Non paragonatelo a nessuno: lui è solo Franco Mastantuono

Vedi un mancino argentino che segna un gol favoloso su calcio di punizione in una grande partita e non puoi che suggestionarti, anche se l'ultima cosa da fare con Franco Mastanutono è appiccicargli delle etichette. Aspettative, anche pressioni sì, dato che questo ragazzino è forte, forte per davvero. Ma non è né il nuovo Messi né tanto meno il nuovo Maradona. Perché quelli sono irripetibili. E anche perché, cosa ancor più importante, il calcio di oggi si gioca diversamente. E lui sembra proprio essere fatto per la sua epoca. Il pibe Mastantuono, nato ad Azul come Matias Almeyda, la grandissima figura di collegamento fra la prima vita del River Plate – quella pre-retrocessione – e la seconda che ha già portato una grande età dell'oro, da bambino era una bella promessa del tennis nazionale, poi però il richiamo del calcio è stato superiore. E menomale, verrebbe da dire... perché Mastantuono è da un po' che lancia messaggi chiari, ma quello che è arrivato a tutto il pianeta è stato dato dal magnificente gol su tiro libero segnato in River-Boca, la partita più calda e più grande del Nuovo Mondo. Un pezzo di pura arte che lo ha reso il più giovane marcatore nella storia del Superclàsico, così come era già diventato il più giovane di sempre a segnare un gol ufficiale per il River Plate , il più giovane a vincere un titolo e il terzo più giovane in assoluto a debuttare con la banda rossa sul petto. Sì, perché Franco Mastantuono è ancora minorenne. E' nato nell'agosto del 2007, un mese dopo Lamine Yamal, col quale condivide l'aver abbattuto numerosi record di precocità ma anche il fatto di essere mancino e di rappresentare la versione attuale del concetto di fantasista. Che non è più un numero dieci classico che si piazza fra il centrocampo e l'attacco, vive di luce propria, non ha compiti tattici e può sciorinare liberamente la sua classe vellutata e la sua visione d'avanguardia. Non è neanche una mezzapunta o un falso nove, che nel suo continuo interpretare l'evoluzione della partita e l'apertura degli spazi toglie punti di riferimento all'avversario, lo ubriaca di movimenti e poi lo colpisce apparendo all'improvviso con lampi accecanti. Oggi il grande leader tecnico è spesso un giocatore che generalmente predilige partire dall'esterno, tendenzialmente sul lato opposto rispetto al suo piede preferito per poter invadere il campo, che ha tanta velocità, possibilmente un buon passo e che sa mettersi a disposizione della squadra anche quando la palla ce l'hanno gli altri. In più, venendo al caso specifico di questi due minorenni terribili, c'è la capacità di muoversi in maniera molto particolare, dando quasi la suggestione di sciare sul prato più che di correrci sopra. Entrambi infatti non puntano ad aver sempre il pallone incollato al piede, aspetto invece profondamente indicativo del fútbol ad esempio di Messi e Maradona, ma giocano con l'obiettivo di allontanarlo con precisione millimetrica per poi piombarci su di nuovo quel decimo di secondo prima rispetto all'avversario che permette loro di scatenare dribbling sbalorditivi, fatti più di armonia assoluta e sincronismo perfetto fra movimento atletico e gesto tecnico che non di finte capricciose e trovate momentanee. Infatti, anche la struttura è diversa: Diego arrivava a stento al metro e sessanta, Leo tocca il metro e settanta appena appena, mentre Mastantuono e Yamal si spingono alle soglie del metro e ottanta, con figure un po' più allungate e di conseguenza falcate più ampie, movenze differenti e un altro modo di giocare. Però, in conclusione, ci tengo a chiarirvi una cosa: prendete tutto di questa riflessione tranne l'idea che Mastantuono e Yamal siano paragonabili in toto. Oggi lo spagnolo è il miglior giocatore del mondo mentre il suo coetaneo argentino ha sì la sua identità chiara e valori lampanti ma deve ancora dimostrarli su palcoscenici superiori. Però entrambi questi smaglianti diciassettenni ci stanno forse presentando l'evoluzione del ruolo più evocativo e romanzesco che ci sia nel gioco del calcio. Che negli anni continua a svilupparsi, a cambiare, a rinnovarsi e a rimescolarsi. Con la costante però che da qualche parte del mondo appare sempre un genietto che prende la palla e perpetua l'imperitura stirpe dei fuoriclasse che regalano emozioni a chi li guarda, che sia dribblando una squadra intera, dando l'impressione di fluttuare a dieci centimetri dal suolo, o segnando una punizione nel derby più incandescente del mondo.

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Non paragonatelo a nessuno: lui è solo Franco Mastantuono

Stefano Borghi