Il Malaga è tornato a comprare un giocatore dopo sette anni

Il Malaga ha acquistato Jayson Tatum, ala dei Boston Celtics; ma è bianco e nemmeno vagamente alto come il vero Tatum dell'NBA. Anzi no, è arrivato un nuovo colpo dall'Oriente: occhialetti senza montatura un po' alla Kakà-Milan nel 2003, sguardo spaesato, i flash che citano l'arrivo di Nakata in Italia, e poi selfie, autografi, la sciarpa sventolata. Nemmeno: erano solo due turisti qualunque atterrati all'aeroporto di Malaga — il quarto più trafficato della Spagna, uno con la maglietta dei Celtics e l'altro arrivato dal Giappone: i tifosi del club erano andati ad accoglierli facendo finta fossero dei nuovi acquisti della loro squadra del cuore, una gag geniale. Anche perché, di acquisti veri, il Malaga non ne ha fatti per sette lunghi anni. Un Niño per ripartire Quello era un giorno dell'agosto del 2023, quinto di sette anni senza comprare un singolo giocatore. Riavvolgiamo rapidamente il nastro e torniamo al presente: il Malaga ha appena acquistato un calciatore - nel senso stretto del termine - per la prima volta dall'estate del 2018, dopo mille peripezie finanziarie, una retrocessione in C e dopo aver sfiorato una clamorosa semifinale di Champions League. Si chiama Adrian Niño e, se la cifra potrà far sorridere al paragone coi milioni del mercato moderno , a Malaga è qualcosa di enorme, un ritorno alla normalità. Il primo giocatore per cui il club ha speso soldi per il cartellino, in sette infiniti anni. Prelevato dalle giovanili dell'Atletico Madrid. Un sorta di Bosman in piccolo - il giocatore della 'legge' che cambiò le sorti del calciomercato - più che famoso in quanto tale, famoso per ciò che rappresenta: cioè l'uomo che resetta sette estati di prestiti o, al massimo, parametri zero. Lo sceicco, Isco e van Nistelrooy Perché scorrere le caselle del mercato del Malaga degli ultimi anni è un compito estremamente facile: dal 2018/19 al 2024/25, che fosse estate o l'inverno di riparazione: zero euro spesi. Le uniche caselle che cambiano la musica sono 150 e 250mila euro per due prestiti, mai riscattati. Eppure c'è stato un momento in cui il Malaga era a un passo da giocarsi una semifinale di Champions contro il Real Madrid, stagioni dove camminavano alla Richard Ashcroft nel video di Bitter Sweet Symphony , dando spallate a chiunque incontrassero sul proprio cammino. Nell'estate del 2010 il deus ex machina che cambia la storia si chiama Abdullah Al Thani, sceicco del Qatar. Le sue prime mosse di mercato sono del gennaio del 2011: Demichelis dal Bayern, la bestia Julio Baptista dalla Roma, Camacho e Asenjo dall'Atletico, Caballero per la porta. Estate 2011: Isco , Santi Cazorla, Toulalan dal Lione, Nacho Monreal, il sempreverde Joaquin, Diego Buonanotte - talento incompiuto del River - e udite udite Ruud van Nistelrooy al canto del cigno. Panchina a Manuel Pellegrini, el ingeniero, perché ingegnere civile lo è per davvero, artefice del miracolo Villarreal di qualche anno prima. Arrivano quarti in campionato e si qualificano alla Champions League. La Rosaleda è pronta a diventare teatro d'Europa. Commedia e tragedia Nella sola estate del 2011 il Malaga dei petroldollari spende 60 milioni di euro, mentre per la campagna europea arrivano pure el conejo Saviola e Roque Santa Cruz, rabdomante del gol paraguaiano. Ai gironi c'è il Milan di Allegri, e il Malaga vince pure. Poi Porto battuto in rimonta agli ottavi, mentre ai quarti c'è il Dortmund di un giovane e grintoso allenatore dai capelli biondi e gli occhiali da vista sempre inforcati: Jurgen Klopp. È 0-0 in Spagna. In Germania la storia è a un passo: nella sua prima volta in Champions League il Malaga si trova sopra 2-1 al 90', prima che il copione passi da commedia a tragedia: Klopp e i suoi ne segnano due nel recupero ed è eliminazione. E psicodramma sportivo. Ma il peggio deve ancora venire. Inferno e ritorno Il peggio, ovviamente, sono questi sette anni senza poter comprare un singolo giocatore. Quel Malaga - a un passo da una semifinale di Champions contro un Real che, tra l'altro, aveva appena battuto in Liga - chiude sesto in campionato, si qualifica all'Europa League ma la Uefa la estromette per violazione del fair play finanziario. Lo sceicco se ne va, i problemi restano. Cinque anni dopo il club retrocede in B, ne passano altri cinque e precipita in C. La Liga li sanziona e impone un massimo di diciotto giocatori in organico, il Malaga è costretto a sopravvivere con solo 2,2 milioni di euro per l'intera squadra dopo aver sforato il tetto salariale. Si entra in regime di amministrazione controllata. Da qui la casella zero nella voce acquisti 'veri' per sette lunghi anni. Qualche mese fa hanno conquistato una nuova promozione nella B spagnola, poi è arrivato Adrian Niño, che non è un calciatore qualsiasi e nemmeno un attaccante. Adrian Niño è un simbolo. Adrian Niño è la fine di un incubo.

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Marco Salami