Da portiere a portiere: cosa ha di speciale Marco Carnesecchi

Cinque clean sheet in Serie A e quattro in Champions League, diciassette gol subiti in campionato e appena quattro in Europa, sesta miglior difesa in Italia e quinta in Champions. Dietro a questi ottimi numeri c’è il grande lavoro di Gian Piero Gasperini e di tutti i suoi giocatori. Sì, perché come ripetiamo spesso, la fase difensiva è fatta da tutti i giocatori in campo, non solo dai difensori. Buona parte del merito però – lasciatemelo dire – è di Marco Carnesecchi, che in questa stagione sta facendo molte parate fondamentali e diventando sempre più un portiere decisivo. Prima di parlare nello specifico di Carnesecchi, devo fare alcune precisazioni. Per arrivare a giocare in Serie A, tutti i portieri devono avere qualità tecniche e fisiche importanti, altrimenti non potrebbero giocare in un campionato così importante e difficile. Ciascun portiere ha i suoi punti di forza e le sue debolezze, ma a livello tecnico e soprattutto fisico per arrivare in A devi essere a un’eccellenza. Detto questo, se tutti i portieri di Serie A hanno queste qualità fisiche e tecniche, qual è la differenza tra un portiere di ‘alto livello’ e uno ‘normale’? Il portiere è di ‘alto livello’ è quello che riesce a incidere sulla squadra. Mi spiego meglio. ‘Incidere’ significa riuscire a trasmettere tranquillità e personalità ai propri compagni, significa prendersi responsabilità nei momenti chiave della partita. E più giochi in una squadra di alto livello, più questo saper ‘incidere’ è importante. Quando giochi in squadre che subiscono tanti tiri, è facile esaltarsi ed essere protagonisti. È molto più complicato quando subisci uno o due tiri a partita. Per riuscire a essere decisivo in una squadra che subisce poco devi essere un riferimento per i compagni a prescindere dalla grande parata, essere in grado di farla quando serve, ma saper anche accettare di non essere protagonista quando non sei chiamato in causa senza avere cali di tensione. E per fare questo serve avere una grande forza mentale. Queste per me sono le caratteristiche di un portiere di 'alto livello'. Carnesecchi è un portiere di ‘alto livello’? Sì, perché in lui riscontro quello che ho appena spiegato. Sa trasmettere sicurezza alla difesa e ha una forte personalità. Di lui mi piace molto l’atteggiamento che ha nei confronti dei compagni. Dopo una parata o un gol subìto, io guardo sempre la reazione del portiere e devo dire che lui comunica in maniera sempre positiva e giusta. Rispetto ai miei tempi, oggi i portieri tendono a spettacolarizzare molto di più le reazioni, ma Carnesecchi mi sembra sempre misurato. Non colpevolizza i compagni e ha un buon modo di comunicare. Oltre a questo, è senza dubbio uno dei migliori portieri tra i pali nella 'copertura della porta'. A volte in alcune sue parate rivedo Buffon, perché come Gigi ha una grande reattività ed è molto elastico e veloce nella lettura del gioco. Non è potente come struttura fisica, ma ha un'elasticità muscolare che gli consente di fare parate eccezionali. Mi piace molto anche fuori da pali, perché è un portiere coraggioso. Si prende le sue responsabilità e ha un modo di attaccare l’avversario molto efficace. La parata a ‘croce’ e una mia considerazione Per come giudico io il modo di parare, in alcune occasioni gioca un po’ troppo di ‘opposizione’. Si predispone per chiudere il più possibile lo specchio della porta piuttosto che impostare la parata. È uno stile specifico che fa parte del bagaglio tecnico di molti portieri di questa generazione e indiscutibilmente ha i suoi vantaggi. Io però credo che per la grande reattività che ha Carnesecchi in alcune situazioni, quando l’avversario non è così vicino, possa anche permettersi di reagire sul tiro, aspettare di intuire la conclusione e parare in maniera più ‘tradizionale’. Un esempio di quello che voglio dire lo abbiamo avuto domenica scorsa nella doppia parata che ha fatto contro il Cagliari su Piccoli e Zortea. Parata salvarisultato, ma quando lui respinge il tiro di Piccoli, si mette quasi inginocchiato e con le braccia larghe per chiudere lo specchio. Una posizione che in gergo è chiamata a ‘croce’. L’obiettivo di questa posizione è occupare più spazio possibile e farsi tirare addosso, come effettivamente avviene con Piccoli. Ma è una posizione molto statica nella quale è difficile reagire e di conseguenza indirizzare la respinta o cercare di trattenere il pallone. Su un tiro non forte e un po’ 'masticato' ne è uscita una respinta corta e centrale ed è servita una parata miracolosa successiva su Zortea. Ecco, forse considerando la sua grande reattività, gli consiglierei nelle situazioni in cui l’avversario non è troppo vicino di fidarsi di più del metodo tradizionale ed aspettare la direzione del tiro per impostare una parata più 'classica'. In cosa può migliorare Oggi si parla ancora di ‘gioco con i piedi’ ma secondo me è un concetto superato. I portieri della generazione di Carnesecchi sono tutti abituati e capaci a giocare con i piedi. Ai miei tempi si poteva dire “quel portiere sa giocare con i piedi e quell’altro no”, ma ormai tutti sanno farlo. Non è più un discorso di attitudine, ma un discorso di saper prendere velocemente la scelta giusta nel momento in cui sei coinvolto nella costruzione con la squadra. Gasperini aveva fatto una battuta dicendo “gli serve l’ammorbidente sui piedi” ma io credo non sia tanto una questione di capacità tecniche quanto di velocità di scelta. Un portiere bravo nella costruzione sa scegliere velocemente l’opzione migliore e quindi capisce subito dove giocare il pallone. Chi ci mette un po’ di più deve eseguire il gesto tecnico con più fretta e di conseguenza con meno precisione. Cosa gli manca per arrivare in Nazionale Nonostante la grande crescita e la sua ottima stagione, Carnesecchi non fa ancora stabilmente parte della Nazionale. Anche qui serve una piccola precisazione. Per nostra fortuna l’Italia ha tanti ottimi portieri e sceglierne solamente tre non è facile. Rispetto a Donnarumma, Vicario e Meret, Carnesecchi è uscito un po’ più tardi e per me ha solo bisogno di tempo. Questa è in pratica la sua prima stagione da titolare ad alto livello ed è quindi normale che sia un po’ più indietro nelle gerarchie del Ct. L’esperienza di Cremona e l’alternanza con Musso all’Atalanta gli hanno permesso di crescere, limare alcune imperfezioni, ma soprattutto maturare una mentalità che secondo me è da portiere di alto livello. L’esperienza che sta acquistando in Champions sarà fondamentale per il suo futuro e penso che per vederlo in Nazionale in pianta stabile sia solo una questione di tempo.

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Luca Marchegiani