Da capitano a Ds: tutto in una notte. La storia di Simone Pesce

È il 7 maggio 2024, playoff di C, stadio Mario Sandrini di Legnago. Il Lumezzane perde 1-0 e termina la sua stagione. Simone Pesce, a 42 anni compiuti da un paio di mesi, lascia il calcio giocato. Per l’ultima volta toglie pantaloncini e maglietta e figuratamente appende le scarpe al chiodo. Il giorno dopo, l’8 maggio, con indosso giacca e cravatta, entra in sede a Lumezzane come nuovo direttore sportivo. La vita che cambia in poche ore, da calciatore a dirigente, da capitano a uomo mercato. Una carriera che finisce e una che inizia immediatamente dopo, e senza un attimo di pausa perché con il calciomercato aperto non c’è alcuna possibilità di fermarsi. Facciamo un passo indietro e vediamo chi è stato Simone Pesce da giocatore. Centrocampista mancino classe 1982, nasce a Sabaudia e da piccolo non gioca con i soldatini o con le macchinine, tra i piedi ha sempre e solo il pallone. Il suo sogno è diventare un calciatore. Anche perché il papà ha sempre fatto l’allenatore, a livello amatoriale, e Simone cresce respirando aria di spogliatoio. Muove i primi passi vicino casa, nel Latina, poi Guido Angelozzi lo nota e lo porta a San Benedetto, dove però non rimarrà. Il primo snodo della sua carriera arriva alla fine della stagione 2005/2006, con la Torres manca la promozione in B ma dopo qualche settimana la società fallisce e rimane senza squadra. Lo prende l’Ascoli, e Simone si ritrova in Serie A. Categoria che poi giocherà anche con le maglie di Catania e Novara . Nella parte finale della sua carriera gioca con la Cremonese e con la Feralpisalò, poi a 38 anni gli arriva la proposta di Lodovico Camozzi, nuovo patron del Lumezzane: società finita nell’Eccellenza lombarda ma con ambizioni di pronta risalita nel calcio professionistico. A lui e all’Airone, al secolo Andrea Caracciolo, chiedono di aiutare la squadra ad uscire dal mondo dilettantistico. Il primo anno arrivano secondi, il 2022 invece è l’anno della Promozione in Serie D. Caracciolo decide di lasciare il calcio e viene nominato presidente, Simone eredita la fascia da Capitano e continua a giocare. E arriva subito un’altra promozione, la Serie C è realtà. L’ultima stagione vede il Lumezzane arrivare ai playoff. Fino a quel 7 maggio, il giorno dell’ultima partita di Simone. Su come declinare la sua nuova vita nel calcio non ha avuto la certezza sino a circa un anno fa, prima era indeciso se fare l’allenatore o il dirigente. Poi ha capito che era il ruolo da Direttore Sportivo quello adatto a lui. Così durante l’ultima stagione da calciatore ha seguito il corso online e poi ha dato l’esame a Coverciano. E ora passa tutte le sue giornate al telefono per trattare. Acquisti, cessioni, prestiti. E’ questo ormai, e non più l’allenamento, il suo pane quotidiano. Ovviamente con tutto ciò che ne consegue. C’è chi ieri lo chiamava Simone in spogliatoio e oggi lo chiama “Direttore” incrociandolo per i corridoi della sede. E domani capiterà anche che a qualcuno dei suoi ex compagni dovrà spiegare che deve mandarlo via, che non rientra nel progetto, che sta prendendo un altro al suo posto. È la vita, la nuova vita. La precedente è durata più di 25 anni. Questa è appena iniziata. In bocca al lupo Simone.