La famiglia Pizzaballa: da figurina introvabile a cardinale papabile

Alla vigilia del campionato 1963-64, i fratelli Panini di Modena mettono in commercio il primo album delle squadre italiane di calcio di serie A e B. Dal 1960 Benito e Giuseppe avevano inizialmente coltivato da soli la loro intuizione acquistando un lotto di figurine invendute delle edizioni Nannina di Milano, fondate dalla ‘sciura’ Luisa Grossi a vocazione fortemente artigianale. I due fratelli avevano quindi deciso di imbustare a due a due le piccole ‘figurine da gioco’, abbellendo gli involucri bianchi con delle cornicette rosse e vendendoli al prezzo di 10 lire l’uno e ne avevano ricavato un successo inatteso e straordinario, distribuendone tre milioni di pezzi. Dall’anno successivo decisero perciò di stampare anche un album per raccoglierle e le vendite salirono fino a 15 milioni di bustine. La cosa prese piede e all’attività, oramai non più soltanto collaterale dell’Agenzia Distribuzione Giornali di famiglia, si unirono a fine 1962 anche gli altri due fratelli Umberto e Franco. Sono gli anni in cui le figurine si attaccano alle pagine dei raccoglitori con la colla bianca in pasta, la mitica Coccoina dall’inequivocabile odore di mandorle amare che sul momento si spalma con un pennellino sempre pronto a spelacchiarsi o rompersi in due, ma dopo una giornata si indurisce già come la pietra salvo poi cedere al tempo. Quando gli album si riempiono ancora appena a metà, i volumi di coccoina spalmati sono già tali che le pagine dell’albo sembrano raddoppiarsi e le figurine cadono come stelle cadenti alla notte di San Lorenzo. Ed è una pioggia di valide, bisvalide, trisvalide, pentavalide…, figurine speciali che permettono la raccolta punti e il ritiro di premi particolari, altra trovata geniale della premiata ditta Panini per invitare gli appassionati ad acquistare le bustine e collezionare le figurine. E sono gli anni in cui i ragazzini si riuniscono agli angoli delle strade recitando un mantra che diventerà storico e immortale, sfogliando i mazzi di figurine: ce l’ho, ce l’ho, mi manca. In quell’album del 1963-64 spiccano le fotografie di calciatori che infiammano la fantasia dei piccoli e dei grandi tifosi. Ci sono i brasiliani Sani e Amarildo del Milan, c’è la bandiera del Modena Longoni, c’è l’oriundo della Roma Angelillo , poi i primatisti di presenze in maglia blucerchiata Bernasconi, Tamborini e Tomasin, ci sono Rabitti e Monzeglio della Juventus, il funambolico Cané del Napoli e in ordine sparso Rivera, Mazzola, Riva tutti ancora giovanissimi. E poi ci sono per la prima volta i giocatori della serie cadetta, a due a due, timidamente inseriti per dare completezza alla raccolta. Nelle rivendite le bustine di figurine vanno a ruba, compatibilmente con la disponibilità di spiccioli in tasca. I bambini a casa aspettano il rientro dei genitori dal lavoro con lo stesso stupore e desiderio con cui gli ebrei accoglievano nel deserto la manna caduta dal cielo per cibarli. E per la frettolosa curiosità a volte si rischia di strappare le figurine con tutta la confezione. E in tutte le case, suppergiù alla stessa ora, inizia la contemporanea recita di un laico rosario: ce l’ho, ce l’ho, mi manca, ce l’ho, ce l’ho, mi manca… mentre gli occhi e le mani avidamente passano in rassegna le figurine appena scartate. Qui una coppia di difensori dell’Alessandria, poi lo scudetto del Bologna, Colombo dell’Atalanta e Catalano del Bari. Altro mazzetto: Pesenti dell’Atalanta, Negri del Bologna, Di Bella del Catania e due centrocampisti del Foggia Incedit. Altra bustina: Hamrin della Fiorentina, Amaral della Juventus, Altafini del Milan e due attaccanti del