Il primo 'altro' derby di Milano racconta tutta l'ambizione dell'Alcione

Metropolitana, linea rossa o lilla per andare allo stadio a vedere il derby. Fin qui, nulla di strano. Di solito è preferibile prendere la M5 con capolinea a San Siro, invece chi ha una fermata della M1 nelle vicinanze scende a Lotto e percorre un breve tratto a piedi. Stavolta però direzione e capolinea sono quelli opposti. Ci si ferma a Bignami o si va direttamente a Sesto San Giovanni, fermata Sesto Rondò, per andare allo stadio Ernesto Breda a vedere Alcione-Inter. L'Alcione è diventata la terza squadra di Milano, per la prima volta tra i professionisti nel 2024. Destino vuole che faccia parte del Municipio 7, lo stesso di San Siro, la sua sede è al centro sportivo Kennedy di via Alessio Olivieri 13, a 10 minuti di macchina dal Giuseppe Meazza. Dallo scorso anno, per il primo campionato di Serie C della sua storia, è ospite al Breda. L'Inter invece è l'Inter Under 23, la seconda squadra voluta dalla società e creata in estate per svezzare nel professionismo le leve del settore giovanile, sulla scia di quanto fatto già da Juve, Atalanta e Milan. Così, nella casa della storica Pro Sesto, si gioca un derby di Milano tutto nuovo, anticipo della 10^ giornata del girone A di Serie C. Ed è pure un big match, con i baby nerazzurri quinti, con una partita in meno e a due punti dai cugini orange. Arancione e blu sono da sempre i colori sociali del club, gli stessi del martin pescatore, uccello noto pure come alcione e rappresentato nel logo. Volatili e rettili, sfida curiosa anche dal punto di vista zoologico. Alcione, cenni storici Non troppo noto a livello nazionale, l'Alcione è stato da sempre una delle realtà più attive di Milano a livello giovanile e la sua parabola si è intrecciata con alcune figure centrali della storia della città. Fondato nel 1952 da Ennio Di Ponzio, presidente-allenatore, al comando del club ci sono stati anche Ernesto Pellegrini, prima di diventare numero uno dell'Inter, e Carlo Tognoli, ex deputato, sindaco di Milano per 10 anni , ministro del Turismo e dello Spettacolo e per i problemi delle aree urbane negli anni Novanta. Il più famoso e prestigioso degli orange resta Giuseppe Dossena, campione d'Italia e del Mondo. Tanti dopo di lui sono partiti dal centro Kennedy per fare strada. Tra i più noti Alessandro Pistone, Andrea Caracciolo e Nicolò Rovella. Al vertice della società c'è Giulio Gallazzi, un campione d'Europa di football americano: nel 1987 era il capitano della Nazionale trionfatrice a Helsinki. Fuori dal campo ha intrapreso una carriera di successo in ambito manageriale. Oggi è il Ceo e Chairman di Sri Group, gruppo internazionale attivo nella consulenza finanziaria. All'Alcione dal 2021, fino a pochi mesi fa è stato co-presidente con Marcello Montini, che ha deciso di lasciare carica e quote lo scorso aprile dopo 11 anni nel club. La ristrutturazione societaria ha poi visto l'ingresso a inizio ottobre di due nuovi soci: il 30% è stato rilevato da Umberto Petricca, presidente del Gruppo UPZ, specializzato nella realizzazione di infrastrutture di grandi dimensioni, il 10% invece è andato ad Alberto Vigo, professionista della finanza e del private equity. Figure che, come sottolineato nel comunicato del club, diventano “player strategici nel processo di costruzione del nuovo stadio e del nuovo centro sportivo”. Solo nel 2021 arrivava la prima promozione in Serie D. Oggi c'è l'ambizione di inserirsi nelle abitudini sportive di una città molto polarizzata dalla rivalità tra Inter e Milan. La volontà di rendere ancora più solido il legame con Milano e i suoi abitanti ha previsto il tentativo di giocare i match casalinghi all'Arena Civica 'Gianni Brera', lì