La vittoria epocale di una Dea da scudetto: cosa può cambiare dopo il 4-0 alla Juventus

Una vittoria E-PO-CA-LE! Di quelle da raccontare ai nipotini davanti al camino. L’album dei ricordi di De Roon e compagni è una collana di perle, infilate una dopo l’altra in questi anni ruggenti con la maglia dell’Atalanta. Il 4-0 inflitto alla Juventus occupa da oggi uno dei primissimi posti nella hit parade nerazzurra. Gonfieranno il petto e si commuoveranno, forse, ripensando a quel giorno di tanti anni prima in cui travolsero la Juve, zittirono lo Stadium prima di svuotarlo, giocando da… Dea. Una roba mai vista prima. Di belle partite in casa della Juve l’Atalanta ne aveva giocate diverse nelle ultime stagioni , ma una superiorità cosi schiacciante era impossibile da prevedere contro l’avversaria più lanciata del momento, che sognava l’aggancio al terzo posto e lo scudetto - ambizione legittima arrivando da cinque successi di fila - e invece è inciampata in una notte da incubo, una delle più umilianti della sua storia. La vittoria della Dea, soprattutto il modo in cui è stata ottenuta, suona adesso come un avvertimento all’Inter, che domenica prossima farà visita al Gewiss. Più sfida scudetto di così non si può. È vero, l’Inter di Inzaghi ha per Gasperini lo stesso effetto della kryptonite per Superman: contro i nerazzurri milanesi l’Atalanta ha rimediato 7 sconfitte consecutive, 10 gol incassati negli ultimi tre incroci, inclusa la semifinale di Supercoppa a inizio gennaio. Ma i tabù prima o poi sono destinati a essere infranti così come i record a essere battuti. E questo sembra il momento più propizio per riuscirci. ‘Ora o mai più’ è il mantra che risuona nei corridoi di Zingonia, dove giorno dopo giorno lievita la convinzione che l’Atalanta possa davvero vincere lo scudetto. Ha 11 punti in più rispetto a un anno fa ; allora dopo 28 giornate era sesta, adesso terza. Ha il capocannoniere del campionato, avviato a vincere la classifica dei bomber. E il portiere più forte della serie A. Nel mezzo, una squadra che se gioca a ritmo di rock non ce n’è per nessuno. Quando a inizio stagione veniva interpellato sulle ambizioni da scudetto della sua squadra, Gasperini rispondeva: “Aspettiamo di vedere dove saremo a dieci giornate dalla fine, solo allora potremo parlare di scudetto”. Ecco: a dieci partite dal traguardo, l’Atalanta è a 3 punti dall’Inter e a 2 dal Napoli. Chissà quanti rimpianti rimbalzano in queste ore nella testa dei tifosi bergamaschi, ripensando ai punti lasciati per strada nelle ultime tre partite casalinghe contro Torino, Cagliari e Venezia. Bastava vincerne due per essere in testa da soli. Ma, nonostante tutto, la vetta è a un passo, a uno schiocco di dita. L’Atalanta ammirata a Torino si è scrollata di dosso definitivamente la delusione per l’uscita dalle coppe e, soprattutto, sembra essere matura per l’assalto finale. Come dicevamo all’indomani dell’eliminazione col Bruges: se la squadra, potendosi allenare tutta la settimana, rifiorisce fisicamente, sono guai per tutti. Lo dimostra l’ardore con cui attaccava anche sul 4-0. Lo confermano i cinque clean sheet consecutivi. Il miglior viatico per affrontare tutte le prime della classe da qui al 20 aprile. Dopo l’Inter, ci saranno Fiorentina, Lazio, Bologna e Milan. Se in trasferta l’Atalanta viaggia con il turbo, non perde da agosto e nelle ultime tre ha segnato col pallottoliere resta ora da abbattere un altro tabù, quello del Gewiss. La ‘casa dolce casa’ che i risultati recenti hanno reso un po’ più amara. Dopo quasi tre mesi di digiuno - non vince dal 22 dicembre - è arrivato il momento di riassaporare il gusto, dolcissimo, della vittoria.

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Massimiliano Nebuloni