Italiano 'western', Lucca il duro e i problemi del Milan: il Breviario di lunedì 3 marzo

ITALIANO SPAGHETTI Vincenzo Italiano è l’allenatore più vicino agli spaghetti western che io conosca. A parte una clamorosa somiglianza con l’attore icona di Sergio Leone, Eli Wallach, ciò che lo rende perfetto per quel genere cinematografico è la sua naturale predisposizione al duello. Italiano porta le sue squadre sempre all’attacco, esaltandosi nell’uno contro uno fino al limite dell’incoscienza, quello stesso confine che caratterizza qualsiasi sfida con la pistola presente nei film del grande Leone. Vi è, negli occhi di Italiano, la stessa fiamma di follia che si nota negli occhi di Tuco Ramirez, uno dei protagonisti de 'Il buono, il brutto e il cattivo'. Nel triello finale, Eli Wallach, il Tuco appunto, assiste alla morte di Lee Van Clif, detto Sentenza, e sopravvive alla vendetta di Clint Eastwood, Il Biondo, che lo salva dall’impiccagione. Mentre Clint si allontana, Tuco, non contento di essere stato risparmiato dal nemico, gli grida di tutto, perfino “figlio di …”. Insomma, incosciente fino in fondo. Proprio come il suo simile, Vincenzo Italiano. IL PIU’ DURO DELLA COMPA Nel vedere Lorenzo Lucca, in Udinese-Parma, avvicinarsi minaccioso al dischetto mi sono spaventato. Pensavo ce l’avesse ancora con il compagno Thauvin, già pronto con il pallone in mano. Invece, il centravanti giraffone nel giro azzurro, con l’ossessione della durezza, stava semplicemente difendendo il francese da certi mezzi antipatici, capaci di farti perdere la concentrazione prima del tiro. Lucca è un tipo tutto particolare, sembra giocare a calcio per sbaglio, destinato ad altri sport più adatti al suo fisico. Alterna movimenti da ballerino ad altri meno aggraziati, e pare sempre sul punto di non arrivare. Invece arriva spesso, di testa e di piede, segnando gol a volte belli, a volte soltanto utili. Muovendosi in quel modo, tra un dondolio e una testata, sovente disorienta, amici ed avversari. Così, fedele alla sua stramberia, si è fatto largo tra la folla sul dischetto e a spinto gli intrusi fuori dal locale. L’allenatore Runjaic pare l’abbia gradito, anche se resta una domanda: perché con il rigore, Lucca lo stravagante, vuole per forza mostrarsi come il più duro di tutta la sua compagnia? COME CRICETI SULLA RUOTA Il Milan precipita in mezzo alla contestazione della gente. I tifosi non si riconoscono più in una società che non li rappresenta. Giusto o sbagliato che sia, non si capisce l’ideona di scendere in campo con una maglia come quella indossata a San Siro contro la Lazio. Ci sono momenti in cui il colore rappresenta l’anima, l’appartenenza a un club. Ieri era l’occasione giusta per mostrare con orgoglio quel colore, offrendo una prestazione all’altezza della storia. Così non è stato, dal momento che il Milan è sceso in campo senza coraggio e quasi senza forze. Conceicao ha detto che le scarpe dei giocatori scottano, immagine che in teoria non dovrebbe dispiacere, visto che sarebbe peggio avere il piede freddo, insensibile al controllo. Eppure tutto gira storto, mentre lontano, l’ex allenatore rossonero scambiato per pappamolla, Fonseca, ha quasi preso a testate un arbitro, giusto per chiarire il reale contorno del suo caratterino. Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare, diceva qualcuno, scuotendo la testa. Ma al Milan non sanno più come ricominciare, fermi e piangenti, con le dita scottate nelle scarpe bollenti, indossando divise da circo, girando a vuoto sulla ruota come criceti.

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