Torino-Napoli è Vanoli-Conte: l'incrocio tra chi si conosce molto bene

C’è una canzone che su Tik Tok è diventata molto virale : ha 17 anni, ma il mondo dei social riesce a rendere moderni o sempreverdi pezzi che rischiano di essere dimenticati. Si chiama ‘One step at time’, è di Jordin Sparks. La traduzione letterale è: ‘Un passo alla volta’. Nel 2007, Paolo Vanoli smetteva di giocare e stava per cominciare la sua prima avventura da allenatore nel Domegliara, in Serie D. Nel 2007 Antonio Conte ereditava da Ventura la panchina del Bari che riuscirà in meno di un anno e mezzo a riportare in Serie A. Di lì a poco, le strade dei due si sarebbero incrociate e sarebbe nata una collaborazione più che proficua. Passo dopo passo. Il binomio non è proprio nuovo a sentirsi: Vanoli sa di dovere molto del suo credo calcistico a Conte, con cui ha lavorato in più esperienze. Lo vediamo come collaboratore tecnico nel 2017/18 nello staff del Chelsea, dove è rimasto anche dopo l’esonero fino a fine stagione. Poi lo ha seguito per due anni all’Inter: che sia stata un’esperienza formativa, con uno scudetto in bacheca, è abbastanza scontato. Poi, l’avventura in solitaria allo Spartak Mosca , quindi il Venezia e il Toro. Il racconto di chi li conosce bene “Quando è arrivato al Chelsea, veniva da un’esperienza pluriennale nelle Under della Nazionale”, racconta a Sky Sport Insider Angelo Alessio, storico vice di Conte ai tempi della Juve, in Nazionale e poi a Londra. “Aveva già una sua identità, ma chiaramente l’influenza di Antonio si è fatta sentire. Restano però due persone molto diverse”. E se da allenatore in seconda, Alessio curava molto le azioni di centrocampo e attacco, Vanoli si occupava “soprattutto della fase difensiva: insegnava quello che aveva fatto per una vita da calciatore. E ci metteva tutto sé stesso: faceva seguire tutto quanto richiedeva l’allenatore, ma poi metteva a disposizione quella che era stata la sua esperienza”. Due caratteri diversi, ma compatibili. “Due caratteri forti”, continua Alessio. “Paolo l’ha sempre manifestato e sapeva stare al passo con le richieste di Antonio. Conte lo conosciamo, i risultati parlano per lui: pretende il massimo da sé stesso e lo pretende anche da tutti i componenti del suo staff e da tutti quelli che gravitano intorno alla squadra. Per lui il gruppo e la coesione vengono prima di ogni altra cosa: è un insegnamento che vedo molto assimilato da Vanoli, e che pure io cerco di mettere in pratica”. Perché dopo gli anni con Conte, anche Alessio ha cominciato una sua carriera personale: prima in Scozia, poi in Indonesia. “Aspetto una chiamata dall’Italia, sono molto felice che Paolo abbia avuto queste opportunità: Torino è una bella sfida, Zapata gli manca e affrontare il Napoli ora sarà difficilissimo. Ma gli stimoli non mancheranno di certo”. E magari, domenica, si rivedranno tutti e tre allo stadio: “Ci sto pensando”, sorride Alessio. cosa dicono i dati Ma in cosa si assomigliano davvero? Al di là delle movenze – letteralmente – in panchina e del carattere che a entrambi non manca ci facciamo aiutare da Soccerment, che per il confronto sugli allenatori valuta più lo stile di gioco che il rendimento in campo. Guardate il radar: Vanoli è colorato di blu, Conte di verde; a sinistra la fase offensiva, a destra quella difensiva. Cosa emerge? Entrambi gli allenatori adottano una forma di pressing non particolarmente intensa , con il Napoli che riesce a recuperare più palloni nella trequarti difensiva, anche grazie alle caratteristiche globali della squadra che, giocoforza, ha maggiore qualità nei suoi singoli elementi. I campani riescono a difendere meglio l’area, con conseguente minor numero di punizioni concesse, mentre il Toro si dimostra meno vulnerabile sui contropiedi, come dimostra l’alta percentuale di xGol concessi dal Napoli. Ma sono caratteristiche dovute specialmente ai singoli giocatori, non tanto a snodi tattici ragionati. Quello che fa somigliare più i due allenatori? La percentuale di possesso palla, che è quasi identica al 49% e gli scambi uno-due nella trequarti avversaria, che sono molto ricercati. Quelli, sì, sono princìpi di gioco che li rendono simili: maestro e allievo. O meglio, allenatore e suo ex collaboratore, che fa sue alcune idee, aggiungendone di altre. È un percorso di crescita, quello di Vanoli, che parte anche dal lavoro con Conte. Per la prima volta si troveranno da avversari, uno contro l’altro. E chissà che l’abbraccio non diventi virale come la canzone di Tik Tok. One step at time...