L'Inter e il dazio Champions League

C’è una piccola grande tariffa, forse incalcolabile percentualmente, ma che prima o poi si fa sentire… e si chiama Champions. Il dazio d’Europa che costa punti nazionali e piccoli pit-stop per quanto fastidiosi, congenitamente impossibili da evitare. E allora non stupisca che l’Inter, all’intervallo della sfida contro il Parma, si sia accomodata - più o meno inconsciamente – sui sedili del boeing che lunedì pomeriggio la trasferirà a Monaco, rientrando in campo scarica e colpevolmente convinta di aver chiuso la pratica. Cullata dalle super parate di Sommer e dal gol di Darmian… ma soprattutto da quello rocambolesco di Thuram, che meriterebbe un capitolo a parte, anche solo per la reazione attonita di papà Lilian in tribuna e dello stesso Marcus in campo, che quasi rifiutava con sdegno l’immagine della palla entrata in rete. Il Tikus d’altronde è nato a Parma e quindi non soggetto a dazi di importazione! Insomma, l’ha messa in porta a costo zero, quando il liscio sembrava degno di un’occasione persa. Tutto questo per dire che i segnali di buona sorte sono parsi sin da subito evidenti, anche allo sguardo di Inzaghi, seduto in tribuna a scontare la squalifica e calcolare al millimetro le mosse da fare. Inutile negarlo, con la testa – e il bilancino - alla sfida di martedì. Ma la rimonta del Parma ha accartocciato i piani e collaudato il crollo. Altro che Wall Street e borse a picco, sono bastati i primi gol in Serie A di Bernabé e Ondrejka, oltre che i cambi provvidenziali di Chivu. E quando l’Inter – seppur in ritardo – ha riaperto gli occhi il pareggio era già cosa fatta, ma soprattutto erano fatti i cambi. Fuori Dimarco, Lautaro, Bastoni e Chalanoglu, poche idee e un Parma indiavolato hanno impacchettato il patatrac. Tanto che alla fine in casa Inter il pari è parso quasi il male minore. Anche se andarlo a spiegare a Lautaro, visibilmente contrariato dalla sostituzione, e ad alcuni compagni in panchina come Bastoni e Dimarco con le mani tra i capelli e gli sguardi assenti, è sembrata impresa impossibile. Nessuno come loro conosce l’importanza di ogni singolo punto lasciato sul campo in una corsa spietata come questa. “È una questione di energie, mentali e fisiche” dice Farris, confermando di fatto che certi impegni all’orizzonte pesano, eccome. Senza dimenticare l’ennesima partita settimanale giocata mercoledì contro il Milan, in quello che tempo fa Bastoni ribattezzò appropriatamente un “calendario folle”. L’Inter in campionato continua a mantenere un piccolo margine, aspettando Bologna-Napoli di lunedì sera. Se anche la squadra di Conte vincesse al Dall’Ara, Inzaghi si presenterebbe all’Allianz Arena da primo in classifica. Una cosa non da poco considerando che in giro per l’Europa le grandi faticano a racimolare punti prima e dopo gli impegni europei. Vittime illustri in questo weekend non solo l’Inter, ma anche Arsenal, Real Madrid e Barcellona, tutte senza vittoria. Insomma, le tabelle, che siano dazi o proiezioni di classifica, sono importanti per carità, ma a volte i conti non tornano e trovare mediazioni o compromessi non è così facile come sembra. Simone Inzaghi può consolarsi, nel sabato del suo 49esimo compleanno, con la maledizione abbattutasi sul Bayern Monaco, in emergenza totale ormai in tutti i reparti. Indisponibili Neuer, Upamecano e Ito, Pavlovic, Coman e Musiala. Goretzka ancora in dubbio e Kane tenuto precauzionalmente a riposo fino a martedì, dopo i pestoni presi nella gara contro l’Augsburg. Insomma, i tedeschi, nonostante i grandi investimenti , per ora hanno le armi spuntate. Anche se i conti si faranno solo alla fine, contro il Bayern il sapore sarà quello di una finale. Non certo quella targata 2010 con Van Gaal che saluta Mourinho, altri tempi quelli… con in campo Milito contro Demichelis, Eto’o e Sneijder contro Robben e Van Bommel, e – guarda un po’ – anche Christian Chivu, “tripletista dal cuore di pietra”, contro cui l’Inter paga dazio, dopo averlo fatto anche contro la Juve di Thiago Motta, nello spettacolare 4-4 di San Siro… un altro pareggio nel secondo tempo con simili modalità di rimonta, dopo essere passata in vantaggio di 2 gol. Chiamatela pure “tassa occulta del triplete”, o “dazio Champions”. Il passato che torna a presentare il conto. E a proposito: martedì c’è il Bayern Monaco…

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Eleonora Serra