Lang come un quadro olandese: genio, ribellione e libertà

In Olanda, patria di pittori e visionari, anche il calcio ha il tratto dell’arte e Noa Lang è l’ultimo allievo uscito dalla scuola artistica olandese. Ci sono giocatori che entrano in campo per partecipare, e altri che entrano per comandare. Noa Lang non ha mai avuto dubbi su chi voler essere. Lo vedi dal primo dribbling, dall’atteggiamento da attore protagonista, dalle giocate che oscillano tra la sfrontatezza e la genialità. Ora, a 26 anni, il Psv gli sta stretto come una maglia di un numero più piccolo. E l'Europa, Napoli in testa, inizia a guardarlo con occhi diversi. Lui non cammina, danza. Ogni tocco sembra un passo di flamenco, ogni giocata una sfida lanciata agli avversari e al destino. Di lui si raccontano tante storie. Il talento precoce dell’Ajax, il ribelle di Bruges, il funambolo del Psv. Ma resta un dettaglio più forte di tutti: Noa è un artista prigioniero in un campionato che non può più contenerlo. Lang ha sempre saputo chi voleva essere. Lo capirono all’Ajax quando, a 20 anni, esordì in Eredivisie con una tripletta . Lo capirono a Bruges, dove lo accolsero come il funambolo ribelle capace di vincere e dividere. Lo hanno capito ancora di più al Psv dove ha completato la metamorfosi: da promessa a certezza, da astrattismo a realismo. Oggi Lang è l’anima creativa di una squadra che ha vinto l’Eredivisie per il secondo anno consecutivo. E Noa c’era, protagonista di 11 gol e 10 assist, di serpentine al veleno e giocate decisive nei momenti caldi. Ma non bastano i numeri per raccontare un giocatore così. Serve guardarlo negli occhi, vedere quel misto di sorriso beffardo e fame di riscatto. Perché Lang ha sempre avuto un problema con l’idea di accontentarsi. L'Eredivisie è stata palestra. Ora cerca un palcoscenico. Lang è un esterno moderno: dribbling , passaggi chiave , movimento tra le linee. La sua posizione media in stagione parla chiaro: parte largo a sinistra, ma finisce spesso per occupare la zona di rifinitura centrale. Non a caso, 6 dei suoi assist sono arrivati da cross o passaggi filtranti proprio da quella posizione. Il Napoli lo vuole perché lo vede come una chiave tattica versatile: esterno, rifinitore, seconda punta. Ma anche, e forse soprattutto, come l'erede di Kvaratskhelia. Un vuoto, quello lasciato dal georgiano, ancora vivo nel cuore e nei meccanismi offensivi della squadra. E a proposito di Kvara. Grazie ai dati forniteci da Soccerment, abbiamo messo a paragone l’olandese volante con il georgiano, con Politano e Neres. Andiamo ad analizzare la similarità di un giocatore, cioè quell’insieme di dati che nel complesso presentano delle somiglianze o delle differenze tra giocatori. Similarità di due tipi: quella sui dati puramente tecnici, quella invece legata al rendimento in campo. David Neres è il più simile: 96% nello stile, 94% nella performance. Con Politano, invece, la distanza è netta: 84% nello stile, solo 72% nell'efficacia. Kvara, partito a gennaio, si pone esattamente nel mezzo. Un segnale: Lang ne potrebbe rappresentare un'evoluzione più imprevedibile. Nella lista degli esterni voluti dal club azzurro, vi stiamo raccontando oramai da qualche settimana dell’interesse per Sancho del Manchester United. Sempre grazie a Soccerment li abbiamo messi a paragone. Hanno una similarità dell’87% mentre nella performance solo del 74%. Sancho è una via di mezzo tra Politano e Neres. Con il primo ha un’alta similarità per performance , mentre con il secondo nello stile di gioco . Possiamo quindi facilmente dedurre che, nel caso in cui Conte si ritrovasse sia con Sancho che con Lang, avrebbe due giocatori dalle caratteristiche diverse e di conseguenza due armi diverse per attaccare. Noa Lang è un giocatore che vive sul filo. Sul filo della genialità, dell’imprevedibilità, della provocazione. In lui convivono l’artista e il soldato, il teatrante e il calcolatore. Napoli lo guarda e intravede un possibile nuovo idolo. Perché Noa ha un carattere che si sposa perfettamente con le notti del Maradona: irrequieto, passionale, mai banale. È una città che vive di contrasti e passioni estreme, e per questo potrebbe essere il suo habitat perfetto. Perché in fondo, Lang non cerca solo un campo dove giocare. Cerca un luogo dove esprimersi. Dove ogni dribbling possa diventare un atto di libertà. E ogni gol, una dichiarazione. E Napoli, si sa, non si è mai tirata indietro di fronte al talento. Noa Lang, sette lettere per provare a dimenticare definitivamente quel ragazzo georgiano che di lettere tra nome e cognome ne aveva venti. Troppe per una lingua fatta di frasi brevi ma in grado di raccontare anche amori più lunghi.

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Lang come un quadro olandese: genio, ribellione e libertà

Pier Francesco Monachino