Juventus, dov'è finito il Teun Koopmeiners dell'Atalanta?

Se ci fermiamo al dato dei gol segnati, il confronto tra il Koopmeiners 23/24 e quello 24/25 è impietoso: 15 a 0. Nonostante un impatto limitato sul tabellino delle partite della Juve, però, Thiago Motta ha sempre speso parole di stima profonda per il suo centrocampista. Una ventina di giorni fa, ad esempio, lo ha definito “speciale, di quei giocatori difficili da trovare. A volte vorrei sostituirlo ma non ci riesco, fa un gran bene alla squadra”. Un gran bene? Nonostante i gol che mancano? Fidiamoci di Thiago, e proviamo ad approfondire la situazione. Innanzitutto, Koopmeiners è un calciatore molto difficile da definire. Centrocampista? Attaccante? Esterno? E qui ci stiamo limitando a parlare della posizione in campo, senza analizzarne le funzioni, i compiti. Ma ci arriviamo. In carriera ha fatto praticamente di tutto: all’AZ ha iniziato davanti alla difesa, e poi si è spostato più a ridosso della porta per sfruttare il suo tiro . Con Gasperini ha continuato la sua evoluzione, diventando un calciatore che in campo sa fare praticamente tutto, sostanzialmente ovunque. E qui arriviamo ai compiti. Tra le più interessanti innovazioni proposte dalla piattaforma di Soccerment / xValue nel campo dell’analisi dei giocatori, c’è quella di confrontare i calciatori non tanto per la loro posizione in campo, ma per cluster. Che rappresentano le funzioni che quei giocatori svolgono in campo, a prescindere dalla loro area d’azione. E guardando questa grafica, si notano degli elementi molto interessanti. Innanzitutto, parliamo di un giocatore che sa fare tante cose , come dicevamo prima. E poi, salta all’occhio il confronto con lo scorso anno. Nella stagione 23/24 era tra i Chance Creator, che sono quei giocatori che eccellono nella progressione del pallone e nel creare opportunità nel terzo offensivo, prendendosi spesso anche tiri da fuori area. Quest’anno, invece, è finito prevalentemente nel cluster del Roaming Playmaker, che viene definito come “rappresentato da un centrocampista dinamico che sa bilanciare i compiti difensivi con la creazione di occasioni. Qui si trovano i giocatori più versatili”. Definizioni e cluster a parte, è evidente un cambiamento nell’utilizzo di Koopmeiners da Gasperini a Thiago Motta, come proprio Koop ha sottolineato in una recente intervista. Pur partendo spesso da ‘trequartista’ sia con l’Atalanta che con la Juventus, è lui stesso a confermare che quello che gli viene chiesto è piuttosto differente. Essendo più coinvolto nella costruzione del gioco, notiamo un calo di verticalità piuttosto eclatante. Sono diminuiti i passaggi progressivi, dimezzate le conduzioni progressive, aumentati i passaggi indietro a discapito di quelli in avanti. Visto che gli viene chiesto di prendersi meno rischi palla al piede, sono crollati i dribbling. E tutto ciò ha un impatto anche in zona di rifinitura : il dato degli expected assist è la metà rispetto a quello dell’anno scorso. Giocando meno la palla in verticale , Koopmeiners è diventato un giocatore più preciso. Passa la palla praticamente lo stesso numero di volte rispetto all’anno scorso, ma sono aumentati i dati riguardanti sia il mantenimento del possesso sotto pressione, sia la % di passaggi corti riusciti. Meno rifinitore e uomo creativo, più facilitatore e costruttore. E a dire il vero, ci sono stati momenti in cui anche lo stesso Gasperini lo ha utilizzato in una maniera simile , allontanandolo dalla porta avversaria e avvicinandolo alla propria. All’inizio della stagione 22/23, l’Atalanta aveva un po’ cambiato il suo modo di fare possesso palla. Gasperini aveva deciso di diminuire la presenza nel terzo offensivo per partire un po’ più basso e più coperto, approfittando anche di qualche lancio in più. E qui, si è reso fondamentale proprio Koopmeiners , che riceve bassissimo come in questo caso, con De Roon sul centro-destra. Stessa situazione, ancora più vicino alla linea di fondo. L’Udinese di Sottil pressa molto alto, Gasperini sfrutta l’abilità di Koopmeiners nel lancio lungo per bypassare questa pressione, andare lontano su Muriel per il gol dell’1-0. E per quanto riguarda il coinvolgimento in zona gol? Qui il discorso rimane molto interessante, anche perché può essere un filo controintuitivo. Partiamo da qui. Questa è la carriera di Koopmeiners, tutta in overperformance. Significa che nel corso delle stagioni ha sempre fatto più gol rispetto agli xG che ha avuto, cioè alle occasioni che ha accumulato. Questo è dovuto in larga parte alla sua capacità balistica da fuori area: solo l’anno scorso – limitandoci al campionato – ha fatto 10 gol su 12 dalla distanza. Quest’anno, però, qualcosa è cambiato: ha già avuto un numero considerevole di occasioni e di xG, ma ancora senza