A Firenze è sempre più complicato fare sport: la crisi non è solo del calcio

Doveva lottare per un posto in Champions League e, invece, la Fiorentina rischia di festeggiare il suo centenario, nell’agosto del 2026, in serie B e, per di più, in uno stadio di cui non si conosce ancora con chiarezza la data finale della sua lenta ristrutturazione. La scorsa estate, la squadra era stata cambiata profondamente; prima di tutto con il ritorno in panchina di Stefano Pioli gradito a tutta la città; e, poi, con un mercato caratterizzato da molti innesti, in tutti i reparti, con buoni giocatori da cui era lecito aspettarsi un salto di qualità che, finora, non c’è stato. Ci riferiamo a Fazzini, Sohm, Nicolussi Caviglia e Piccoli che, provenendo da squadre impegnate nella lotta per non retrocedere, avevano la possibilità di esprimersi al meglio, entrando in una società di prestigio, impegnata pure nella vetrina di una delle tre competizioni europee. Questa scelta si è rivelata sbagliata. Meglio, forse, puntare su giocatori provenienti da grandi club come Cataldi, Bove e Adli e che non avevano trovato continuità nelle formazioni titolari di Lazio, Roma e Milan, preferendo rilanciarsi a Firenze per cercare, anche, di rientrare nel giro della nazionale. I dirigenti della Fiorentina, durante la scorsa estate, non avevano mai nascosto l’ambizioso desiderio di poter conquistare, dopo due finali perse, la Conference League e, per questo, avevano rinnovato, dopo una lunga trattativa, il contratto del suo giocatore di punta: Moise Kean autore di una stagione strepitosa con Raffaele Palladino nella passata stagione. I sogni estivi della Fiorentina e di tutta Firenze, però, hanno dovuto fare i conti con una realtà completamente diversa e difficile da accettare. Un vero e proprio incubo. Dopo 13 giornate di campionato, la Fiorentina, infatti, è ultima in classifica in compagnia del Verona. I Viola hanno racimolato appena 6 punti senza aver vinto ancora una partita: solo 6 pareggi e ben 7 sconfitte. Un ruolino disastroso e che, statisticamente, prevede una retrocessione senza scampo. Se la squadra del nuovo allenatore Paolo Vanoli, subentrato lo scorso 7 novembre a Stefano Pioli, non dovesse battere il Sassuolo e il Verona nelle prossime due giornate, lo spettro della serie B potrebbe diventare una triste realtà. Il modo peggiore per festeggiare il centenario. A questo punto, il cammino europeo in Conference League passa in secondo piano; la Fiorentina è scesa dalla prima alla 17esima posizione in classifica dopo le due clamorose sconfitte contro il Mainz e l’AEK di Atene. Una posizione che non qualificherebbe i viola direttamente agli ottavi di finale ma solamente ai playoff. Al momento del sorteggio e della composizione del calendario, le ambizioni erano ben diverse. ‘Uno sfascio’ verrebbe da dire; uno sfascio che si sta concretizzando e sovrapponendo sempre di più con quello dello stadio Artemio Franchi, i cui lavori di ristrutturazione continuano ad avanzare molto, troppo lentamente. Tanto che l’amministrazione comunale ha dovuto ammettere, a malincuore, che sarà praticamente impossibile poter festeggiare il centenario prima che sia totalmente ristrutturato. Per il presidente Rocco Commisso e per tutta la città, questa notizia è stata una mazzata nel cuore. Un’altra batosta per i tanti tifosi che speravano di vivere un momento storico nello stadio dove sono stati conquistati gli unici due scudetti del 1956 e del 1969. Al contrario delle vicende calcistiche dei Viola, la moda, l’arte e il turismo continuano a trascinare e a essere il motore economico di Firenze, vera capitale del Rinascimento. Gli stranieri vengono da tutto il mondo per ammirare i suoi monumenti e i tanti musei a partire dalle Cappelle Medicee e da quella