Mertens: "Per me essere napoletano significa essere felice delle piccole cose"

Ora Napoli è ancora di più la tua città: essere napoletano che significa? “Le emozioni che sto vivendo in questo momento non si possono descriverle. È bello, bello, bello. Ero in Belgio con la mia famiglia e ora sono qui con la mia famiglia. Essere napoletano per me significa essere felice con poco. Penso che queste siano le parole giuste. Essendo qua, mangiando qua… sono troppo felice di essere tornato”. L’hai capito subito che questa poteva essere una città speciale per te e la tua famiglia? “Sì, subito. Sono arrivato come calciatore e ringrazio il Napoli per questa opportunità. Ma poi la vita fuori anche è bella. E forse questo è un messaggio per i calciatori che devono pensare se firmare o meno per un’altra squadra. Devono pensare anche alla città, perché quando vivi bene è la cosa più bella”. Sappiamo che parli anche il napoletano ma Eduardo De Filippo diceva che il napoletano sa anche un po’ cantare: vuoi cantare per noi? “No no. Se volete sentirmi, venite a ‘Anima e Core’ . Sono stato qualche giorno fa con Tommy e abbiamo cantato insieme”. Hai pianto a Istanbul, hai pianto qui… la tua carriera finisce? “Penso che sia per questo che ho pianto tanto. È difficile spiegare, quando fai una carriera e dai tutto e poi capisci che forse è stato l’ultimo momento… ti viene da piangere ma anche di essere felici. Oggi siamo qui, abbiamo avuto Ciro qui e vorremmo far nascere anche nostra figlia qui. L’ho detto oggi: ‘Avere una bambina qui e stare sul terrazzo alle 4 della mattina se lei si sveglia… non la vedo male’”. Se dovessi raccontare ai tuoi figli il ‘Mertens calciatore’ cosa gli diresti? “Glielo racconterei ma voglio soprattutto educarli, stagli vicino. Voglio passare molto tempo con loro, come hanno fatto i miei genitori. Non devono sapere chi è stato il calciatore, devono conoscere il papà”. Possiamo dire che la tua carriera è cambiata quando Sarri ti ha schierato falso nove? “Certo. Ho cambiato posizione e ho iniziato a segnare tanti gol. È stato un bel momento, con quel gioco abbiamo fatto spesso la differenza”. Se Sarri ti chiamasse alla Lazio torneresti a giocare? “Gli auguro il meglio. Stava aspettando da un po’ di tempo una bella avventura e secondo me l’ha trovata. È bello che l’abbiano ripreso”. Pensi che Conte il Napoli possa aprire un ciclo? “Ne sono sicuro. Sono sicuro che i prossimi anni saranno positivi per il Napoli. La società è in buone mani e hanno un allenatore che quest’anno ha fatto un miracolo. Devo dire la verità: io ci credo tutti gli anni ma forse questo era l’anno in cui ci credevo meno. E vincere è stato più bello. Sappiamo che abbiamo giocato una sola volta a settimana ed è stato più facile, ma i punti vanno sempre fatti. I punti li hanno fatti ed è stato merito del loro lavoro”. Il tuo amico Romelu Lukaku ha fatto il suo? “Sì, ci siamo sentiti molto durante l’anno. Gli ho dato qualche consiglio su dove andare ma lui è uno che rimane a casa perché vuole concentrarsi. È anche merito suo. Quest’anno ha fatto la differenza”. E al tuo amico Kevin De Bruyne hai già detto tutto? “Non posso dire niente. Non mi posso mettere in mezzo tra Kevin e la società. Io da tifoso spero che venga. Ma non voglio creare problemi”. McTominay ti è piaciuto? “Come no. Il gioco di Conte fa inserire i centrocampisti e lui l’ha fatto benissimo. Ha molte qualità ed è stata molto brava anche la società a crederci e a prenderlo. Hanno fatto un lavoro spettacolare”. E il tuo amico Victor Osimhen? “È venuto al Galatasaray per fortuna, perché ci ha fatto vincere il campionato. Spero faccia la scelta giusta per il suo futuro perché gli voglio bene ed è un ragazzo d’oro. Forse qui le cose non sono andate come dovevano andare, ma è un grandissimo giocatore”. Da grande cosa vorresti fare? “Non lo so. Voglio prima godermi la vita, come sto facendo, voglio stare con la mia famiglia. Poi vedremo, sicuramente qualcosa dentro al calcio”. Ti vedi più allenatore o dirigente? “Penso più dirigente ma vediamo. Non lo so. Deve passare un po’ di tempo”. Ora diranno tutti a De Laurentiis di chiamarti come dirigente. Tutti ti vogliono al Napoli: “Sì quello è bello. Parlo molto anche con Manna, che ha fatto un lavoro incredibile insieme al mister e a tutti i ragazzi. Ma non è questo il momento di parlare di altro. Manna è una bellissima persona, abbiamo parlato molto. Non sapevo avesse solo un anno in meno di me”. Dicci una parola per ciascun allenatore che hai avuto. Iniziamo da Benitez: “Mi ha portato qui, lo devo ringraziare. È un manager, pensa a tutto il gruppo, non solo agli undici che giocano”. Sarri? “Un genio. È speciale. Mi ha fatto aprire gli occhi guardando il calcio diversamente”. Ancelotti? “È uno che sa dire e fare le cose. Quando inizi la partita, sai già cosa fare. Ho imparato molto da lui”. Gattuso? “È stato bello stare insieme. È venuto qui l’anno del Covid, è stato un anno difficile. Ma penso che era l’uomo giusto per rimetterci in strada e lo ha fatto. Ho un bellissimo rapporto con lui”. Spalletti? “Ha portato lo scudetto a Napoli dopo tanti anni, lo dobbiamo ringraziare. Ha portato più fisicità, prima palleggiavamo di più. Portando la fisicità, ha fatto la differenza. Ho visto un grande allenatore”. Il tuo gol più bello? “È difficile. Me lo hanno chiesto tante volte ma è difficile. Penso quello di Genova. Palla lunga di Diawara, io la stoppo di destro e calcio di sinistro, era una giocata che facevo spesso io”. Il compagno più forte che hai avuto qui a Napoli? “Higuain, senza dubbio”. Se dovessi scegliere un solo allenatore? “Per me Sarri”. C’è un giocatore che ti ricorda te stesso? “Bella domanda. Non ci ho mai pensato. Dicevano Raspadori. Mi piace la sua mentalità. Non si è mai lamentato, è sempre stato positivo. È un bravissimo ragazzo fuori e dentro al campo. È uno di quei ragazzi che mi piacciono”. Guardi Napoli e…? “E sono innamorato. Sono qui, con la mia famiglia, stiamo mangiando e mi godo la vista. Questo è essere felici con poco”.

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