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Calciomercato, l'Arabia e Buongiorno: i due estremi di questo mercato estivo

Calciomercato

Giovanni Rispoli

Stop al mercato dopo mesi di trattative infinite con la novità Arabia a sconvolgere equilibri consolidati. Il mercato italiano è stato quello delle grandi occasioni con almeno una cessione eccellente di chi lo scorso anno ha centrato la Champions e la voglia di crescere di Atalanta e Fiorentina e di tornare al massimo di Juventus e Roma. Ma è stata anche l'estate del no di Buongiorno alla cessione dal Torino, un caso unico che dimostra che ancora nel calcio c'è qualcosa oltre i soldi

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E’ finito il primo mercato post Arabia Saudita. Uno tsunami di denaro che ha invaso il calcio europeo senza distinzione fra i 5 top campionati del nostro continente. Da grandi campioni nella fase discendente della carriera (Ronaldo prima e Benzema adesso), a stelle ancora nel pieno dell’attività (Neymar e come i “nostri” Brozovic e Milinkovic Savic) fino alle giovani promesse del futuro (Gabri Veiga), sfilata sotto gli occhi del Napoli che aveva pensato a lui per il futuro. Arabia un bluff come è stata la Cina oppure nuova frontiera del calcio? Difficile dirlo oggi. Di certo, al momento, è un presente ingombrante ma anche una grande occasione: per i calciatori e per le società, che si ritrovano con nuove risorse da spendere.

La scelta di Buongiorno

Dalle cessioni sono ripartite le quattro migliori dello scorso campionato. Kim, Milinkovic Savic, Brozovic e Tonali hanno riempito le casse e dato linfa al mercato di Napoli, Lazio, Inter e Milan, le nostre rappresentanti nella prossima Champions League. Ma è stato anche il mercato di chi sogna in grande come Atalanta e Fiorentina e di chi spera di rientrare nel giro che conta come la Roma (con la mossa Lukaku che può cambiare gli equilibri). E poi c'è la Juventus dell'era Giuntoli, nell'anno zero, senza coppe europee ma con rosa e ambizioni subito alte. Ma è stato anche il mercato del no di Alessandro Buongiorno. Un no a chi aveva pensato per lui a un addio dal suo "Torino", vissuto fin da bambino nei sogni e poi sul campo, fino alla fascia di capitano e alla lettura lo scorso maggio dei nomi degli Invincibili del Grande Torino a Superga. Doveva andare all'Atalanta nell'affare Zapata, stipendio più alto, palcoscenico europeo e un salto in avanti in una carriera in rampa di lancio. Un caso diverso da tutti gli altri 'no' che abbiamo raccontato in questa estate, come quello all'Arabia Saudita di Zielinski. Per Buongiorno è stata una storia d'infanzia, di famiglia, di amore. Una storia di un calcio che non c'è più o forse, che da qualche parte, esiste ancora...