La crescita di Milinkovic-Savic non è casuale: rigori e non solo, cosa è successo

Per capire bene il senso di questo articolo, la prima cosa da fare è guardare il video qui in alto di Luca Marchegiani al Club: spiega, da osservatore esperto, cosa abbia cambiato Vanja Milinkovic-Savic nel suo modo di interpretare il ruolo di portiere. E di come ne abbia giovato il Torino. Si parla di rigori , ma anche di posizionamento in porta e nell’area piccola. Tutti elementi diventati oggi punti di forza. Prima, invece, erano difetti anche macroscopici che hanno accompagnato il percorso in Italia del fratello minore di Sergej tra errori, fischi, prestiti più o meno punitivi e ‘ultimi appelli’ che sono diventati ‘penultimi’. Per capirlo meglio, c’è da fare un enorme passo indietro, a quando era arrivato nel 2017 a soli 20 anni. Quando Urbano Cairo, nel presentarlo come acquisto di prospettiva, parlò di lui come di un ‘Donnarumma serbo’. Non l’avesse mai fatto. Primo impatto La memoria storica dei tifosi granata è infatti lunghissima, e si ricorda bene cosa accadde dopo quella frase: ironia. Tantissima ironia. Pure il suo acquisto fu un po' particolare: al di là della cifra irrisoria, 1,5 milioni di euro, si presentò a Torino nel mese di marzo, per essere poi ufficializzato ad aprile. Si trattava dell'ennesima scommessa dell’allora direttore sportivo granata, Gianluca Petrachi, che lo prelevò dal Manchester United: era in prestito al Lechia Danzica, ma siccome in Polonia non giocava, si era deciso di anticipare il suo arrivo. Con lui, si presentò anche Lyanco, difensore brasiliano che venne pagato molto di più ma che, alla luce dei fatti, ha reso molto di meno . L’allenatore di quel Toro era Mihajlovic, che dopo i primi mesi primaverili decise di tenere il giocatore quell’estate per fare il vice di Sirigu. Spazio nel campionato 2017/18? Pochissimo, ma la stagione ebbe in generale una brutta piega e portò pure all’esonero di Sinisa, per lasciare il posto a Mazzarri. Quell’anno per Milinkovic fu di certo formativo, ma non gli permise di mettersi particolarmente in mostra, salvo una punizione incredibile battuta da lui in Torino-Carpi di Coppa Italia che si stampò sulla traversa. Morale: un giocatore con dei piedi pazzeschi , ma ancora acerbo. Tanto acerbo, troppo acerbo. Questione proprio di atteggiamento. Mazzarri preferì lasciarlo partire in prestito l’anno successivo: andò prima alla Spal perché piaceva molto all’ex ds dei ferraresi , quindi a gennaio all’Ascoli. In entrambi i casi non fece benissimo. L’anno successivo venne prestato allo Standard Liegi, dove come compagno si ritrovò l’ex granata François Gillet: era il portiere più esperto, Gillet, e quasi lavorava da membro aggregato dello staff. A Vanja spiegò come si sarebbe dovuto comportare, ma le sue parole ebbero poco seguito, e non riuscirono a fare breccia. Siamo arrivati alla stagione 2020/2021, quando le cose cominciano a cambiare proprio nel momento in cui sembrava essere arrivato l’aut aut: o dentro, o fuori. Quell’anno è di nuovo il vice di Sirigu, ha qualche occasione all’interno di una stagione tremenda per i granata: a Marco Giampaolo subentra Davide Nicola, che ottiene una salvezza risicatissima. Qui Cairo interviene e decide, proprio con Vagnati, di assumere Ivan Juric. Che spariglia le carte: “Milinkovic è il titolare: ha i piedi perfetti per il gioco che ho in mente. Le parate? Arriveranno…” ha detto bene o male l’allenatore alla società. Fiducia inaspettata, ma quasi mai mutata salvo la fine proprio del primo anno di Juric, quando giocò di più Berisha. A quella parte finale seguì un lungo confronto che riportò Milinkovic titolare la stagione successiva: furono più bassi che alti, ma il divario tra errori e cose positive diminuì. E si assottigliò ancora di più l’anno successivo. Cioè lo scorso. Lì le cose sono cambiate davvero, a partire da un feeling diverso con il nuovo preparatore dei portieri che cominciò a proporre a Vanja un lavoro diverso, più incentrato sulla palestra e la reattività. Cosa è successo Quest’estate, con l’arrivo di Vanoli, le cose sono proseguite ancora con degli ulteriori accorgimenti: al posto di Cataldi è arrivato Marco Zuccher che ha strutturato una tabella di lavoro sulla falsariga di quella precedente, salvo alcuni dettagli. Si tratta di allenamenti extra al Filadelfia in campo e in palestra, con una serie di ripetute di squat che hanno potenziato la reattività tra i pali . A questo, si è aggiunta una pratica comportamentale nuova all’interno dell’area piccola, con uscite meno avventate ma più sicure, che hanno portato a un considerevole aumento di parate. A supporto di questo lavoro arrivano le statistiche rilevate da Opta. Milinkovic-Savic è il miglior pararigori dei top 5 campionati europei. Nella storia della Serie A, solo Handanovic nell’Udinese ha fatto meglio e solo Lamanna ha una percentuale più alta di rigori parati: stagione 2005/2006, 3 su 3, quindi il 100%, contro l’80% di Vanja. Di più: parliamo del portiere con il più alto numero di parate effettuate in questa Serie A , che hanno portato a raggiungere già 7 clean sheet . “Sottovalutato” Una crescita impressionante nei dati, nel rendimento e anche nella testa. Segno che quella maturità che tutti si aspettavano da anni, alla fine è emersa. Ora è leader e ci sono due elementi che lo dimostrano. Il primo, è questa foto, che lo vede stretto a Maripan : il cileno, giocatore esperto, ringrazia il suo portiere che lo fa sentire al sicuro. L’altro, è in riferimento alla foto che vedete qui sotto: Vanoli che dopo la gara contro il Milan insegue il giocatore per abbracciarlo e ringraziarlo. Sa che buona parte della vittoria contro i rossoneri è arrivata per merito suo e in conferenza stampa l’ha anche sottolineato: “Ha capito quanto può essere determinante, ma ogni tanto glielo devo ricordare” ha dichiarato. “Penso che sia ancora molto sottovalutato”. La verità è un’altra: all’ironia di Milinkovic-Savic come ‘Donnarumma serbo’ si è sostituita la convinzione che, in effetti, le stimmate del ‘Donnarumma serbo’ questo Vanja le abbia davvero. E ora è a un bivio: diventare sempre più determinante nel Toro o trasformarsi in un’enorme plusvalenza per il prossimo calciomercato. In ogni caso, un problema felice per il Torino, che dimostra come la pazienza nel calcio possa davvero essere ripagata. Anche quando nessuno ci scommette più.

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