di Napoli. Simbolo, anche, della gestione illuminata del club, capace di pianificare e costruire una squadra vincente senza sforare i paramenti imposti dal bilancio. Kvara ha acceso la luce al Maradona, si è rivelato sul più bello, al momento giusto, scrivendo il lieto fine su una storia cominciata 20 anni fa con l’ingresso in campo del presidente De Laurentiis. Per questi motivi non si può ridurre tutto ad una mera questione economica, perché a giocatori come Kvaratskhelia è difficile appiccicare l’etichetta con sopra scritto il prezzo. Impossibile definire il valore di chi ogni volta che indossa la maglia azzurra raccorda passato presente e futuro, il sogno che diventa realtà. Anche per questo motivo il Napoli ha avanzato una proposta economica che lo metterebbe insieme a Lukaku in cima alla lista dei più pagati, come è giusto che sia. Ma allo stesso tempo l’agente del giocatore continuerà legittimamente a curare gli interessi del suo assistito. Funziona cosi. Dal canto suo Kvara è rimasto concentrato sul campo: 5 gol e due assist sono per il momento un bottino stagionale di tutto rispetto. Destinati a crescere. Come del resto l’interesse dei grandi club europei. A maggior ragione se non si troverà un’intesa in tempi brevi. Perché a giugno, il contratto in scadenza nel 2027 costringerà tutti ad affrontare la realtà.

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Massimo Ugolini