"Reload - Bergomi": lo 'Zio' più famoso del calcio si racconta

“Andiamo a Berlino, Beppe!”. Quante volte l’abbiamo sentito dire? Impossibile quantificarlo in quasi 20 anni di ricordi, di speciali, di ricorrenze. Era il 4 luglio del 2006 a Dortmund, in campo per la semifinale del Mondiale tedesco la Germania padrona di casa e l’Italia di Marcello Lippi. I gol di Grosso e Del Piero nei supplementari portano gli azzurri a un passo dal paradiso, quello da conquistare all’Olympiastadion in finale contro la Francia, proprio a Berlino. I bambini di oggi non possono dire di aver vissuto in prima persona quelle emozioni, eppure: “Quando incontro qualche giovane tifoso, la prima cosa che mi dice è proprio quella:‘Beppe andiamo a Berlino!’”. Parola dello ‘Zio’. Giuseppe Bergomi, classe 1963, campione del mondo a 18 anni, in campo con l’Italia di Bearzot nel 1982, poi in tribuna da commentatore Sky nel 2006. Da Madrid a Berlino, passando per le origini nella Settalese e poi tutta la vita da calciatore al servizio di una sola maglia, di un’unica bandiera, quella nerazzurra. ‘Reload Giuseppe Bergomi’ è esattamente questo. La possibilità, per chi non l’ha vissuto, di conoscere la storia del talent più longevo nella storia di Sky. Cinquant’anni di calcio, prima da protagonista in campo e poi da seconda voce puntuale e competente. Dalle origini a Settala allo Scudetto dei record con Giovanni Trapattoni in panchina. Dalla prima telecronaca nell’agosto del ’99, in un trofeo Luigi Berlusconi, alla finale di Champions League tra Inter e Psg a Monaco di Baviera. Un viaggio all’interno di una passione che, ancora oggi, lo ‘Zio’ più famoso del calcio italiano manifesta su più fronti. Dagli spalti in telecronaca, sullo sgabello al ‘Club’ e sui campi dell’Accademia Inter dove allena l’Under 17 Elite, a circa 2 km dal Meazza, da San Siro: “Uno dei luoghi più importanti della mia vita”. Del resto, è lì che Beppe Bergomi ha esordito in Serie A, con Bersellini allenatore, il 22 febbraio del 1981 contro il Como, due mesi dopo il suo diciassettesimo compleanno. È sempre sul prato di San Siro che segnò il suo primo gol da professionista, in coppa Italia pochi mesi dopo, nel derby contro il Milan. Quasi come se avesse bisogno di un gesto significativo, di un evento simbolico per mettere definitivamente la parola fine alle sue preferenze giovanili. Già, perché Beppe Bergomi, il secondo di sempre per presenze nella storia dell’Inter dopo Javier Zanetti, era nato in un paese a maggioranza milanista e di conseguenza anche lui e suo fratello Carlo da bambini erano più per Gianni Rivera che per Sandro Mazzola. “Nasco milanista è vero” ricorda. “Ma poi quando sono entrato a far parte delle giovanili dell’Inter ho capito che far parte di quella famiglia e indossare la maglia nerazzurra era una cosa unica”. Un legame durato 22 anni, dal 1 settembre del 1977, giorno del primo allenamento con i ragazzi dell’Inter sul campo di Via Freikofel nel quartiere di Santa Giulia a Rogoredo. Oggi, a meno di 500 metri di distanza dall’ingresso principale della sede Sky, quasi cinquant’anni dopo, Beppe Bergomi può affacciarsi dalla terrazza della nostra sede e dall’alto vedere quel piccolo centro sportivo dove tutto ebbe inizio con Arcadio Venturi allenatore e Riccardo Ferri compagno di squadra. ‘Reload Giuseppe Bergomi’. Lo ‘Zio’ più famoso del calcio italiano.

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Riccardo Gentile