segnare. Normalmente, però, statistiche del genere non preoccupano gli allenatori : se un giocatore è abituato a overperformare per tanti anni, è ragionevole supporre che continuerà a farlo. Magari non con gli stessi numeri, però quasi. Soprattutto, visti i dati di questa grafica. Ve li aspettavate? Ecco: nonostante quello che ci siamo detti prima, nonostante i compiti diversi, Koopmeiners riesce comunque a trovare occasioni per rendersi pericoloso. Come e più del clamoroso anno scorso. Tira di più, accumula più xG e arriva con più frequenza all’interno dell’area di rigore. Mantenendo alta la shot selection, cioè la qualità dei tiri . Non sono le statistiche di un giocatore involuto sottoporta, anzi. Come sempre, ci vuole equilibrio: i numeri dell’anno scorso forse erano troppo, quelli di quest’anno sicuramente sono troppo poco, per quello che si è visto. Tranquilli, non ci siamo dimenticati di Milan-Juve. Effettivamente, non è stata una bella partita per Koop. Tra tutti quelli in campo, è stato il giocatore dribblato più volte, non si è visto praticamente mai in area di rigore e ha vinto solo 2 duelli. E anche la precisione di cui parlavamo sopra è drasticamente calata: il dato dei passaggi riusciti normalmente dice poco o nulla, ma il 76% è pochissimo per un giocatore come Koopmeiners, soprattutto visto che la sua media flirta con il 90%. Tradotto: troppe palle perse. Questo ha sicuramente a che fare con il ruolo e i compiti – diversi dal solito - che Thiago Motta gli ha chiesto per quella partita, vista l’assenza di Vlahovic. Come si vede dalla passmap, in fase di possesso la Juve si è schierata con una sorta di 4-2-4, con McKennie e Koopmeiners più centrali e avanzati. Sappiamo bene come è andata: non è certo stata la prestazione migliore della carriera dell’olandese. Anche perché ha dimostrato – come spesso gli capitava anche all’Atalanta – di non trovarsi molto a suo agio quando deve giocare in zona centrale . Il risultato? Una tendenza a spostarsi un po’ sul centro-destra, in una zona dove non sempre è utile. Siamo all’inizio della partita e lui riceve linea-linea da Savona, molto vicino all’out di destra. Ma gli uomini disposti in fila per la Juve non sono finiti qui, perché… …davanti c’è anche Conceiçao. Divisione degli spazi non ottimale e giocatori piatti: non proprio i presupposti migliori per fare bene in fase offensiva. Soprattutto se l’altro giocatore che almeno nominalmente dovrebbe fare il centravanti, rimane in una posiziona piuttosto ibrida. McKennie è molto basso, e nessuno della Juve va a riempire la posizione dell’attaccante. L’azione poi – per forza di cose – si sposterà sull’altra fascia. La Juve ha saputo anche migliorare questo tipo di uscita. Koopmeiners si è rifugiato spesso nel comfort della ricezione laterale coi piedi sulla linea , ma questa corsa interna di Conceiçao è utilissima per aprire una linea di passaggio non banale, e cercare di manipolare la difesa del Milan. La squadra di Thiago Motta poteva sfruttare meglio questa occasione, perché McKennie preoccupa troppo poco la difesa del Milan. Lo statunitense curva la sua corsa, ma solo per superare Loftus-Cheek, non per andare a stressare la linea avversaria. Come nel caso precedente, la Juve cambia lato. Ultimamente, succede spesso che Koopmeiners vada a giocare molto vicino alla fascia laterale: queste sono le heatmap delle ultime tre partite con la Juve: tutte molto simili, tutte e tre da mezzala/esterno. Attenzione: questo non è per forza un difetto, anzi. Dipende anche tanto – come dicevamo – dai compiti che vengono richiesti, ma non solo. Un altro fattore importante sono le connessioni e le relazioni che si creano in campo. E una delle più interessanti è quella formata da Koop e da Yildiz, quando giocano più vicini. Contro il PSV abbiamo visto uno degli esempi più riusciti: Koopmeiners partiva da mezzala e Yildiz da esterno, ma poi nella costruzione ruotavano spesso, come in questo caso. La Juve parte con una costruzione a 4 con Koop praticamente da terzino sinistro e Cambiaso interno. Yildiz si abbassa, combina rapidamente – e con qualità – con Koopmeiners e la Juve arriva in area di rigore creando una bella occasione con una conclusione di McKennie. Lo abbiamo capito: soprattutto quando si valutano giocatori come Koopmeiners , bisogna stare bene attenti a valutare le singole situazioni: ogni partita è diversa dall’altra. Una certezza però c’è: il Koopmeiners della Juve è diverso rispetto a quello che abbiamo ammirato all’Atalanta. Sicuramente meno goleador e fantasioso, ma con una capacità di adattamento fuori dal comune. Rimane ora una domanda: tornerà a essere decisivo anche in zona gol? Probabilmente, è solo questione di tempo.

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Luca Mastrorilli