Monza in Serie B: è la cronaca di una retrocessione annunciata

Il giorno che sarebbe retrocesso, il Monza si alzò per andare allo stadio aspettando l’avversario ben prima che il campionato finisse. Non son pochi i segnali di un annuncio che già si nascondeva tra spiegazioni rimandate e l’imbarazzo di parole forzatamente in equilibrio tra sostegno e scossoni, per tentare di smuovere l’apatia. Nesta sospeso, tra il rispetto per la società che gli ha dato la possibilità di diventare un allenatore di Serie A e quel che avrebbe voluto dire o almeno evitare di dribblare. Non esattamente la posizione migliore per un campione di difesa, che pure se l’è sempre cavata con classe cristallina abbinata a linguaggio schietto e sincero. “Non esce nessuno, assolutamente, almeno a gennaio. Magari non potremmo permetterci grossi colpi, ma abbiamo una proprietà forte che non ha necessità di vendere”. Era il 30 novembre, vigilia di Monza-Juventus. Una profezia al contrario o forse semplicemente un tentativo di fermare l’inevitabile. La sua squadra avrebbe perso immeritatamente. Di lì a poche ore, Nesta sarebbe stato esonerato e il mercato si sarebbe portato via in un colpo solo Pablo Marì, Bondo, Daniel Maldini, Djuric… Colonne e talenti in cerca di amalgama, ma con in sé del potenziale disperso in cambio di soldi necessari a sanare le casse. Perché dal 2018, gli investimenti ci son stati, soprattutto nelle infrastrutture. Lo stadio rivestito a nuovo e di biancorosso nel luccicante suo interno. Il centro sportivo di alto livello. Strutture capaci di sorprendere anche chi nel quinquennio è arrivato da realtà ben più grandi. E poi la squadra, sì, perché i poster alle pareti dello U-Power Stadium e di Monzello vedono sorridere insieme Di Gregorio, Carlos Augusto, Colpani, solo per citarne alcuni. Tutti già parte del passato quando l’anno è cominciato. E Nesta sapeva che il ridimensionamento era in atto, che la morte del presidente Berlusconi aveva cambiato aria e programmi e che ancor prima la società era in cerca di soci. Ma non si immaginava, che la stagione sarebbe stata davvero così, così netta l’inversione di tendenza. Così tanti gli episodi sfavorevoli e gli infortuni in serie. 36 quelli muscolari che di per sé non sono generalmente solo frutto di sfortuna, più una varietà fatta anche di tagli in testa e nasi rotti in allenamento, tale da completare un’enciclopedia e da appesantire la testa. E quando la lucidità scarseggia, buttarci sopra cattivi pensieri vuol dire soffocarla, la testa, che forse tardivamente Galliani ha affidato a Stefano Tirelli per cercare di alleggerirla con training motivazionali. Abbracciarono Nesta quel giorno dei saluti, forse chiedendosi anche, come tanti, se fosse la scelta giusta in quel momento, al di là dell’ultimo posto in classifica e se Bocchetti, con tutto il rispetto, potesse essere la soluzione giusta. Furono abbracci sinceri. Da chi come Bianco aveva appena quasi pianto in conferenza non riuscendo a spiegare perché proprio non girava e sentendo che il suo allenatore-mentore si stava avvicinando al sacrificio. Da chi come Caprari aveva anche discusso animatamente con Nesta, ma aveva imparato ad apprezzarlo. O da Andrea Carboni, che in estate raccontava di faticare a guardarlo per reverenza e che forse come gli altri adesso faceva fatica ad alzare lo sguardo consapevole dei tanti, troppi errori anche banali disseminati tra una partita e l’altra. La lettera distribuita da Galliani il 9 gennaio riuscì a rianimarli, ma sarebbe stata un’illusione. “Chi non se la sente se ne vada. Ognuno di voi si faccia l'esame di coscienza e trovi dentro di sé la risposta”. E la vittoria arrivò. La prima in casa. Contro la Fiorentina. La Fiorentina di Palladino. Con una prova di squadra splendida e inaspettata. Non si poteva sapere che sarebbe stata la chiusura di un cerchio rispetto allo splendido periodo vissuto con l’ex allenatore ora contro. Non si poteva prevedere che Daniel Maldini, grande protagonista quella sera, sarebbe stato venduto all’Atalanta alla vigilia della partita contro il Verona, rivale per la salvezza. La tempistica amplifica la potenza di un messaggio e quello non era certo beneaugurante. Non lo era nemmeno la cessione di Djuric al Parma, altra diretta concorrente. E se nello smarrimento conta e tanto avere una figura di riferimento che sa essere leader e smistatore di gioco lì nel mezzo e al centro del gruppo con la fascia stretta al braccio, l’assenza di Pessina, perso il 10 novembre e mai più ritrovato è l’eco di un vuoto che si è allargato piano piano. Lesione al bicipite femorale. Gestione, speranza di recupero. Operazione e attesa non ancora finita. Dentro e fuori: Caldirola, Gagliardini, Ciurria, lo stesso Nesta, richiamato 7 partite dopo. Da fuori, trattative tramontate. Orienta Capital Partners fino alla due diligence prima, il fondo Gamco poi, un altro fondo americano di recente ha contattato l’ex amministratore delegato della Roma Baldissoni per una consulenza, con l’obiettivo di acquisire la maggioranza del club. Ma ci sarebbe stata una frenata a causa della crisi di Wall Street legata ai dazi imposti da Trump. Come quando nei brutti sogni vedi l’uscita ed invece ti ritrovi in un altro vicolo buio. E le orecchie rimbombano. Quelle di Adriano Galliani non pensavano che un giorno sarebbero state raggiunte dalla contestazione dei tifosi del Monza e proprio a partire dal derby contro il Como, quello che fin da ragazzino ha vissuto con grande trasporto, lo stesso che lo ha portato a proporre al presidente Berlusconi l’acquisto del Monza, a seguire la squadra in ritiro e sempre, ad accompagnarla in Serie A per la prima volta nella sua storia, ad urlare con la stessa sfrenata intensità di quando col Milan vinceva le Champions League. Ma in pubblico è da molto che non si espone ed è una novità. E proprio il silenzio, che presta il fianco a interpretazioni, gli è stato contestato. “Portaci, portaci, portaci in Europa, oh Galliani portaci in Europa”. E via così, striscioni, ironia, verso di lui e verso la squadra. Sarà che l’Europa l’hanno intravista davvero, incredibilmente, nel 2023, sarà che l’incertezza sul domani è difficile da accettare. “Non so proprio quale sarà il futuro del club” - diceva Nesta a poche ore dal verdetto, ammettendo tra le righe anche ciò che si sospettava da mesi: è difficile, soprattutto nelle avversità, coinvolgere in un progetto 16 giocatori in scadenza. Difficile vederlo, il progetto. Lo paventò proprio Palladino un anno fa, dopo l’ultima in casa contro il Frosinone: “Devo capire se c’è un progetto, che ambizioni ci sono, che investimenti si intendono fare, perché questi ragazzi meritano un campionato di livello importante”. A riascoltarle, queste parole suonano come un presagio di una retrocessione annunciata o almeno non così sorprendente.

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Monza in Serie B: è la cronaca di una retrocessione annunciata

Silvia Vallini