Le incertezze del Milan, la nuova Juve e il tennis italiano che vince: il breviario

FURLANISMI Salutiamo l’amministratore delegato del Milan, Giorgio Furlani - Non mi chiamo così - Cioè come si chiama? - Non me lo ricordo - Come non se lo ricorda? - Non è che uno si deve per forza ricordare tutto, ad esempio non ricordo di aver mai incontrato Fabio Paratici - Quindi non è vero che avete pensato a lui per il Milan? - Paratici è un’invenzione dell’AGI, l’intelligenza artificiale dei giornalisti, non è mai esistito - E allora a chi avete pensato? - A un tizio che si chiama Tony D’amico - Quindi è D’Amico il vostro obiettivo e non Paratici? - Le ripeto D’Amico non è mai esistito - Voleva dire Paratici - Ecco, vede che sta di nuovo inventando, anche lei è un membro dell’AGI - Mi scusi dott. Furlani - Non sono dottore - Mi scusi Furlani - Non sono Furlani - Vabbè, arrivederci. MILAN PONDERA Conceicao è sempre più abbattuto. Non riesce a dare continuità al Milan e neppure al suo futuro. Il nostro esperto Di Marzio gli ha infatti concesso zero possibilità di restare sulla panchina dei rossoneri. A precisa domanda di chi vi scrive, “lei si riconfermerebbe?”, Conceicao ha inghiottito una replica polemica, esitando per qualche istante, per poi sfoderare un successivo sorriso amaro che mi ha quasi intenerito. Che uomo è Sergio Conceicao, che allenatore abbiamo conosciuto? E’ quasi impossibile dare una risposta al tramonto di questi convulsi mesi in cui il portoghese si è presentato vincendo, con il sigaro tra le labbra, e se ne andrà perdendo, senza nessun sigaro. A meno che non riesca a ribaltare tutti i pronostici vincendo la Coppa Italia. A quel punto che cosa succederà? Riprenderanno quota le sue azioni, o resterà invariata la previsione del nostro grande Dima? Ponderate gente, ponderate. IGOR, PIU’ O MENO Nell’intervista a Veltroni sul Corriere della Sera, Thiago Motta ha negato molte cose. Su tutte, quella di avere avuto lo spogliatoio contro, a suo dire un’autentica invenzione giornalistica. Inutile cercare di smontare questa ricostruzione dei fatti, nessuno possiede certezze, se non quel bisbiglio che filtra dall’ambiente juventino che smentisce decisamente la teoria dell’allenatore. Ma con i bisbigli non si fa una prova, altrimenti saremmo tutti in prigione. Resta però la sensazione di una squadra che senza di lui in panchina ha ritrovato come d’incanto la convinzione perduta. Contro il Genoa, le prime avvisaglie, a Roma, soprattutto nella prima mezz’ora, la conferma. Mai vista la Juventus giocare con questo piglio, in verticale, occupando l’area avversaria con tanti di quei giocatori da sembrare una squadra di 13. Ecco la differenza tra Tudor e Thiago Motta. Con il primo sembrano di più, con il secondo sembravano di meno. IL GUSTO PIENO DELLA VITTORIA Il nostro tennis avanza trionfale. Mentre Sinner, in attesa del rientro, dispensa dichiarazioni mature e sensate, Flavio Cobolli vince a Bucarest mentre Luciano Darderi sconfigge l’olandese Gierkspoor in finale a Marrakech. Entrambi, al termine del rispettivo punto decisivo, si sono lasciati andare all’indietro, cadendo come pere cotte. Vi è, in quelle scene, tutta la bellezza del tennis, uno sport che porta gli atleti a vivere tensioni fortissime, oltre le quali resta solo l’abbandono. Un rilasciarsi languido al gusto pieno della vita. PARAGONI Marine Le Pen-Martin Luther King; Gasperini-Ghandi; Salvini-Nelson Mandela; Nicolussi Caviglia-Johan Crujiff.

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