Padova. Ultima bustina: Jair dell’Inter, lo scudetto del Lanerossi Vicenza, Ghelfi del Messina e una coppia di portieri della Pro Patria. Ecco, i portieri. Niente neppure questa volta. Quel benedetto Pier Luigi Pizzaballa, numero uno dell’Atalanta che non arriva mai e che lascia tutti gli album incompleti, al punto da far sospettare che la sua figurina non sia mai stata stampata per davvero. Pizzaballa non c’è e nessuno degli amici lo ha. Il mistero In realtà la figurina di Pier Luigi Pizzaballa è stata stampata esattamente come le altre, ma con un paio di mesi di ritardo a causa di un infortunio. Il che è bastato a far sì che nelle bustine si trovi con molta più difficoltà rispetto alle altre, al punto da diventare un’immagine rara, da collezione e non solo per l’album del campionato 1963-64. E sì che il ragazzotto è in rampa di lancio, tant’è che nel 1966 verrà pure convocato in nazionale dal CT Edmondo ‘Mondino’ Fabbri, che lo farà esordire a San Siro il 18 giugno, nel secondo tempo dell’amichevole vinta 1-0 contro l’Austria, al posto di Albertosi. E poi lo inserirà come terzo portiere -alle spalle proprio di Albertosi e di Anzolin- nella rappresentativa azzurra destinata a giocare la disastrosa spedizione nella Coppa Jules Rimet in Inghilterra, culminata con la ignominiosa sconfitta patita per 1-0 dalla Corea del Nord del caporale Pak Doo-Ik. Pizzaballa non è un portiere anonimo. E ha da poco vinto la Coppa Italia con la sua Atalanta, da vero bergamasco doc. Eppure la sua figurina nelle bustine non si trova. Immessa in ritardo in circuito, fatica a entrare nel circolo virtuoso delle vendite. Ci sono ragazzini pronti a offrire un mazzetto intero di pentavalide pur di averla per completare l’album, ma quella figurina è latitante. Il suo ritratto a colori di calciatore è più evanescente del bandito Graziano Mesina in fuga. La cosa ovviamente contribuisce ad accrescerne la popolarità extra-calcistica. Il primo portiere della collezione, della prima squadra in ordine alfabetico dell’album, il numero uno per eccellenza è una casella vuota. E -non essendoci a quei tempi i social, ma soltanto un canale tv in bianco e nero, con rari programmi sportivi, i quotidiani e pochi rotocalchi- in pochissimi sanno pure che volto abbia. Si suppone che nella figurina possa indossare una maglia nera con il colletto blu a richiamare i colori sociali. E a chi si vanta di avere un album praticamente completo viene rivolta la domanda di rito: “Ma ce l’hai Pizzaballa o no?” Per tutta la vita Pier Luigi, che oggi ha ottantacinque anni ben portati, il suo cruccio è rimasto sempre e solo quello: non essere stato soltanto una figurina. E ha ragione da vendere, visto che un mondiale di calcio, seppure in panchina, lo ha vissuto; due coppe Italia le ha vinte ; nel 1964-54 fu eletto miglior portiere della serie A italiana davanti a estremi difensori entrati poi nella storia e nelle gallerie dei record. E tra Atalanta, Roma, Verona e Milan le sue 300 partite ad alto livello le ha giocate. Mica fichi secchi. E poi, diciamocela tutta, quel cognome è indimenticabile: Pizzaballa. È immaginifico, che accende suggestioni ritmoculinarie sin da bambini e mette aria di festa. Che quasi uno si immagina a Bergamo le pizze volteggiare in aria allegramente e parare ogni pallone calciato verso la rete. Anche quelli impossibili. Pizzaballa non è mai stato solo una figurina, un introvabile, una rarità. Ma un magnetismo, una fascinazione, un’ipnosi nobile. Gentilizia. La parentela Come nobile è la figura ecclesiastica dei cardinali della Chiesa Cattolica, insigniti dal Papa per meriti personali, membri attivi del governo della Chiesa Universale. Chiamati non solo