Oggi siamo con Davide e il suo sorriso

“Oggi siamo con Davide”. Suona come una frase, ma nasconde una combinazione di parole che spalanca una cassaforte, quella in cui da sette anni conserviamo emozioni troppo forti perché circolino liberamente ogni giorno: bisogna proteggerle, ma allo stesso tempo, proteggere chi ancora è troppo vulnerabile per non farsi travolgere. Ma questo è il giorno in cui mettere i guanti del coraggio, riprendere i ricordi in mano e riscoprire quanto siano preziosi: è il giorno in cui aprirla quella cassaforte e sentirsi ricchi dentro. “Oggi siamo con Davide” è la frase che tanti amici di Astori hanno consegnato alla rete perché il messaggio arrivi semplice e chiaro: non solo Davide c’è, ma riesce sempre a unire tutti. Se è vero che ognuno ha il proprio talento, questo forse è sempre stato il suo: mettere insieme persone apparentemente lontane, creare ponti, a volte persino legami e renderli autentici. Talmente spiccata questa qualità da trasformarlo inevitabilmente in capitano, e dal 4 marzo 2018, nel Capitano. E allora, visto che oggi siamo con Davide, vogliamo aggiornarlo un po’, raccontargli ad esempio che la sua Fiorentina è una squadra europea, proprio come sognava lui. L’ha persino sfiorata una coppa, per ben due volte, ma può star certo che ci riproverà ancora. Tormentata lo è sempre, agitata da un fuoco che a volte scalda e altre brucia, ma è il suo bello e questo lui lo sa. Oggi che siamo con Davide vogliamo dirgli anche che Firenze ha avuto paura che capitasse ancora, a un suo giovane calciatore, di essere tradito dal proprio cuore. Quel ragazzo si chiama Edoardo e prima di essere un giocatore della Viola era alla Roma, proprio come lui. Da poco ha ringraziato pubblicamente i soccorsi tempestivi ricevuti sul campo subito dopo il malore: “Sono stato fortunato. Mi sono trovato nel posto giusto”. E se il Franchi è un po’ più giusto forse è anche merito di Davide. Già che ci siamo, gli diamo una notizia che gli farà piacere: anche attraverso il suo nome, il Centro Cardiologico Monzino sta portando avanti la ricerca per trovare una cura contro la Cardiomiopatia aritmogena, la malattia che non sapeva di avere, e quella ricerca sta facendo grandi passi avanti: magari fra un anno saremo di nuovo qui ad aggiornarlo su un farmaco capace di salvare tante vite. Che dire, ancora? La Nazionale, in cui lui ha giocato molte volte, non è più andata al Mondiale da quello in Brasile che Davide avrebbe voluto, potuto e forse dovuto giocare, ma stavolta c’è un toscano a provarci e un vecchio amico come Buffon a prendere per mano i ragazzi. Stavolta sembra diverso, forse perché abbiamo trovato chi segna un mucchio di gol: uno gioca a Bergamo, non lontano dalla prima casa di Davide, l’altro gioca a Firenze, non lontano dall’ultima casa di Davide. Attaccanti, di quelli che lui oggi fermerebbe con un po’ di mestiere e astuzia, perché sono tempi duri per chi fa il difensore. Meglio avvertirlo subito, anche se Davide le polemiche le spegnerebbe in un attimo con una parola, una buona parola che non gli mancava mai. Questo per quanto riguarda il calcio. Sul resto meglio sorvolare, il mondo va a rotoli e forse per questo c’è chi pensa che sia una palla con cui giocare. Della serietà, della gentilezza, della lealtà di Davide poche tracce. Oggi che siamo tutti con Davide però gli diciamo un’ultima cosa: spesso la mattina, vicino a una scuola, incrociamo la parte più bella di lui, ed è davvero bella, anzi splendida. Ci sono frasi che, come combinazioni, aprono la cassaforte delle emozioni, ma di fronte a certi sorrisi non servono: certi sorrisi sono fatti per scassinarle. Uno di questi Davide ce lo ha lasciato prima di andare via, quello sì che va custodito con cura.

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