Retegui non è Scamacca: una nuova sfida per Gasp

"Tu dammi il giocatore, poi ci penso io". Il concetto è simile, forse i toni gasperiniani lo sono un po’ meno. Basti vedere le uscite, sempre schiette e mai banali, dell’allenatore dell’Atalanta per capire quale sia la sua idea non solo, o non tanto, di calcio. Quanto proprio di mercato. Gasperini maestro, Gasperini inventore: chi più ne ha più ne metta. Ma una cosa è sicura: il nuovo attaccante che arriva a Bergamo, Retegui, non è come Scamacca. Anzi, non è proprio come nessuno delle punte che Gasperini ha avuto nei suoi otto anni di panchina in nerazzurro. E ora che comincia il nono, si presenta una sfida. Di nuovo. Proviamo a capire e a capirci meglio. Perché di nuovo è il dato a contare . Con una simulazione avevamo cercato quale potesse essere, numeri alla mano, il sostituto ideale di Scamacca. Ma la bellezza del mercato è proprio quella: il dato aiuta, poi c’è la sorpresa. Perché Retegui in quella lista non solo non c’era, ma mai ci sarebbe finito: ha caratteristiche troppo diverse rispetto al suo nuovo compagno. Ed è qui che la valutazione umana prende giustamente il sopravvento. Proviamo a spiegarla. Tra le varie statistiche che propongono i data analyst, e in questo la piattaforma Xvalue.ai di Soccerment aiuta sempre, esiste l’indice di similarità. Si calcola in base a una mole imponente di parametri, che vanno dal numero dei passaggi a il tipo di movimento che un giocatore fa in campo. Da una prima ricerca, emerge subito un aspetto: l’indice di similarità tra Scamacca e Retegui può essere compatibile sulla carta, considerando cioè in maniera asettica ogni parametro. Ma è molto basso se si aggiunge un piccolo dettaglio: il rendimento in campo. Traduciamo in percentuali: l’analisi porta a vedere un Retegui simile solo al 62% a Scamacca. E gli attaccanti precedenti? Se si estende la ricerca, si vede che non va tanto meglio nemmeno con chi Gasperini ha allenato in passato. Con Zapata, che a Bergamo è stato protagonista, siamo al 59%, mentre un po’ più simile è stato Petagna . Bassissimo, ma era intuibile, il confronto con tutti gli altri giocatori che Gasperini in un modo o nell’altro ha provato al centro dell’area: dal Papu Gomez a Luis Muriel , giusto per fare un altro paio di nomi. Il tutto si rende evidente anche con delle semplici spiderchart: basta solo l’occhio per vedere quanto Retegui con Scamacca o Zapata ci azzecchi veramente poco. Cosa vuol dire questo? Due cose: la prima è che l’ex Genoa rappresenta un’ennesima scommessa che la società vuole vincere; la seconda, che Gasperini non ha mai avuto una tipologia preferita di attaccante, ma ha saputo adattarsi e plasmare il reparto in base alle caratteristiche dei giocatori. Che è la vera missione di ogni allenatore. C’è già chi ha paragonato, in maniera tanto azzardata, Retegui a Milito, un altro bellissimo prodotto gasperiniano. Quello potrà dirlo davvero solo il tempo. I fatti ora confermano altro, con El Bilal Touré che di fatto non convince e con il Gasp che adesso si trova a disposizione le due punte della Nazionale, a cui si aggiungerà una possibile scommessa Zaniolo. Ah, un ultimo appunto. Quando era al Genoa, l’allenatore ripeteva con la schiettezza di cui sopra anche questo mantra: "Preziosi ama distruggermi le squadre e farmele ricostruire da capo: un puzzle senza fine". Quest’anno a Bergamo c’è stata la tendenza di non cedere quasi nessuno e di confermare il blocco che ha vinto l’Europa League. Ma alla fine le sorprese non sono mancate. E questo il dato proprio non poteva prevederlo.