Italrugby, c'è poco da essere contenti: i motivi della sconfitta contro l'Inghilterra

Differenza C’è e si vede. Nel punteggio, 23 punti di scarto, nei momenti decisivi della partita, nella capacità di sfruttare le occasioni, e, soprattutto, nella continuità. L’Italia va a strappi, momenti buoni ed errori, e anche nel giudizio complessivo - partita negativa o partita tutto sommato da non buttare - si fatica a pendere da una parte o dall’altra. Senza indugiare troppo nel cercare tra i precedenti qualcosa che somigli, non è la peggiore o per punti subiti , è lontana dalle migliori sconfitte, che restano sempre sconfitte, come quella di un anno fa all’Olimpico di Roma 24-27. Le sensazioni sono contrastanti, certo c’è poco da essere contenti. Cose buone Il primo tempo, chiuso sul 21-17, con 4 punti da recuperare, e 2 mete segnate, molto belle, al 14’ con Capuozzo e al 32’ con Vintcent. Buona conquista, non male nei punti di incontro, difesa decisa, carattere e molti dubbi sulla faccia degli inglesi, convinti di risolvere la faccenda rapidamente con tanto di bonus offensivo e pure di poter uscire dal loro gioco di sostanza . Vintcent alla prima da titolare, numero 8, gioca alla grande, placca, porta palloni, ha gambe da trequarti. Il sudafricano di nascita e scuola rugbistica, con origini siciliane da parte di madre, è pure bravo all’Università a Exeter… Come è noto ha anche consegnato le pizze per Domino’s da studente, giusto per mantenersi, prima di essere scelto dai Chiefs di Exeter, visto e prelevato dal rugby universitario. Aggiungete i soliti Menoncello e Brex, la ruvidità di Nicotera, uno Ioane in buona giornata ed ecco il risultato col match in equilibrio. Blackout Nel secondo tempo il buio per 10 minuti scarsi. Tra il 44’ e il 53’ l’Italia subisce 3 mete, tutte trasformate, un break da 21-0 che chiude la partita. Come si spiega? Manca la stessa intensità, la difesa non è più così decisa e precisa, errori individuali e collettivi, se giochi all’80 % vieni travolto. L’intensità dell’Inghilterra è della squadra che va alla stessa velocità, che non lascia le occasioni, quando entra nei 22 ritira la 'cedola' in punti. Gli azzurri non si possono permettere di non sfruttare le poche possibilità… la conquista non è più la stessa, il gioco al piede latita, i placcaggi non sono dominanti, e in attacco le touche vanno vinte, aggiungiamo pure che quando si decide di utilizzare un calcio di punizione per sfruttare la rimessa laterale non bisogna accontentarsi di una 'corta e sicura'. La panchina non fa la differenza. Da salvare l’atteggiamento al 72’, con partita praticamente 'andata', e Menoncello che, dopo aver schiacciato in meta, non festeggia, come i suoi compagni, per riprendere il gioco il più rapidamente possibile. Con una possibile quarta meta per il punto di bonus. Irlanda Tra sei giorni a Roma ci sarà l’Irlanda, un po’ a pezzi dopo essere stata travolta in casa dalla Francia, ma pur sempre l’Irlanda, che ha vinto le ultime due edizioni del torneo, seconda al mondo nel ranking, e ancora in corsa per il successo finale. Aggiungiamo che sarà anche il weekend di San Patrizio, più che patrono del Paese. L’occasione giusta per capire quale Italia sia quella del 2025. Un anno fa il miglior Sei Nazioni di sempre, due vittorie e un pareggio, adesso persino il rischio di finire ultimi. Abbiamo evitato il whitewash, tutte sconfitte, ma, per il mondo anglosassone, non, ancora, il cucchiaio di legno che spetterebbe a chi finisce in fondo alla classifica. Facciamo finta di non saperlo ma soprattutto facciamo in modo che non ci si debba nemmeno pensare. Quesada ha bisogno di intensità a getto continuo, di meno errori, e di prendere qualche decisione su quale squadra mettere in campo. E, tanto per fare un nome, Vintcent merita una citazione, ha sicuramente superato un altro esame, dopo quello, a pieni voti, all’Università di Exeter in 'Economic analysis and pandemics'!

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Francesco Pierantozzi