Il significato dell'impresa di Paolo Zanetti a Verona

“Uno solo no sta ben gnanca in paradiso”: da soli non si sta bene neanche in Paradiso. Saggezza veneta, saggezza vicentina, terra natia di Paolo Zanetti, che del gruppo e dell’insieme ha sempre fatto punto di forza del suo modo di allenare. Una salvezza, quella conquistata sulla panchina dell’Hellas, che sa di vera impresa: arrivata all’ultima giornata in campionato come da trama dei migliori film epici. E pensare che a dicembre Zanetti era praticamente stato esonerato dopo la batosta casalinga subita contro l’Empoli. Furono il Ds Sean Sogliano e tutta la squadra, in quel momento, a prendere le difese dell’allenatore e a permettergli di essere in panchina contro il Parma: fu vittoria e da lì il campionato dell’Hellas prende una piega diversa. Cementato il gruppo come il miglior baccalà mantecato vicentino. Paolo Zanetti sa che deve soffrire, finora in carriera il destino glielo ha ricordato più volte. Carriera che inizia, come capo allenatore, nel Sudtirol: al primo anno a Bolzano arriva secondo nel girone B di Serie C e ai play-off esce in semifinale, al secondo anno arriva sesto venendo eliminato al secondo turno dal Monza. Nel 2019 firma un contratto biennale con l'Ascoli, sua ex squadra da giocatore, ma nel gennaio 2020 viene sollevato dall'incarico con la squadra al tredicesimo posto a tre punti dalla zona play-off. Sempre nel 2020 firma con il Venezia e ottiene la promozione in A dopo 19 anni al termine di una serie play off bellissima. Viene esonerato ad aprile 2022 con la squadra ultima. Fu una ferita molto profonda per lui alla prima esperienza in A, con un commento molto doloroso e sentito arrivato via video ai tifosi. Quello è il Paolo Zanetti uomo e allenatore. Si è sempre definito ‘vero’ e non si è mai tirato indietro in questa veste. Torna in A a giugno 2022 firmando per l’Empoli: primo anno salvezza con tre giornate di anticipo, la stagione successiva viene esonerato a settembre dopo un avvio negativo. E si arriva così al Verona. Già dal ritiro Zanetti ha instaurato con i suoi giocatori una simbiosi di intenti improntata sulla passione che pervade l’ambiente Hellas. Inizia alla grande il campionato battendo il Napoli e valorizzando giocatori semi sconosciuti come Mosquera e Livramento. A novembre dopo la sconfitta contro l’Inter per 5 a 0 in casa diventa virale il suo sfogo in conferenza: “Si può parlare di tutti gli aspetti tattici che volete ma bisogna sentire il fuoco dentro ed è questo che sta mancando perché altrimenti poi la gente va via e ci facciamo prendere per il c**o dai nostri tifosi, e a me questo basta anche per stare in ritiro fino a giugno". Una conferenza che a tratti ha ricordato Malesani per passione e toni. “Non ci sono giocatori contro di me o la società, bisogna dimostrare le cose con i fatti. Personalmente a stare in ritiro impazzisco, non torno a casa da sabato con a una moglie e due figli che chiedono dove è il papà ma lo faccio perché questa missione per me è al primo posto e non ho paura di quello che sarà venerdì e cerco di fare il massimo ma per questo ho bisogno della squadra”. Parole schiette e dette con sincerità e quando un allenatore è schietto e diretto con i suoi calciatori il legame diventa fortissimo. A dicembre il suo destino sembra segnato. Dopo la sconfitta con l’Empoli l’esonero era certo. Invece il gruppo, per una volta, ha vinto sulle dinamiche calcistiche. Il resto è storia. Salvezza a pochi giorni dal quarantesimo anniversario dello Scudetto veronese, conquistato con un allenatore operaio come Osvaldo Bagnoli. Per lui il calcio era un gioco ‘semplice’ e con i suoi ragazzi non servivano molte parole. Erano il comportamento e l’atteggiamento a fare la differenza. Perché alla fine “Co le ciàcole no se ‘mpasta frìtole”. Frittella ben riuscita a Zanetti, tonda, come il cerchio che probabilmente ha chiuso con parte del suo passato.

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Marina Presello