Pulisic, Leao e Nkunku: la metamorfosi allegriana del Milan

Leggere le prime pagine dei giornali sportivi, oggi, era quasi esercizio monotematico: mega foto di Pulisic e gioco di parole legato a quella ‘febbre’ che ha rischiato di mandarlo a tappeto ma che, invece, a tappeto ha mandato il Torino. Attenzione, però: ‘monotematico’ non vuol dire ‘monotono’, perché il secondo è indice quasi di noia o di banalità. A Pulisic non appartengono né l’una, né l’altra. Anzi, la sua presenza a Torino, ieri, è stata l’indice di cosa sia successo in casa Milan in questi mesi e di un primo posto che, lo ribadiamo, ormai non è davvero più casuale. Chiesa al centro del villaggio Partiamo, ancora una volta, da quel nome e quel cognome che hanno reso la Milano rossonera di nuovo veramente al centro del calcio italiano: Massimiliano Allegri. Era stato preso in estate per provare a raddrizzare le cose. Con calma, magari, ma comunque con l’obiettivo di ritornare subito in Champions. È troppo presto per tirare tutte le somme, è evidente, ma che l’allenatore sia riuscito a riportare davvero la chiesa al centro del villaggio è palese: il Milan è tornato a essere competitivo, vive con un entusiasmo rinnovato, con una partecipazione attiva da parte dei tifosi ma anche dei giocatori. Che vogliono esserci, nonostante tutto. Pulisic e Leao: di nuovo Nonostante tutto davvero. Pulisic fino al giorno prima della partita era “morto a letto”, ha detto dopo la sfida contro il Torino. È venuto comunque in Piemonte e si è seduto in panchina. Non faceva caldo, possiamo garantirlo. Poi è sceso in campo e ha fatto vedere quello che è davanti agli occhi di tutti: doppietta decisiva, che porta a 7 i gol in Serie A e a 9 le reti complessive tra tutte le competizioni, per 550’ giocati. Non aveva mai fatto così bene, Pulisic, a inizio campionato ed è anche per merito suo se il Milan si ritrova con 11 punti in più rispetto alla scorsa stagione . È un po’ il protagonista di questo inizio stagione, lui che in questo Milan ha dimostrato di saper giocare in almeno tre ruoli. Deve ancora dimostrare, invece, di saper giocare da punta Rafa Leao. Che però è in crescita anche, se non soprattutto, per l’atteggiamento. La prova? L’infortunio all’adduttore che lo ha costretto al cambio decisamente anticipato. È corso nello spogliatoio, si è fatto la doccia ed è tornato in panchina a sostenere i suoi compagni, con tanto di scatto per esultare al gol nonostante la gamba dolorante. Quando si dice ‘riportare la chiesa al centro del villaggio’ da parte di Allegri, si intende proprio questo: una mentalità cambiata, un sentirsi parte di un progetto collettivo che può far tornare il Milan a vincere o quantomeno a entusiasmare davvero. L’ultimo obiettivo? In ordine cronologico, quello di rivedere anche il Christopher Nkunku dei fasti della Bundesliga. È la prima volta che gioca una gara intera, e nel secondo tempo è stato convincente. Da lì può ripartire lui e da lì può ripartire Allegri. Sarebbe un altro segnale di come al Milan si possa crescere tutti insieme. L’ennesimo.

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Peppe Di Stefano