dove ha disputato e vinto la prima partita della sua storia la Nazionale Italiana. Oggi però l'impianto, ex casa dell'Inter prima di San Siro, non ha i requisiti per ospitare incontri di Serie C. Allora, tutti al Breda. Non c'è derby senza un po' di pepe L'Inter ha affidato le sue promesse a Stefano Vecchi, perfetto conoscitore del campionato e del mondo nerazzurro. Nel 2023 è stato promosso in Serie B con la Feralpisalò e nelle ultime due stagioni l'ha solo sfiorata col Vicenza. Nel 2017/2018 guidò Icardi e compagni per poche partite dopo gli esoneri di de Boer e Pioli, le soddisfazioni se le toglieva portando alla vittoria i vari Manaj, Pinamonti e Zaniolo tra campionati e Coppe Italia primavera. Oggi, sulla falsariga della prima squadra, schiera la sua Inter con il 3-5-2. Colpisce però la posizione ibrida di Kamate, mezzala in fase difensiva e più trequartista/ala destra in attacco. Chissà, forse quello che in estate Chivu aveva pensato di fare con Lookman. Proprio un cross del numero 10, classe 2004, pesca La Gumina in area per il comodo vantaggio al 41'. L'ex Sampdoria, assieme al difensore Prestia e al centrocampista Fiordilino, compone il trio di senior che dà ordine ai promettenti ragazzi attorno a loro. Come l'attaccante Lavelli, 19 anni non ancora compiuti e un grande spunto in profondità per conquistare, nel recupero del primo tempo, il rigore della doppietta di La Gumina. Un rigore contestato dai padroni di casa, che invano provano a sfruttare il Var a chiamata per farlo togliere. Mentre l'arbitro va al monitor a rivedere il contatto, una fiumana di bambini si riversa a bordo-tribuna sopra le panchine, il più vicino possibile all'arbitro per suggerirgli cosa fare. Gli steward, con un po' di fatica, provano a riportarli ai loro posti. Fanno parte del settore giovanile dell'Alcione, da sempre il fiore all'occhiello del club. Sono loro a trascinare un pubblico numeroso e composto. Le tribune lato telecamere sono piene, ma non c'è un tifo organizzato che le trascini. In compenso appare l'ex bomber Marco Borriello in quota vip. I bambini protestano, si entusiasmano, intonano “Alcione, Alcione” per incitare la squadra e fischiano quando, dalla parte opposta, si sentono gli interisti cantare. Decine di tifosi seguono anche i più piccoli, alcuni provengono dalla vicina Brugherio, stando a uno dei tre striscioni appesi. Forti del risultato, si lasciano andare anche al famoso coro “E per la gente che”. Davvero un derby come si deve. Il secondo tempo segue un canovaccio standard. Il pubblico di casa si accende su un paio di illuminazioni del numero 10 Jonathan Pitou, ma restano lampi isolati. Dopo un ottimo primo tempo l'Inter si abbassa e prova a ripartire, le occasioni migliori per il tris arrivano tutte in fuorigioco. Scottati dal rigore, i tifosi dell'Alcione chiedono falli e cartellini a più riprese, senza scadere mai nella volgarità. Si applaudono i giocatori che escono, si borbotta al massimo per qualche passaggio mal calibrato e per qualche punizione invitante che si perde nel prato dietro la porta del giovane interista Calligaris . I bambini dell'Alcione continuano a gridare e vengono premiati dal gol di Michele Marconi al minuto 83. Cresciuto nel settore giovanile dell'Atalanta, in Serie A è stato una meteora, in grado però di segnare un gol contro il Genoa nella sua stagione d'esordio nel 2008, allenatore Del Neri. Fino al 2023 ha giocato in Serie B, toccando anche la doppia cifra di gol col Pisa per un paio di stagioni. Oggi è la chioccia di un gruppo in cui 20 giocatori su 28 sono nati dal 2000 in poi, della rosa è l'unico ad aver visto il rigore di Baggio a Pasadena. Aveva circa 5 anni. La rimonta si infrange sulla concretezza dei nerazzurrini, così