Da Rieti a Valles per un sogno: la storia di Sbing e della sua passione per il calcio

Quanti sogni avete avuto nella nostra vita? E quanti ne avete realizzati? Quanto intensamente un’idea vi ha preso l’anima al punto di provare a fare di tutto per riuscire a conquistarla? A prescindere da quali siano le vostre riposte, sono proprio queste le domande che stanno alla base della storia che vi vogliamo raccontare. La storia di Samuele De Carli. La storia di un ragazzo e di un sogno irrefrenabile che, in parte, è già stato realizzato. La storia di un viaggio, se non impossibile, certamente molto complicato. Da Rieti a Valles, provincia di Bolzano, con tutti i mezzi di trasporto immaginabili , solo per un incontro speciale. Sbing, come lo chiamano gli amici del paese di Torricelle in Sabina , ha appena compiuto 18 anni e, da sempre, nutre una passione smisurata per il calcio. Studia al Liceo Scientifico Scienze Applicate ‘Celestino Rosatelli’ con in programma il corso di Laurea in Scienze della Comunicazione. È viceallenatore della squadra Under 18 dove ha giocato e allenatore di una squadra di bambini, a Poggio Moiano. E un giorno, in una calda mattina di luglio, Samuele ha deciso di partire dal suo paesino per incontrare il suo idolo: Vincenzo Italiano. Già, perché Sbing vuole fare l’allenatore professionista e, pur essendo un tifoso viscerale della Roma, vede in Italiano l’ideale punto di riferimento calcistico e professionale. Le tappe della missione quasi impossibile sono tante, i mezzi altrettanti. Si parte con un lunghissimo viaggio in pullman, dal Lazio al Trentito Alto Adige, poi un treno regionale, un altro pullman e un bus per arrivare a Valles, sede del ritiro del Bologna, giusto in tempo per la serata in piazza in cui Italiano avrebbe risposto alle domande dei bambini. O dei ragazzi con un grande sogno. Sbing ha atteso pazientemente il suo turno e alla fine è riuscito ad abbracciarlo, strappandogli la promessa di incontrarlo la mattina dopo. Già… la mattina. Ma prima c’è una notte da passare a Valles e Sbing, che per realizzare questo suo sogno non ha voluto gravare sulle spalle dei genitori e di certo non può permettersi una stanza d’albergo, un posto per dormire non ce l’ha. Ma la passione è così, fa fare imprese matte, rende audaci, qualche volta anche temerari. E alla fine, quasi sempre, ti premia. Mamma Rita tutto questo ovviamente non lo sa, crede che il suo ragazzo un letto dove passare la notte ce l’abbia, anche se in realtà Sbing vorrebbe trascorrerla direttamente al campo di allenamento, per essere il primo, il giorno dopo, ad accogliere il Bologna all’arrivo al centro sportivo. Il destino però riconosce la sua passione e gli dà una mano, sotto forma di un ragazzo che lo porta nell’unico albergo con una stanza libera in tutta la valle. Che lo accoglie, senza chiedergli nulla in cambio. Ci siamo Sbing, è proprio il tuo momento. L’adrenalina notturna dopo l’avventura dell’hotel è forte, troppo intensa per dormire a lungo. Samuele si sveglia alle 6 e si presenta al campo, dove non c’è ovviamente nessuno. Allora non si perde d’animo e torna in paese dove, tra una casa e l’altra, riesce a incontrare il suo idolo. Italiano gli parla, lui gli mostra gli appunti che ha sempre con sé e i 22 tappi di bottiglia che si è portato appresso, al posto del Subbuteo rimasto a casa, per schierare 2 ipotetiche squadre su un cartone e disegnare le evoluzioni tattiche che la sua mente genera. “Nulla è utopia se ci credi”, la frase che Italiano gli dice e che Sbing, come ci ha confessato, porterà per sempre nella memoria. Poi torna al campo, aspetta l’inizio della seduta pomeridiana e prende appunti per tutto l’allenamento, anche sotto la pioggia. Il suo sogno è lì, lo sta toccando con mano, l’ha vissuto con tutto sé stesso. Poi arriva la sera, e con questa il lungo rientro a casa: si incammina verso la fermata del bus che lo porterà a Rio Pusteria, poi altro pullman per Bressanone, treno fino a Bolzano e flixbus fino a Rieti, con arrivo il giorno dopo. A Torricelle in Sabina ritroverà una cameretta divisa in due, ma unificata dal suo sogno realizzato: da una parte il subbuteo per provare gli schemi, dall’altra computer e cuffie per fare il telecronista, altra sua passione. La famiglia lo ha sempre sostenuto, come quando il papà acquisito Paolo lo portò alle 5 di mattina a Trigoria solo per incontrare Mourinho, o quel gruppo di amici che fa da abbraccio virtuale al suo sogno. Che sicuramente proseguirà, sul solco della determinazione con la quale in questa calda estate è riuscito a fare qualcosa di complicato ma in fondo anche di molto semplice, se a guidarti c’è una passione smisurata e una maturità che a 18 anni non è sempre facile trovare, anche in riferimento al suo vero sogno, quello di fare l’allenatore: “Andrò via da Valles sicuramente più ricco, a prescindere da quello che succederà in futuro, perché io dico sempre che lottare per un sogno è la cosa più bella che ci sia. La vita è una e bisogna arrivare alla fine del percorso senza rimpianti. Io sono sicuro che non li avrò, anche se non riuscirò a diventare un allenatore, perché sto facendo di tutto per farlo e da questa esperienza uscirò decisamente arricchito”. È la gioia che si percepisce nei suoi occhi mentre ci dice queste parole che ci fa credere che alla fine Sbing ce la farà. Noi, per ora, siamo entrati con delicatezza nel suo mondo e ci siamo permessi di raccontarvi questa storia per sottolineare la passione e la tenacia di un ragazzo così giovane, che lotta per il suo obiettivo, si cerca dei piccoli lavori per pagarsi i biglietti dello stadio per seguire la sua amata Roma, che già allena i ragazzi più piccoli e un giorno, magari, rileggerà questo articolo pensando da dove era partito e quanta strada è riuscito a percorrere. Di certo, dopo questa storia, avrà già dei tifosi in più, certamente almeno una. Perché la fiammella della passione è dentro tutti noi, basta solo saperla alimentare. Bravo Sbing. E grazie.

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Da Rieti a Valles per un sogno: la storia di Sbing e della sua passione per il calcio

Marina Presello