Conte a Napoli: ag4in! I cinque motivi che lo hanno convinto a rimanere

In undici mesi ha saputo scrollarsi di dosso tutte le etichette che gli avevano appiccicato in quasi quarant’anni di onorata carriera. Prima sui campi, poi in panchina. Quelle definizioni che non si sa da dove partano, ma che poi piano piano prendono forma, fino a diventare cassazione: antipatico, ingestibile, poco duttile tatticamente. Come non detto. Sarà stata l’aria di Napoli, o forse l’anno sabbatico, chissà, ma ad Antonio Conte tutto si può dire tranne che abbia rispettato l’etichetta . Ed è stato così anche in questi ultimi, faticosi, incerti giorni, in cui si è parlato solo ed esclusivamente del suo futuro. Il richiamo della casa madre , il rapporto con de Laurentiis, la tendenza del personaggio a mordere e fuggire, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e di sfide apparentemente impossibili. Come non detto, appunto. Antonio Conte è rimasto a Napoli perché semplicemente era la cosa più giusta da fare. Innanzitutto per il debito di riconoscenza nei confronti dei calciatori che aveva convinto a restare e spinto ad arrivare, poi la pressione esercitata da staff e famiglia. La moglie, Elisabetta, innamorata di Napoli: semplicemente, il posto giusto per Antonio, il luogo dove mettersi alla prova, con una prospettiva differente rispetto alle precedenti esperienze. Il rapporto con il presidente, familiare, le garanzie di un mercato ricco e da sviluppare in tempi brevi, hanno fatto il resto. Un vincolo di amicizia che ha indotto De Laurentiis, qualche mese fa, a non speculare sulle dichiarazioni del suo allenatore in merito alle strategie del club, evitando dunque di rendere insanabile la frattura. Poi il lavoro del direttore sportivo Giovanni Manna, che ha gestito pazientemente un rapporto minato da un mercato invernale orfano del sostituto di Kvaratskhelia, facendosi perdonare con il colpo De Bruyne. In ultimo, la festa. Unica. Straordinaria. Inimmaginabile. I duecentomila tifosi azzurri che hanno colorato il lungomare di Napoli. Certe cose lasciano il segno. Quel giorno Antonio Conte si è scrollato di dosso l’ultima etichetta, quella di un uomo concentrato solo su sé stesso. Chi era accanto a lui lo ha raccontato emozionato, per non dire emotivamente ‘provato’ dall’abbraccio ricevuto in riva al golfo. In quel momento sono passate in secondo piano le fatiche e le difficoltà di una stagione logorante. In quelle due ore sul lungomare, il vento ha spazzato via le scorie che si erano accumulate negli ultimi mesi. In quel preciso istante Antonio Conte è tornato a essere sé stesso. Mettendo la testa sul suo futuro a Napoli. E lo ha fatto a modo suo: dando l’ultimo strappo, allontanandosi ancor di più, in buona sostanza facendo capire al club che per restare bisognava cambiare alcune dinamiche, andare oltre le promesse. Il resto è cronaca degli ultimi giorni. L’incontro a Roma, la piena disponibilità del presidente, a cominciare da una ricca pianificazione del mercato, senza trascurare gli interventi necessari nella gestione quotidiana del club. È stato più facile del previsto. Forse nessuno se lo aspettava, pensando alle etichette che lo hanno ‘bollato’ e accompagnato negli ultimi anni. Le ha scrollate una dopo l’altra, ma tutte tranne una… quella del quarto scudetto.

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Massimo Ugolini