Inter, Dum-fires! Attore sì, ma protagonista

Si chiama Denzel. Sarà un caso? È lui, l’attore protagonista della prima tappa di Supercoppa dell’Inter. I genitori scelsero di chiamarlo così in onore del grande attore di Hollywood Denzel Washington, vincitore di due premi Oscar: uno nel 2002 come miglior attore protagonista per “Training Day” e uno nel 1990 come miglior attore non protagonista per il film “Glory – Uomini di gloria”. E allora, gloria sia. Nella notte in cui Lautaro lavora tantissimo, ma non riesce a segnare, nonostante i compagni ci provino e ci riprovino a metterlo da solo davanti alla porta. Ma prima c’è un super-Carnesecchi, poi qualche imprecisione di troppo, e alla fine arriva anche la stanchezza. Comprensibile, dato l’immenso impegno profuso in campo. Alzi la mano un solo allenatore che non vorrebbe averlo dalla propria parte, un giocatore così. Introvabile. Inzaghi lo ha detto spesso: il nostro capitano non sarà mai un problema, casomai una soluzione. Magari negli ultimi tempi non troppo sul tabellino, ma in campo, lo è sempre. È il gruppo la chiave di quest’Inter anche a Riyad: un gruppo instancabile e affamato, complementare e deciso a lottare per tutti gli obiettivi. Senza tralasciare nulla. Nessuna squadra in Europa ha segnato così tanti gol con i difensori come l’Inter: 14 in totale. È il modo di giocare che coinvolge tutti a ogni latitudine, e prevede corse e inserimenti, spesso a memoria. Nel raddoppio di Dumfries c’è tutta l’Inter di Simone Inzaghi: il – a volte troppo criticato – difensore Bisseck, che recupera palla su Lookman dentro l’area interista, Chalanoglu per Barella che triangola con Mkhitaryan e a un tocco apre per Dimarco che sventaglia alla sua maniera e – complice il velo di Taremi – serve Dumfries. Pochissimi tocchi, un capovolgimento martellante, figlio di un’intesa perfetta. Poi per battere quest’Atalanta che Gasperini rivoluziona alla ricerca della chiave giusta per rompere il sortilegio che lo vede sempre sconfitto da Inzaghi, ci vuole anche la fortuna, che arriva sotto forma di quei pochi centimetri che annullano il tentativo di rimonta dell’Atalanta, rimasta in partita fino a quel momento, nonostante le tante occasioni avute dall’Inter per chiudere la partita. Ma era la serata a sorpresa di Denzel, che sul piatto mette tutto: corsa, carattere, un gol in rovesciata alla Djorkaeff, uno di precisione e sostanza sotto l’incrocio e un ‘quasi’ rigore non fischiato da Chiffi, ma discutibile. La trasformazione in Maicon, ai tifosi interisti, sarà parsa quasi totale. D’altronde, le somiglianze non si notano solo in campo: anche il Colosso nerazzurro aveva colpi da Oscar, e genitori appassionati di grande cinema. Sul suo passaporto brasiliano il nome è scritto a grandi lettere: Maicon Douglas, per l’appunto. Insomma, che la fascia interista, sia dominio di estrosi protagonisti del maxischermo, ormai ad Appiano è quasi matematica certezza. Denzel e Maicon, due Oscar a testa, ma per Douglas un triplete in più. Almeno per adesso. Intanto Dum-fires illumina la notte di Riyad e si porta via il pass per la finale, giusto in tempo per sottolineare che il sostanzioso rinnovo appena firmato fino al 2028 nient’altro è che un’altra grande operazione del rinomato team Ausilio-Marotta. Era sembrato ai margini del progetto Inter a un certo punto della storia. Ora che è tornato, punta dritto al suo ruolo preferito: attore sì, ma protagonista.

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