'Come eravamo': così Baroni si è preso la Lazio

Il rischio che si corre in storie come queste è poi quello di dimenticare il più classico dei ‘Come eravamo’. Del film diretto da Sydney Pollack nel 1973, magistralmente interpretato dalla coppia Barbra Streisand e Robert Redford, sarà meglio però prendere in prestito soltanto il titolo e non tutta la trama. Già, perché di quella storia d’amore in sceneggiatura erano descritti dettagliatamente e fin dall’inizio gli alti e i bassi, alternati quasi democraticamente. Nel nostro caso, invece, la passione tra una tifoseria e i propri calciatori e ancora di più nei confronti di un nuovo allenatore, se si esclude quel malumore iniziale, ha avuto un crescendo che possiamo azzardare a definire rossiniano. Il merito è stato tutto dei giocatori e dell’allenatore della Lazio Marco Baroni. Il ‘come eravamo’ si riferisce allo scetticismo, per certi versi inevitabile, che accompagnò nei mesi estivi la restaurazione biancoceleste. Il coraggio di salutare contemporaneamente Felipe Anderson, Luis Alberto, ma soprattutto Ciro Immobile, dopo che, un anno prima, era partito anche Milinkovic-Savic. Un cambio radicale, abbassando il monte ingaggi e scommettendo su alcuni giocatori che, pur retrocedendo pochi mesi prima a Salerno , avevano mostrato di avere le qualità giuste per il grande salto. Così come Noslin, salvo aritmeticamente solo il 20 maggio dello scorso anno con il Verona guidato proprio da Baroni. E poi ancora, Nuno Tavares, Dele Bashiru e Rovella promosso titolare. Per molti tifosi non era abbastanza, così come non era, a loro dire, all’altezza della Lazio il curriculum del nuovo allenatore. A metà giugno un corteo di sostenitori biancocelesti partì dallo Stadio Flaminio per raggiungere a piedi Ponte Milvio con l’obiettivo di manifestare il proprio dissenso per le scelte del Presidente Lotito. Uno scenario impensabile se si analizzano gli ultimi otto mesi. La Lazio di Marco Baroni ha sorpreso tutti, specialmente i propri tifosi. Dopo 26 giornate sono arrivati 47 punti, quinto posto a -2 dalla Juventus, terzo miglior attacco dopo Inter e Atalanta, un calcio divertente, esaltato da una strategia coraggiosa, ma supportata quasi sempre dal giusto equilibrio. Per non parlare del viaggio entusiasmante vissuto finora in Europa League. Guai a fare marcia indietro o a mettere in discussione questo progetto, anche se da poco uno degli obiettivi stagionali è tramontato. Ha vinto l’Inter a San Siro nei quarti di finale di Coppa Italia. Ha vinto senza brillare, nonostante la prodezza luccicante di Arnautovic, arrivata alla fine di un primo tempo in cui proprio la Lazio avrebbe meritato il vantaggio. È vero, la capolista ha scelto di giocare senza Thuram e Lautaro davanti, preservandoli in vista di Napoli, mentre Baroni se avesse avuto a disposizione Castellanos lo avrebbe schierato eccome dall’inizio. L’attaccante argentino salterà anche le prossime cinque partite e di conseguenza il secondo viaggio a Milano dei biancocelesti in questa settimana. Dopo Simone Inzaghi, ecco un altro grande ex come Sergio Conceiçao che, per la terza volta da allenatore, affronterà la Lazio. A fine febbraio del 2022, alla guida del Porto, eliminò la squadra di Sarri dal playoff di Europa League vincendo 2-1 al Do Dragao e pareggiando 2-2 nel ritorno all’Olimpico. L’accoglienza fu da brividi, da parte della Curva Nord, quella sera. Forse anche per questo, lo scorso anno, sempre nel mese di San Valentino, al termine della sfida tra Porto e Arsenal per gli ottavi di Champions League, Sergio Conceiçao, ospite nello studio di Sky Sport aveva voluto dedicare un pensiero alla squadra biancoceleste: “L'Italia è un Paese che adoro. Non mi sto offrendo per venire a lavorare in Italia, ma fatemi dire solo una cosa: Forza Lazio”. Un atto d’amore che scatenò l’irrefrenabile fantasia dei tifosi biancocelesti. Con la gestione Sarri al capolinea, non a caso le dimissioni giunsero due settimane più tardi, il nome di Sergio Conceiçao per la stagione successiva sembrava in testa alla classifica del gradimento dei sostenitori laziali. Il 4 giugno il portoghese rescinde il suo accordo col Porto, per qualcuno un’occasione da cogliere al volo dopo il divorzio anche da Igor Tudor. E invece, appena 7 giorni dopo, ecco l’annuncio della Lazio. Marco Baroni nuovo allenatore. ‘Come eravamo’, è proprio il caso di dirlo.

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