saggi e generosi da regalare un paio di palloni ai tifosi in tribuna a suon di spazzate. Vecchi a fine partita è contento: “Ero curioso di affrontare uno scontro diretto, ci stiamo calando bene nella categoria. C'è molto orgoglio per la presenza di una doppia realtà milanese con lo stesso obiettivo, ai miei tempi l'Alcione era già il top a livello di formazione di giovani calciatori”. Le missioni dell'Alcione In conferenza stampa l'allenatore Giovanni Cusatis, un passato da assistente di Sannino al Watford e all'Alcione dal 2021, lo ribadisce a chiare lettere: “Loro si chiamano Under 23, ma anche noi ci andiamo molto vicino. È stato un orgoglio rappresentare il nostro club in una partita simile. La vocazione della società è quella del settore giovanile, diamo spazio a ragazzi validi che devono crescere e questo è il posto giusto per farlo senza troppe pressioni e potendo permettersi di sbagliare”. E di sbagli ne sono stati commessi pochi, se si pensa alla salvezza tranquilla dello scorso anno e all'ottimo inizio di stagione. L'adozione di questa policy non diventa un alibi e non maschera le ambizioni crescenti: “Il DNA della nostra società prevede di fare sempre un passo in avanti, perciò puntiamo a qualificarci per i playoff valorizzando sempre le nostre risorse, nella rosa della prima squadra ci sono 6/7 elementi cresciuti con noi”, spiega a Insider il direttore sportivo Matteo Mavilla. Come in ogni progetto che si rispetti, c'è grande attenzione verso le infrastrutture. Il presidente Gallazzi ha espresso spesso la voglia di costruire un nuovo stadio di proprietà e la soluzione sarebbe stata individuata a Settimo Milanese, comune dell'hinterland poco distante dal quartiere di San Siro. “Una società acquisisce valore col proprio stadio, è il primo obiettivo ed è basilare per continuare a sognare e creare un nostro seguito ancora più numeroso. Milano ha un grande bacino, tra giovani e simpatizzanti c'è uno spazio che dobbiamo meritarci con i risultati”, dice Mavilla. Come sarà il progetto del nuovo stadio? “Ci saranno due campi a undici, uno per la prima squadra e uno per la Primavera, oggi impegnata nel campionato Primavera 3. Capiremo poi se portare lì anche fasce più piccole”, illustra Riccardo Bellotti, responsabile del settore giovanile. “Non abbandoneremo però il Kennedy, la nostra fortezza. Anche lì abbiamo due campi a undici, oltre a due campi a 5 che ci permettono di allenare tutte le nostre squadre e quelle della nostra affiliata, l'Alcione Talent”. Le formazioni giovanili dell'Alcione coprono l'arco dalla Primavera fino all'Under 7, mentre l'affiliata svolge solo attività di base dall'Under 13 all'Under 8. “Essendo una squadra professionistica, per regolamento federale disputiamo campionati provinciali sotto-età fino all'Under 12. L'obiettivo è evitare che si crei una disparità nelle prestazioni e nei risultati tra club professionistici e non. Nell'Alcione Talent ci sono ragazzi che magari hanno uno sviluppo fisico tardivo e faticherebbero a emergere contro avversari più grandi di loro. In questa maniera continuiamo a monitorare la loro crescita”. L'Alcione ha circa 250 tesserati a livello giovanile, a cui sommare i 150 dell'Alcione Talent. 350 bambini e ragazzi che si sentono parte di una famiglia, che vanno al Breda a sostenere la prima squadra per il derby, sperando di giocarne uno loro in futuro. Probabilmente nel nuovo stadio di Settimo. Non sarà proprio Milano, così come Sesto, ma poco importa. D'altronde il primo Inter-Milan, 18 ottobre 1908, venne giocato addirittura a Chiasso, in Svizzera.

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Il primo 'altro' derby di Milano racconta tutta l'ambizione dell'Alcione

Bernardo Cianfrocca