I vecchi e nuovi problemi che Gasperini deve in qualche modo risolvere

Il fatto nuovo è dato dalle troppe occasioni lasciate al Milan, colpevole di averle fallite tutte a parte il gol di Pavlovic. Non era mai accaduto quest’anno alla Roma. Almeno quattro clamorose tra Fofana, Nkunku e Leao. Dopo trentacinque minuti di eccellenti aggressioni, riaggressioni e capacità di inibire la prima impostazione del Milan, nella Roma c’è stata una lunga fase di sofferenza. Nel pressing non esiste via di mezzo: o lo fai intenso o diventa controproducente. Meglio abbassare il blocco squadra in certi momenti contro certi avversari. Questa capacità di cambiare il modo di stare in campo alla Roma è mancata. E infatti con un livello di pressing calato dopo trentacinque minuti ha lasciato campo al Milan magistralmente trascinato da Leao. Esaltato dal tanto spazio a disposizione in quell’ultima parte del primo tempo dove il Milan ha costruito la vittoria. Una situazione ampiamente prevedibile. La Roma ha fatto fare a Leao la partita che Leao voleva fare. La forza delle idee di Gasperini porta con sé un’alta cifra di rischio. Un effetto collaterale, un pedaggio da pagare nel percorso verso una filosofia bella e faticosa. Il bello si è visto nei primi trentacinque minuti. Organizzazione impeccabile, fisicità e concentrazione altissima hanno mostrato la validità del lavoro fatto finora. Un formidabile pezzo di partita impoverito dai soliti problemi nell’area di rigore avversaria. La conferma dell’enorme distanza tra proposta offensiva e realizzazione. Due le situazioni offensive realmente pericolose. L’esterno di Dybala e il colpo di testa di Ndicka. Poi altre conclusioni facilmente controllabili da Maignain. Il dibattito sulle capacità degli uomini offensivi della Roma nelle conclusioni in porta resta dunque aperto e caldissimo. Undicesimo attacco del campionato. Dieci gol fatti. Gasperini dall’alto delle sue conoscenze conferma la possibilità di poter lavorare sul miglioramento dei tiri in porta. Un lavoro forte da concentrare soprattutto sul coraggio di andare a fare le cose dove realmente conta. Dentro l’area di rigore. I numeri del recente passato non aiutano molto. Ferguson, Dybala, Pellegrini, El Shaarawy e Bailey faticano da un po’ nel rapporto con il gol: tra la stagione attuale e quella precedente hanno segnato 15 gol in 5 . Baldanzi ne ha fatti pochi in carriera: appena 8 reti tra Empoli e Roma. Dovbyk e Soulé vanno meglio ma niente di effettivamente rassicurante: 2 gol in questa stagione per l’ucraino, 3 per l’argentino. Ora, peraltro, il secondo infortunio muscolare stagionale di Dybala toglierà a Gasperini l’uomo più talentuoso e con lui la possibilità di mettersi in campo con l’attacco di maggiore qualità, quello leggero. Un’opzione che consente all’allenatore di partire con la formazione formata dagli uomini scelti in questa fase. Quelli di cui si fida di più. Falsi nove alternativi a Dybala non ce ne sono e allora per qualche partita la Roma tornerà a giocare col centravanti. Ma vero o falso nove cambia poco. La soluzione del problema gol è la grande sfida di Gasperini. La qualità del lavoro svolto finora è ben visibile ma si ferma di fronte ai limiti di un reparto finora imballato e troppo legato alla immensa classe di Paulo Dybala diventata quest’anno ancora più centrale e indispensabile. È il solito cane che si morde la coda. Dybala rimane il miglior talento della Serie A e la Roma ne dipende come giusto che sia, ma deve fare i conti con gli infortuni muscolari che ciclicamente lo fermano. Una situazione tutt’altro che facile da risolvere.

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Paolo Assogna