L'ultima Spallettata di Luciano: Koopmeiners e il jolly di difesa che parte da sinistra

L’ultima è stata una Spallettata: Teun Koopmeiners, mister 51 milioni, centrocampista dal gol facile e con aspettative da leader, piazzato là dietro, come terzo difensore a sinistra, quasi a trovargli uno spazio per farlo tornare titolare nel nuovo giocattolo di Luciano. In realtà non è stato un regalo per Teun, ma la ricerca di una chiave tattica: la prima impostazione del gioco partendo dalla difesa, e la possibilità di aggiungere un centrocampista alla manovra, solitamente meno marcato dall’attaccante avversario. Non è nemmeno una novità, tra le idee nascoste nella confezione degli allenatori. E’ da una vita, ormai, che il pacchettino lo trovi in basso a sinistra. Pure il Milan, ad esempio, ha piazzato lì Pavlovic, ma con il compito da guastatore. Sempre terzo difensore di sinistra, ma pure lui attaccante aggiunto: avete visto il coast to coast contro la Roma, partendo dalla sua area di rigore per finire in quella avversaria, dopo una ottantina di metri di corsa forsennata? Straordinario Pavlo. Senza avere il piede raffinato di Koopmeiners, che quando si sgancia diventa regista aggiunto, ma con la forza muscolare e la struttura fisica. E sempre con lo stesso obiettivo: prendere di sorpresa l’attaccante pigro, che dopo la sua azione offensiva non è psicologicamente tarato per correre all’indietro. Insomma, sembra proprio che l’effetto speciale dei mister venga piazzato in difesa, per illuminarsi all’improvviso, e senza che gli avversari abbiano occhiali a specchio. Magari non sempre a sinistra questo è vero. Nel Napoli di Spalletti, l’attaccante aggiunto era Di Lorenzo, che partiva dall’altra parte, ma con la novità di inserirsi spesso in mezzo, in modo da diventare interno di centrocampo e di arrivare al tiro anche dal limite dell’area di rigore. E dell’Atalanta del Gasp non vogliamo parlare? Gian Piero non lavorava nemmeno sui terzini di fascia, quanto sui suoi difensori uomo contro uomo, in marcatura dedicata per tutta la partita. Eppure, completata l’azione difensiva, gli chiedeva di ‘sparigliare’, come nello scopone, di creare il diversivo, di piazzare almeno un difensore in avanscoperta. E così trovavamo De Roon che partiva da dietro, ma anche gente insospettabile come Toloi o Djimsiti, in area di rigore ma nell’altra, in quella abitualmente non frequentata. D’altra parte, con la nascita della difesa a tre, sono anni che almeno uno dei due ‘braccetti’ sia un centrocampista arretrato. In modo di favorire l’uscita palla e anche gli scambi di ruolo con il laterale che parte più avanti. Simone Inzaghi, nell’Inter, aveva messo nei tre un giocatore di fascia offensivo come Dimarco. E lo stesso ha poi ripetuto con Carlos Augusto. In modo che, in coppia o con Bastoni i tre si scambiavano i compiti di attaccare e difendere, quando non capitava l’occasione buona per costruire in tandem. In fondo, proprio nell’Inter è nata la prima alternativa rivoluzionaria di sinistra, dopo anni di WM, il sistema di gioco che prevedeva tre difensori fissi, custodi rispettivamente di ala sinistra, centravanti ed ala destra. E anche successivamente sebbene i tre fossero anche coperti alle spalle dal libero, sempre si trasformavano in francobolli da attaccare sulla punta avversaria. La prima figura di terzino offensivo, o ‘wing back’, appare negli anni ‘60, con Giacinto Facchetti, che esordisce in Serie A il 21 maggio 1961, comincia a giocarle tutte dalla stagione 62-63 e nel 65-66 segna 10 gol in 32 partite. In carriera ne farà 59 in Serie A, tutti su azione: un record per un difensore. Secondo il maestro Gianni Mura, Facchetti faceva gol perché, a differenza degli altri ‘terzini d’ala’, convergeva verso il centro per arrivare al tiro. Un anarchico. O forse un esuberante. Certamente una musa ispiratrice per i nuovi artisti della panchina.

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Stefano De Grandis