Io, Socrates e quella partita a beach volley...

Ci sono giorni nella vita di tante persone che resteranno scolpiti per sempre nella loro mente. Ci sono attimi che non vorresti passassero mai e in cui ti piacerebbe che il tempo si fermasse. Incontri casuali, improvvisi e imprevisti. Momenti che sono volati via ma che non hanno cancellato i ricordi e le emozioni avvolti, qualche volta, dalla nostalgia ma anche da un tocco di infantilismo che ci accompagna anche da adulti. Con la mia famiglia, ho trascorso tutte le vacanze estive dell’infanzia e della gioventù in Versilia, a Vittoria Apuana, una piccola frazione di Forte dei Marmi. Una località balneare con spiagge lunghe e curate alla perfezione con, alle spalle, la maestosità delle Alpi Apuane dove si trovano le meravigliose cave di marmo. In una di queste Michelangelo scelse il suo blocco per scolpire, alla fine del 1400, una delle sue opere più belle, ‘La pietà’, attualmente conservata nella basilica di San Pietro. I miei genitori ci hanno sempre portato nello stabilimento gestito da Roberto e Giuliana, i genitori di Paolo Rosi, centrocampista della Fiorentina, del Vicenza e della Sampdoria con cui ha totalizzato 52 presenze in Serie A. Paolo non si vedeva quasi mai nello stabilimento, perché era sempre impegnato nei ritiri precampionato. A Vicenza aveva giocato anche con Paolo Rossi che, nel 1982, ha avuto l’incauta idea di venirlo a trovare al mare dopo i mondiali del 1982. Ricordo benissimo che, dopo appena cinque minuti dal suo arrivo, fu costretto a fuggire al largo sul pattino di salvataggio del bagnino Franco, il sosia di Mario, il bagnino interpretato alla perfezione da Giorgio Panariello. Il mio giorno indimenticabile è arrivato nell’agosto del 1984. Era Ferragosto. La Fiorentina si era resa protagonista durante il calciomercato per un acquisto sensazionale: il brasiliano Socrates centrocampista della nazionale verdeoro. Il giocatore era stato acquistato dal Corinthians per oltre cinque miliardi di lire e gli era stato riconosciuto un ingaggio molto importante. Con il suo arrivo e quello di Gentile dalla Juventus, i Pontello avevano fatto uno sforzo economico importante. I tifosi viola avevano accolto con entusiasmo il campione brasiliano e avevano sognato per tutta l’estate sperando, finalmente, di poter lottare per i primi posti della classifica. La Fiorentina non vinceva un trofeo dalla coppa Italia 1974-75 e dalla coppa di Lega italo-inglese della stagione successiva. Quella stagione, però, fu fallimentare e sfortunata anche per la malattia che costrinse Picchio De Sisti a lasciare la panchina di Firenze. Ma torniamo a quel Ferragosto del 1984. Io e tutta la comitiva di amici, riunita in riva al mare per giocare a pallone, scorgemmo del movimento all’ultima tenda, quella vicina alle cabine, normalmente riservata ai clienti più ricchi e facoltosi. Avvicinandomi, facendo finta di niente, mi resi conto, con grande meraviglia, che sotto la tenda c’era proprio lui: Socrates, il dottore. Il giocatore aveva deciso di trascorrere un paio di giorni di riposo in Versilia prima della ripresa degli allenamenti. Ovviamente, nessuno di noi ebbe il coraggio di avvicinarsi per chiedere un autografo. Il bello, però, doveva ancora arrivare. Tutti i giorni, verso le 18, noi ragazzi ci riunivamo dietro le cabine per giocare a beach volley. Sei contro sei. Partite lunghissime, combattute, soprattutto, quando si cimentavano anche i nostri genitori. Nessuno voleva perdere. Si litigava anche ma, alla fine, tutto finiva con un bel bagno in mare prima di rientrare a casa per la cena. Ebbene, il 15 agosto 1984, dietro le cabine, mentre stavamo disegnando le righe sulla sabbia per delimitare il campo, si presentò Socrates. Ci guardò e ci chiese: “Posso giocare anch’io?”. Dopo un attimo di smarrimento, impazzimmo tutti di gioia e lo accogliemmo con un grande applauso. In quella partita indimenticabile ebbi il privilegio di averlo accanto. A quel tempo giocavo nella squadra Under 18 del Cus Firenze. Tra i miei compagni c’era Andrea Brogioni, alzatore che ha vestito anche la maglia della nazionale. Tra me e Socrates ci fu grande intesa. Ci alternavamo nel ruolo di alzatore e schiacciatore. Lui era un discreto pallavolista anche perché questo è uno degli sport più praticati in Brasile. Non ricordo come finì la partita che speravo non finisse mai. Ma ripenso ancora a quel giorno che mi ha reso felice di aver conosciuto un grande uomo. Il giorno seguente, dopo una lunga intervista rilasciata a Gianni Minà sotto la tenda, Socrates ci salutò tutti prima di rientrare a Firenze per gli allenamenti. Di lui mi resterà il ricordo di una bella persona che non aveva perso l’umiltà, pur essendo un campione e uno dei calciatori più apprezzati al mondo.

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