Rivoluzione Allegri, il signore degli scontri diretti

Nel giro 12 mesi il mondo, in casa Milan, si è ribaltato. Un anno fa di questi tempi Fonseca annaspava con 19 punti dopo 13 giornate, il Milan di Allegri ne ha raccolti 28. 9 in più. Non sbaglia mai gli scontri diretti: ha battuto Inter, Roma, Napoli e mettiamoci anche l'orgogliosa e solida Lazio. Ha pareggiato in trasferta con la Juve, masticando amaro per il rigore fallito da Pulisic. Ha lasciato punti a sorpresa con le provinciali: appena due contro Cremonese, Pisa e Parma. Nel calcio spesso si attaccano etichette sulla base di risultati semplicemente casuali, in questo caso però monta il sospetto di una squadra – per le caratteristiche dei giocatori in rosa – più adatta ad affrontare squadre forti che lasciano giocare, piuttosto che piccole che si coprono, corrono e sfruttano al meglio le ripartenze. Anche contro la Lazio, costretta per necessità a coprirsi, il Milan ha faticato, trovando il gol con una bellissima azione che ha nuovamente proiettato alla ribalta Rafa Leao. Sul portoghese Allegri sta facendo un grande lavoro: nella passata stagione l’attaccante soffriva San Siro, il gol era diventato un tabù. Ora è già a quattro, più un quinto in trasferta. Senza un centravanti di ruolo, a parte il volenteroso ma a zero gol Gimenez, il contributo realizzativo di Leao e Pulisic diventa fondamentale. I due, poi, sono imprescindibili anche per dare imprevedibilità alla manovra. Cosa manca Allegri ha costruito una squadra solida che si esalta ndll'essenzialità. È il trionfo del corto muso, dell'esaltazione del risultato. È quello di cui aveva bisogno il Milan, reduce da una stagione imbarazzante. L’allenatore è stato formidabile nel dare un'identità a tempo di record alla squadra. Ha plasmato le sue idee con le caratteristiche dei giocatori. Ha studiato bene Tomori e Pavlovic decidendo che difendere a tre sarebbe stata la soluzione migliore. Ha protetto Modric con due interni forti fisicamente come Rabiot e Fofana. Non ha tardato a preferire il rampante Bartesaghi all'indecifrabile Estupiñán. Il suo Milan non gioca un calcio spettacolare ma ha lampi di qualità, come l'azione che ha portato al gol partita di Leao contro la Lazio. Alla lunga il problema può diventare l'assenza di un centravanti che faccia vincere le partite ‘sporche’. A meno che Gimenez non decida di rimettersi a segnare come faceva non solo in Eredivisie ma anche in Champions. Ma ormai la strada sembra segnata. Allegri in attacco ha scelto la coppia Pulisic-Leao senza un centravanti di ruolo. Il problema è la carenza di alternative: Gimenez non segna; Nkunku è irriconoscibile. Forse a gennaio la società dovrà intervenire sul mercato, soprattutto se la squadra dovesse essere esaltante come quella attuale. Perché il Milan ormai si è iscritto a pieno titolo alla corsa scudetto. Anche se Allegri predica calma e ribadisce che l'obiettivo sia il quarto posto. Ma forse e proprio lui il primo ad avere altre ambizioni.

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Rivoluzione Allegri, il signore degli scontri diretti

Maurizio Compagnoni