Perché la Roma ha bisogno del miglior Pellegrini: la cura di Ranieri

Claudio Ranieri lo ha definito “un romano atipico”, fin troppo introverso, tanto da tenersi tutto dentro. Una fotografia perfetta per descrivere Lorenzo Pellegrini, 28 anni, da quasi 4 capitano della Roma. Un’eredità non facile da portare sulle spalle, soprattutto dopo Daniele De Rossi e Francesco Totti che, sul suo conto, non hanno mai avuto dubbi. Quella fascia è sul braccio di Lorenzo da febbraio 2021, dopo le brevi parentesi di Florenzi e Dzeko. Fu Paulo Fonseca, in accordo con la società, a togliere i gradi al bosniaco per passarli, come da tradizione, a un ragazzo romano e romanista. Dal 2005 alla Roma, Lorenzo Pellegrini aveva appena 9 anni quando varcò per la prima volta nella sua vita il cancello di Trigoria. La prossima presenza sarà la numero 298 in partite ufficiali con la maglia giallorossa. L’obiettivo, le 300 di Marco Delvecchio. Con la Roma è andato a segno 53 volte Lorenzo e soltanto tre centrocampisti hanno fatto meglio in tutta la storia del club. Guarda caso, tre capitani romani e romanisti: Giannini, Di Bartolomei e De Rossi, ma il solo Agostino vanta una media migliore in rapporto ai minuti giocati. Numeri citati dallo stesso Claudio Ranieri, che lo ha addirittura avvicinato a Frank Lampard, ricordando i suoi anni al Chelsea. Lesa maestà per molti, in realtà è interessante constatare come dopo lo stesso numero di presenze ufficiali da calciatore professionista tra West Ham e Chelsea, il calciatore inglese, allora 25enne, avesse realizzato 14 gol in meno rispetto a Pellegrini con le maglie di Sassuolo e Roma. Una premessa doverosa per ricordare le qualità del capitano giallorosso, ma è altrettanto innegabile che quella che sta vivendo attualmente sia la fase più critica in tutta la sua carriera e non tanto per il gol che manca dal 12 maggio. Gli era già capitato, infatti, di restare a digiuno nella prima parte di stagione. Con Fonseca in panchina, Pellegrini mise la prima firma sempre a dicembre, il 20 a Firenze e l’anno dopo il 13 a Bologna. Le prestazioni, però, erano di tutt’altro livello. Così come gli era capitato con Di Francesco prima a Reggio Emilia e poi a Roma e con José Mourinho, in particolare nella prima stagione, la migliore in assoluto in tutta la carriera di Lorenzo. Lampi di genio tornati d’attualità a metà gennaio di quest’anno, proprio dopo l’esonero dell’allenatore portoghese. L’arrivo di De Rossi in panchina aveva rivitalizzato un po’ tutta la squadra e Pellegrini in particolare, capace di segnare tre gol nelle prime tre di campionato sotto la nuova gestione. Chiuderà la stagione con altri 4 gol, 3 in Serie A e 1 in Europa League. Il modo migliore per ripartire e costruire una Roma diversa, coraggiosa, a tratti incosciente, ma di sicuro entusiasta della sua nuova guida in panchina. L’esonero, dopo appena quattro giornate, di Daniele De Rossi è uno degli esempi più lampanti di autodistruzione messi in atto da una società calcistica negli ultimi anni di Serie A. Uno spogliatoio scioccato, lo aveva confermato lo stesso Ivan Juric nel giorno della sua prima conferenza stampa da nuovo allenatore giallorosso. Concetto poi ribadito da Pellegrini alla vigilia della sconfitta di Boras contro l’Elfsborg. Più chiaro di così non poteva essere, evidentemente non per Dan e Ryan Friedkin, colpevoli di aver ritardato una decisione che già dopo il 5-1 di Firenze sembrava a tutti inevitabile. In soccorso della Roma è stato chiamato Claudio Ranieri dopo il ko 2-3 all’Olimpico contro il Bologna, di sicuro la persona giusta in un momento delicato come questo. Il terzo allenatore diverso da inizio settembre a oggi è stato subito chiaro sul conto del suo capitano: “Lorenzo ha bisogno di resettare” e non a caso, dopo i 45’ giocati a Napoli, di Pellegrini in campo nessuna traccia. In campionato non parte titolare all’Olimpico dal 20 ottobre, in occasione della sfida all’Inter campione d’Italia. Contro il Lecce comincia un nuovo campionato per la Roma, una sfida salvezza a tutti gli effetti, dal momento che le due squadre hanno gli stessi punti dopo 14 partite giocate e la zona retrocessione è ormai a un passo. La Roma ha perso sei delle ultime sette partite di Serie A. Per risalire serve lo sforzo di tutti e mai come in questo momento quello del suo capitano. Introverso, silenzioso, atipico, ma certamente romanista.

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