a trattare le questioni di maggiore importanza ma anche a eleggere il Romano Pontefice e chiudersi in riservatezza nel segreto del Conclave nel quale sono elettori ed eleggibili. Nel silenzio di quella Cappella Sistina nella quale vengono chiusi a chiave fino a che una convergenza non sia raggiunta e una fumata bianca non possa indicare ai fedeli che il nuovo Papa è stato trovato. Ora, immaginarsi un Pizzaballa portiere era già difficile, figurarsi un Pizzaballa Pontefice. Eppure anche la figurina di Pierbattista Pizzaballa, nato a Cologno al Serio, dunque bergamasco anch’egli, francescano e patriarca di Gerusalemme, risulta oggi spesso latitare. Oggi che è tempo di successione al Soglio di Pietro, dopo la morte di Papa Francesco. Nell’indicare il possibile Pontefice che il Conclave potrebbe designare si fa il nome di Pierbattista Pizzaballa. Ma quasi mai appare la sua foto, la sua figurina, perché a ragion veduta i bookmakers non lo ritengono uno dei favoriti, al di là dei meriti e delle qualità indiscutibili. E anche della coincidenza di avere compiuto sessant’anni nello stesso giorno della scomparsa di Jorge Bergoglio. Un introvabile, una casella vuota sulle pagine di molti quotidiani, proprio come Pier Luigi. Casualità ulteriore, corso e ricorso dettato da una non tanto lontana parentela, essendo il patriarca figlio del cugino dell’ex portiere dell’Atalanta che le figurine Panini resero una rarità. Alla rispettabile distanza di quarantacinque anni un Pizzaballa torna a travolgere l’immaginario collettivo. Un po' rarità, un po’ terza scelta come quel portiere al mondiale. Davanti a lui due titolarissimi come i Cardinali Parolin e Zuppi. Pizzaballa in panchina, troppo giovane. Anche lui condizionato dall’età e dal rischio -che una Chiesa forse non ritiene di potersi prendere- di un pontificato ventennale . Eppure Pierbattista Pizzaballa rimane -senza apparire, come una figurina da ricercare- fra i ‘papabili’ di questo Conclave. Un percorso diverso da quello del parente portiere, ma altrettanto unico, cugino del padre. Biblista e profondo conoscitore del Medio Oriente, Pierbattista Pizzaballa è personalità molto influente in Vaticano, nel 2023 Papa Francesco lo ha vestito di rosso premiando le sue grandi capacità diplomatiche e inviandolo a sostenere il dialogo interreligioso là dove la comunità cattolica ha bisogno di interlocutori preparati e di sostegno: in Israele, Palestina, Giordania e Cipro. Chissà se fra qualche settimana a Sua Eminenza Reverendissima capiterà la stessa cosa accaduta a Pier Luigi. Il giorno in cui diventò titolare dell’Atalanta, il portiere della Dea scoprì che in Panini non avevano più in archivio il suo cartoncino e che dovettero febbrilmente lavorare per ristamparlo in fretta e furia. Come detto, l’infortunio aveva condizionato le nuove fotografie e questo fece perdere quei due mesi che resero introvabile la figurina. In realtà poi, col passare degli anni, questa non è risultata più così rara né così apprezzata all’asta. Ecco, chissà se fra qualche settimana qualcuno nei giornali dovrà correre ai ripari reinserendo la fotografia di Pierbattista Pizzaballa fra quelli che prima del Conclave avrebbero meritato più credito. Il tempo è galantuomo e, chissà, quel che oggi non è in primo piano domani potrebbe al contrario ritrovarvisi. Ribaltando tesi e ipotesi. E rendendo così poco rara e tanto quotidiana, magari, una figura che oggi in pochi conoscono e sarebbero in grado di riconoscere fra le centotrentacinque foto dei cardinali elettori, uno più uno meno, a Conclave.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

La famiglia Pizzaballa: da figurina introvabile a cardinale papabile