Brancacci con gli affreschi del Masaccio e Masolino da Panicale; per non parlare della Galleria degli Uffizi o della cupola di Filippo Brunelleschi. Un elenco infinito di opere d’arte che spesso hanno anche causato ai visitatori la sindrome di Stendhal. La stessa mostra dedicata, quest’inverno, al Beato Angelico, a Palazzo Strozzi e al Museo San Marco, sta riscuotendo un successo strepitoso di visitatori. Tutto ciò ci fa pensare, allora, che la crisi di Firenze sia tutta concentrata nella realtà sportiva perché dietro la fallimentare stagione dei Viola c’è quella di tante altre discipline totalmente scomparse dopo aver ottenuto successi importanti nel passato. Pallanuoto, pallavolo e pallacanestro Per decenni la pallanuoto ha entusiasmato tutta la città. La Rari Nantes Florentia vanta nel suo palmares 9 scudetti, 1 coppa Italia e 1 Coppa delle Coppe. Per anni Gianni De Magistris è stato prima il giocatore e poi l’allenatore più rappresentativo del ‘settebello fiorentino’. La crisi della pallanuoto è iniziata con la prima retrocessione nel 2015 e la squadra non è più tornata ai livelli del passato. Per non parlare della pallavolo con i 5 scudetti vinti dalla Ruini a cavallo tra il 1964 e il 1973 nel piccolo palasport dell’ITI in via Dei. Dopo la retrocessione del 1974, il sestetto di Mattioli, Nencini e Bellagambi conobbe un rapido declino e vani sono stati i tentativi di riportare Firenze nell’élite del volley, prima con la Gandi Cus Firenze nel 1983 e, successivamente, con la Centromatic negli anni 90. Stesso discorso per la pallacanestro che, con la Liberti Firenze, ha avuto una apparizione in serie A1 di appena quattro stagioni. In quegli anni il nuovo palasport del campo di Marte, sempre tutto esaurito, fu calpestato da giocatori come John Ebeling e J.J. Anderson sapientemente allenati dal coach Rudy D’Amico. Sono solo bei ricordi che oggi fanno i conti con una realtà sportiva ben diversa. Ecco di conti dobbiamo parlare tanto per cambiare perché questo è, forse, la causa della crisi sportiva di Firenze. Una città importante ma troppo piccola anche economicamente per poter competere con le grandi società italiane e straniere. Soprattutto nel mondo del calcio, dove servono risorse sempre maggiori per restare a certi livelli. La Fiorentina può disporre di budget molto più contenuti e i tifosi non possono pretendere che i presidenti spendano milioni di euro a fondo perduto. Questo lo ha capito anche Rocco Commisso, attuale proprietario della società Viola che fin da subito ha avuto ben presenti i limiti economici della società. In particolare dopo la mancata realizzazione dello stadio di proprietà nel quartiere di Novoli. Firenze e i fiorentini devono capire i propri limiti economici e strutturali della città. Ciò non vuol dire rassegnarsi a un ruolo di secondo piano; ma competere con Juventus, Milan, Inter, Napoli, Roma e Lazio diventa sempre più proibitivo. Per non parlare del mercato internazionale. Ci sono alternative alla gestione sportiva di Rocco Commisso? C’è qualche imprenditore fiorentino che ha voglia di investire capitali propri nel mondo del calcio? Finora non si è visto nessuno. Firenze cerchi di abbandonare la sua solita vena critica e polemica e guardi in faccia la realtà. A tutta la città conviene tenersi stretto Commisso e stringersi intorno alla squadra sostenendola fino alla fine. La retrocessione potrebbe aprire scenari ancora più negativi e dai quali potrebbe essere difficile potersi riprendere. Basta vedere cosa è successo alla Sampdoria o al Bari, due piazze che, come Firenze, meritano un posto nell’élite del calcio italiano.

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A Firenze è sempre più complicato fare sport: la crisi non è solo del calcio

Tommaso Liguori