L'arte di saper aspettare: gli esuberi diventano oro

Lo sapete qual è il giocatore più affidabile della Lazio attuale? È Toma Basic, fuori lista in avvio di stagione, e reinserito da Sarri a fine settembre per la morìa di centrocampisti titolari. Da allora, dieci partite di fila, un gol, due assist, e l’impressione di trovarsi di fronte a un giocatore COMPLETO: intelligenza tattica, duttilità, fisico, gran calcio con il sinistro. Possibile, per un ragazzo che non aveva lasciato tracce nelle prime quattro stagioni? All’improvviso è così, non ci sono dubbi. Porte girevoli: quando si è aperto lo spazio per entrare, Toma ci si è buttato dentro. Ha cominciato a correre, dimenticando la fatica dei primi quattro anni, tra le difficoltà di inserimento e le esclusioni dalla rosa seguite al rifiuto di andar via in prestito. Toma ha accettato solo di giocare mezza stagione a Salerno, senza lasciare tracce. Per il resto ha vissuto per il resto ai margini della squadra, spesso fuori dalla rosa dei convocabili. Deluso, avvilito, ripudiato. Fino all’improvviso ingresso in campo, dove ha messo piede per non uscirne più. Sarri, che ha avuto il merito di rivolerlo in rosa, ora lo definisce il primo degli incedibili; e la società vuole rinnovare un contratto di cui si aspettava solo la scadenza. Boom. Nemmeno nelle favole natalizie. Il lieto fine che piace a tutti. Nella Lazio attuale non è nemmeno l’unico caso. Anzi, la formazione titolare, spesso, è piena di ex esuberi. Dopo la solita estate a caccia di una piazza dove parcheggiarlo, dopo i prestiti a Empoli e Parma, Matteo Cancellieri ora ha spazio in biancoceleste. Il dietrofront, dopo la mononucleosi che ha atterrato Isaksen durante il ritiro estivo; allora ecco Matteo, tre gol in due giornate tra settembre e ottobre e nuova prospettiva. Gli altri in bilico sono Mandas e Dele Bashiru, due tra quelli che hanno contribuito a far fuori il Milan dalla Coppa Italia. E poi c’è il caso di Noslin: voluto fortemente da Baroni nella stagione scorsa, e pagato salato dalla Lazio, circa 16 milioni di euro. L’olandese ha certamente deluso le aspettative. Baroni, conosceva le sue potenzialità, mentre Sarri non lo ha proprio considerato. Mai in campo, nemmeno per spezzoni di partita. Ignorato anche durante il lungo infortunio di Castellanos: sempre titolare Dia – mai convincente – e Noslin nemmeno alternativa in corso. Solo pochi minuti, oppure nessuno, riserva anche di un improbabile Pedro 'falso 9'… Noslin ha campato di 'elemosina': otto minuti con il Torino, e poi appena tre con il Lecce, per far rifiatare i compagni. Briciole, con cui ha ricavato un pasto ricco. Contro i granata si è guadagnato un rigore prezioso per strappare un punto nel recupero. Mentre contro il Lecce ha addirittura segnato il gol per chiudere la storia. Scampoli di elettricità, una scossa alla volta, per diventare almeno una possibile alternativa. Come contro il Milan in Coppa Italia o con il Bologna, quando diventa - EVVIVA! - il primo cambio allo spento Castellanos. “Sono convinto anche io che possa darci una grossa mano”, ora dice Sarri. Perché esiste la caduta, ma anche il riscatto. Un paio di stagioni fa, nella Roma, Celik e Shomurodov erano coperti di fischi. Esempi di una squadra con poca qualità e non all’altezza di un allenatore come José Mourinho. Claudio Ranieri un anno dopo li ha rispolverati, restituendo valore a loro e alla squadra. Mentre Gasperini non ci pensa nemmeno, oggi, a togliere dai titolari Celik. Noa Lang, a Napoli, si era lamentato dello spazio negatogli da Antonio Conte. "Non ho capito cosa mi abbiano preso a fare", aveva confidato ai giornalisti del suo Paese. Poi Conte ci ha ripensato, rimodellando una squadra che non gli piaceva più: spazio al tridente con David Neres e lo stesso Lang ai lati di Hojlund. Sempre due ali, nelle ultime cinque partite vinte, anche adesso che non ha più centrocampisti a disposizione. Dovrebbe pensarci anche Luciano Spalletti, a valutare tutte le carte a disposizione, nella Juventus che segna poco, e mai con il centravanti. Perso Vlahovic per infortunio, si è inventato Yildiz 'falso 9' pur di non concedere chance né a David né a Openda. Un esperimento che ha finito per azzerare il turco e mortificare gli ultimi attaccanti acquistati. I due non sono pronti per la Juve? Certamente è così, ma a volte può essere utile lasciare la porta socchiusa: concentrandosi per bene, magari si riesce a intravedere la luce.

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L'arte di saper aspettare: gli esuberi diventano oro

Stefano De Grandis