Roma-Inter riapre un eterno dibattito

Il miglior attacco contro la miglior difesa. Un luogo comune imperante dice che lo scudetto si vince con la miglior difesa. E spesso è vero. Ma anche con il miglior attacco i campionati si vincono. Oh, se si vincono. La sfida dell'Olimpico tra Roma e Inter ci darà qualche indicazione importante nella corsa scudetto. Al momento i giallorossi non godono di grandi consensi, nonostante il primo posto in classifica. In pochissimi li considerano dei reali candidati allo scudetto. Il motivo è nella difficoltà ad andare in gol: appena sette in sei partite, media neanche da piazzamento in Conference League. I gol dei centravanti non arrivano. Ferguson, pur apprezzato da Gasperini, è al palo. Dovbyk, poco apprezzato da Gasperini, ne ha fatto uno. L'attacco stenta ma la difesa è da scudetto: appena due gol subiti in sei partite, una solidità contro cui hanno sbattuto gli avversari. I leader Ci sono due leader - Mancini e Ndicka- e un comprimario che rende come un protagonista come Celik, mai apprezzato per quello che è il suo reale valore. E poi Hermoso, che Gasperini ha rilanciato ricevendo delle buone risposte. Mancini sta guidando la difesa con grande personalità e 29 anni ha raggiunto la piena maturità: spiega di aver modificato gli atteggiamenti in campo, di essere meno istintivo. Sta diventando un elemento sempre più decisivo nella Roma e può ritagliarsi uno spazio importante in nazionale con Gattuso che ha quasi solo difensori centrali di piede sinistro. Ndicka è diventato da subito una certezza per la Roma, diventando un esempio di professionalità. Quando ha vinto la Coppa d'America con la Costa d'Avorio ha partecipato a pochissimi festeggiamenti per tornare a Trigoria ad allenarsi. E questo i Friedkin li hanno apprezzato molto, rinunciando la scorsa estate a offerte importanti e a una ricca plusvalenza essendo arrivato alla Roma in scadenza di contratto dall'Eintracht. Inter d'assalto E ora tutta la difesa avrà un esame importante: l'attacco dell'Inter, il più prolifico del campionato con diciassette gol in sei partite. Media 2,8 con una proiezione finale di 107 gol. Thuram, che ha accusato un risentimento al bicipite femorale della gamba sinistra, difficilmente ci sarà, ma Chivu ha quelle soluzioni alternative che sono mancate nel recente passato a Simone Inzaghi. Pio Esposito è una splendida realtà. Troppa attenzione mediatica attorno all'ex attaccante dello Spezia? Può darsi, ma è inconfutabile che siamo di fronte a un attaccante di grande prospettiva e già capace di essere protagonista ad alto livello. E poi Bonny, accolto con scetticismo per un curriculum realizzativo al Parma non esaltante, ma fortemente voluto da Chivu che in estate ha convinto la società a investire 23 milioni più 4 di bonus. Si è presentato subito con un gol all'esordio contro il Torino e poi è esploso contro la Cremonese: un gol e tre assist, roba da stropicciarsi gli occhi. E poi c'è Lautaro, la certezza. Ormai è un copione consolidato: bastano due prestazioni opache per sollevare perplessità, ma lui, come al solito, non si è scomposto e nell'ultimo mese ha raggiunto vette di rendimento altissime. L'Inter arriva a Roma con un attacco che gira a mille. La Roma si affiderà a una difesa solidissima. E il risultato finale non farà che alimentare il dibattito su cosa occorre per vincere il campionato. In fondo, è l'ennesima querelle tra giochisti e risultatisti.

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Roma-Inter riapre un eterno dibattito

Maurizio Compagnoni