Fabio Rispoli: la storia del pupillo di Fabregas

Aristotele sosteneva che tutte le grandi cose hanno piccoli inizi. Non poteva saperlo, ma anche nel calcio questa massima è spesso vera. Chi invece lo sa bene è Fabio Rispoli, partito come ‘uno dei tanti’ e oggi tra i migliori giovani del panorama italiano. Classe 2006, è di proprietà del Como ma gioca in prestito alla Virtus Verona, in Serie C. Lo scorso 10 ottobre ha esordito con la Nazionale Under 19 e prima di poche settimane fa nessuna Under Azzurra lo aveva mai chiamato. A cambiargli il destino è un signore che di calcio e talento se ne intende un pochino: Cesc Fabregas. Prima ancora di Fabregas, il primo e grande sostegno di Fabio è sempre stato la sua famiglia. Fin da quando era piccolo a ogni sua partita erano presenti i genitori, le tre sorelline più piccole e i nonni. Una buona parte delle tribune dei campi lombardi era sempre occupata dalla famiglia Rispoli, presente in massa per supportare Fabio nel suo sogno. Il calcio è da sempre passione e ossessione. Anche quando non gioca o si allena, vede partite in tv, si informa, studia e cerca di capire come migliorare. Dopo aver mosso i primi passi nel mondo del calcio all’Aldini, importante e storica società sportiva giovanile vicino a Milano, il Como decide di puntare su di lui. Nel nuovo club trascorre però un solo anno e così Fabio riparte dal Renate, dove resta per tre anni prima di fare ritorno proprio al Como. Dall’Under 15 fino alla Primavera con cui esordisce ad aprile 2023 giocando le ultime tre partite di quella stagione. Si distingue grazie alla sua qualità tecnica, ottime capacità nella gestione del pallone, buona intensità e poi calcia molto bene. Il talento insomma è fuori discussione ma nessuno sembra puntare su di lui. Il primo a farlo davvero è Cesc Fabregas, che nell’estate del 2023 diventa l’allenatore della Primavera del Como. Lo spagnolo mette al centro del suo Como proprio Rispoli, a cui affida le chiavi del centrocampo e di tutta la manovra offensiva. Tra i due c’è subito intesa e Fabregas rivela a Fabio di rivedersi in lui per caratteristiche tecniche e fisiche. Entrambi non sono molto alti, amano giocare con il pallone tra i piedi e inventare la giocata. Trequartista, mediano o mezzala, Fabio gioca ovunque ma soprattutto ha libertà di poter creare. Fabregas lo mette nelle condizioni di poter spaziare per il campo, lasciandolo libero da troppi compiti tattici. Una nuova svolta arriva con il passaggio di Fabregas sulla panchina della prima squadra al posto di Longo. Il giorno dell’annuncio lo spagnolo convoca Fabio e suo padre nel suo ufficio, gli rivela di voler puntare molto su di lui per il futuro e gli preannuncia che il club gli proporrà presto il suo primo contratto da professionista. Dalle parole ai fatti: il 13 novembre Fabregas diventa allenatore del Como, Fabio viene aggregato alla prima squadra; il 13 gennaio arriva l’esordio in Serie B contro lo Spezia, tre giorni più tardi la firma sul primo contratto. Nel giro di poche settimane cambia la vita di Fabio. Con il passare delle settimane il Como assapora sempre più il sogno della promozione in Serie A e, chiaramente, per Rispoli non c’è tanto spazio in campo. Ma Fabregas insiste nel farlo allenare con i più grandi per seguire la sua crescita da vicino. In estate, dopo la grande festa per il ritorno in A, si apre un nuovo scenario. Lo stesso Fabregas suggerisce a Fabio di andare a fare esperienza in prestito per poter poi giocare tra un anno in Serie A con il Como. Tornare a giocare in Primavera non è un’opzione, è importante ‘farsi le ossa’ in un campionato più competitivo. Con il suo entourage cerca l’opzione migliore tra estero e Serie C, dove invece poche squadre sembrano convinte a puntare su di lui. A frenare le trattative è la giovane età di Fabio. “È bravo sì, ma ha 17 anni…”. Il Como e Fabregas insistono però per farlo rimanere in Italia e, preferibilmente, vicino alla Lombardia per poterlo seguire con maggiore attenzione. Dopo una settimana di prova, la Virtus Verona lo accoglie in prestito. L’ambientamento non è facilissimo, ma quando inizia a scendere in campo tutte le difficoltà svaniscono. Dopo le prime quattro partite iniziate dalla panchina, diventa titolare e in dieci presenze realizza due gol e due assist. È tra gli Under 19 più impiegati di tutta la Serie C e tra i giovani che hanno fatto più assist. Tanti club che in estate non hanno avuto il coraggio di puntarci ora si mangiano le mani, mentre Fabregas continua a dargli consigli a distanza. Dopo ogni partita gli manda i suoi complimenti e lo incoraggia a migliorarsi. La fase di non possesso è il tallone d’Achille di Rispoli, che sta lavorando per riuscire a essere più incisivo anche senza il pallone tra i piedi, proprio come gli chiede Fabregas. Qualche anno fa, parlando di Wenger, lo spagnolo disse: "Al calciatore serve una persona che ogni giorno dica ‘ho fiducia in te, continua così’, uno che te lo dimostri con azioni. Wenger è stata quella persona per me". Lo scorso giugno parlando dei giovani del suo Como ha ribadito: "Per crescere servono allenatori che credono tantissimo nei giovani. Dietro ogni giocatore deve esserci sempre un allenatore che dà fiducia". Parole chiare, che spiegano il grande lavoro che Fabregas ha fatto e sta facendo con il giovane Rispoli. Un classe 2006 che ha rischiato di finire nel dimenticatoio e che ora si sta meritatamente prendendo la scena. È ‘bastato’ dargli fiducia…