Il sorriso di Kean oggi, quello dell'Italia domani

Quando Cristiano Giuntoli, nella pancia dello stadio Sinigaglia di Como, intervistato da Sky, ha detto di non aver rimpianti per la cessione di Moise Kean alla Fiorentina, nessuno gli ha creduto. Del resto il dirigente della Juve non poteva dire altro. Nella sua posizione sarebbe stato impossibile dire qualcosa di diverso. Nel momento in cui la Juve ha deciso di liberarsi di Kean nell'estate del 2024, l’attaccante era reduce da una stagione da incubo con 19 presenze, 650 minuti giocatori e zero gol in campionato. Prima della maglia della 'Viola', l'annata di spicco della carriera di Kean era stata quella in prestito al Paris Saint Germain, nel 2020/21, con 13 gol in Ligue 1 e 17 complessivi in tutte le competizioni. Non sufficienti per il club parigino per esercitare il diritto di riscatto. All’Everton, che lo aveva preso per 27.5 nella stagione precedente, le cose non erano andate benissimo: 39 partite e 4 gol, di cui appena 2 in Premier League. La Juve lo aveva riportato a Torino dopo solo due anni, nell’estate 2021, in prestito biennale a 7 milioni con diritto di riscatto a 30 nel 2023, poi esercitato. A posteriori, una gestione disatrosa del giocatore da parte dei bianconeri, soprattutto sotto l’aspetto economico. Ma il calcio non è una scienza esatta e dopo il flop del 2023/2024 perdere fiducia nel giocatore era comprensibile. Parole dello stesso Kean, che ha raccontato di come l'estate scorsa non ci sia fosse la ressa per strapparlo alla Juve. Ci ha creduto soltanto la Fiorentina, che ha piazzato il colpo con il rapporto qualità-prezzo migliore di tutto il mercato: 13 milioni per il cartellino, più 5 di bonus. E una clausola rescissoria da 52 milioni per il giocatore. Al di là dell’aspetto economico, Kean si sta rivelando per la 'Viola' un affare straordinario sopratutto dal punto di vista tecnico. Ha già segnato 15 gol in campionato, più 4 nelle coppe, in 28 apparizioni stagionali. Numeri che spingono la Fiorentina verso traguardi di classifica inimmaginabili a inizio stagione. Moise è un attaccante completo: bravo come pochi quando attacca la profondità, pronto a sacrificarsi per i trequartisti giocando spalle alla porta. Un giocatore poderoso in un momento atletico e psicologico mai vissuto prima, capace di grandi gesti tecnici come il recente gol al Genoa, un autentico colpo di genio. Palladino se lo coccola, consapevole del potenziale ancora in parte inesplorato del giocatore. A nemmeno 25 anni non potrebbe essere altrimenti. Contro l’Inter lo ha osservato con ammirazione anche Luciano Spalletti, il Ct che qualche mese fa temeva di essere in emergenza in attacco e ora si gode la furia di Kean e Retegui. Spalletti è stato chiaro: i due possono giocare insieme, soprattutto se il sistema di gioco della nazionale dovesse essere il 3-5-2. Perché Kean è anche un attaccante estremamente duttile: si sta esaltando nel ruolo di prima punta ma al PSG fece un’ottima stagione da attaccante di sinistra in un tridente con Mbappé e Di Maria. Per caratteristiche potrebbe fare senza problemi anche la seconda punta in maglia azzurra. È chiaro che alla Juve sarebbe servito molto. Per caratteristiche si sarebbe integrato benissimo con Kolo Muani. Ora è molto facile fare ironia sull’operazione di mercato della Juve, ma in estate nessuno aveva sollevato dubbi o perplessità al momento della cessione alla Fiorentina. Forse, un diritto di 'recompra' sarebbe stato opportuno. Con il senno del poi è semplice dirlo adesso. Buon per Palladino e per il club, che ha piazzato un grande colpo e ora sogna un posto in Champions League. Da contendere, perché no, anche alla Juventus.

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Maurizio Compagnoni