L'amore ai tempi del Napoli e di Osimhen: la parabola del nigeriano in azzurro

M’arrevuot’ ‘o core e po’ te ne vaje, amm’ fatt’ ammore… Forse basta questa frase per spiegare tutto, per raccontare un amore che ha fatto girare il cuore a una città intera. Perché Napoli, Osimhen, lo ha amato così, come si ama chi ti regala il cielo 33 anni dopo l’ultima volta. Victor Osimhen è stato molto più di un centravanti. È stato una scintilla accesa in una città che aspettava da decenni di esplodere. È arrivato giovane, quasi timido, ma negli occhi aveva la ferocia di chi ha conosciuto la fame e il dolore. In campo, però, ha parlato con un linguaggio universale: gol. Tanti, decisivi, rumorosi. Nel 2023 ha riportato il Napoli sul tetto d’Italia. È stato il capocannoniere, l’uomo della maschera, l’amico di Kvara, il leader silenzioso che trasformava ogni pallone in una promessa mantenuta. Adesso Napoli, lo saluta. E si guarda indietro come si fa con gli amori troppo belli per durare. A proposito di guardarsi indietro, indietro portiamo la macchina del tempo e torniamo al 2020 quando De Laurentiis versa al Lille 70 milioni di euro più bonus per Osimhen. L’acquisto più costoso nella storia napoletana. Il presidente del Napoli commenterà così, ai microfoni di SkySport l’arrivo del nigeriano: "Victor è un calciatore che seguivamo da tempo: lo volevano sia Gattuso che Giuntoli per le sue qualità” - ha detto. “Quindi mi hanno convinto a fare questo sacrificio, da 70 milioni più 10 di bonus che, considerando anche i vari stipendi che il calciatore percepirà negli anni, varrà un esborso abbondamente superiore ai 100 milioni. Non è un giocatore da cui ci dobbiamo aspettare tutto e subito, non è uno che fa 25-30 gol. È un giocatore che dovrà esprimere un gioco straordinario al servizio della squadra: fare gol personali, ma anche farli fare agli altri”. In quattro anni sono stati 76 i gol in 133 partite, e un’esultanza diventata generazionale: giù la maschera, su i decibel. Già, la maschera. Tutto nasce il 21 novembre 2021, la testa di Skriniar impatta sullo zigomo di Osimhen: multiple fratture ossee nell’area dell’occhio sinistro. Tre ore e mezza di operazione, 90 giorni di prognosi e diciotto chiodi impiantati sotto lo zigomo. Ad un certo punto però è diventata qualcosa di più. Identità, scaramanzia, segno d’istintivo. Nomi diversi per un significato praticamente uguale: il simbolo della sua resilienza sul volto. Ogni gol, un urlo. Ogni esultanza, una rivincita. Ma il gesto che tutti ricorderanno è quello: le mani che sollevano la maschera, il volto che si scopre, l’identità che si mostra. La stagione 2022/23 è stata quella dell'affermazioone: 31 gol in 39 partite e quello Scudetto sollevato al cielo 33 anni dopo l’ultima volta. Victor trova con Spalletti trova la sua consacrazione e con Kvara il suo gemello calcistico. Il georgiano disegna calcio, lui lo finalizza. Si cercano, si trovano, si capiscono. Due giocatori di cui il Napoli aveva bisogno, capaci di cambiare le partite con un’intesa nata all’improvviso, ma diventata perfetta. Osi e Kvara. Kvara e Osi. Uno la forza, l’altro la fantasia. Osimhen però non ha segnato solo gol, ha segnato un’epoca. Che ha toccato il suo picco più alto nel gol scudetto a Udine. Mani al cielo, occhi lucidi, e un popolo intero che si ritrova. Nell’estate dello scudetto iniziano anche le discussioni per il rinnovo che andranno avanti fino al 23 dicembre: ’Fatto!’. Scriverà ADL su Twitter. A circa un mese di distanza sarà lo stesso presidente a - di fatto - annunciare l’addio a fine stagione: “Sapppiamo già dalla scorsa estate che finirà al Real Madrid, al Paris Saint Germain o in Premier League. La trattativa per il rinnovo non sarebbe stata così lunga altrimenti”. E in effetti in estate il nigeriano è vicino alla cessione: il Napoli non si qualifica in Europa, in panchina arriva Antonio Conte che chiede - indovinate un po’ - Lukaku. Si inizia quindi a parlare con il Chelsea per uno scambio, ma c’è anche il Psg fortissimo su di lui. Al-Khelaïfi mette sul piatto per lui e per Kvara oltre 200 milioni di euro. Il 77 viene considerato incedibile e allora la trattativa si slega. Il 16 luglio sembra fatta per il trasferimento di Osi in Francia: i parigini offrono al Napoli una rosa di contropartite da cui pescare . Non si trova l’intesa, così come non si trova l’intesa con il Chelsea per Lukaku. A pochi giorni dalla fine del mercato il belga firmerà comunque con il Napoli con la dirigenza che cerca ancora di cedere Osimhen. Si fa allora sotto l’Al-Ahli e il Napoli accetta - una cifra inferiore rispetto a quella che avrebbe potuto incassare dalle trattative precedenti - e inizia una sorta di corsa contro il tempo. Il 26 agosto il suo procuratore scriverà sui social: “Non è un pacco da spedire lontano”. Osi inizialmente rifiuta, aprendo alla destinazione solo in un secondo momento. Ma anche il Chelsea torna a farsi sotto. Il 30 agosto il clamoroso epilogo della 'telenovela': sfuma sia la trattativa per la cessione al Chelsea sia la trattativa con l'Al-Ahli. Osimhen resta al Napoli, fuori rosa. I rapporti tra la dirigenza e il nigeriano sono gelidi. Ma cosa è successo? Con l’Al-Ahli salta tutto per 5 milioni. Con Osimhen che aveva già accettato la mega-offerta di contratto il Napoli all'ultimo aumenta la sua richiesta al club arabo: 5 milioni di euro in più rispetto agli 80 già messi sul piatto. L'Al-Ahli si infastidisce, rinuncia e con un blitz prende Toney dal Brentford al posto di Osimhen. Anche con il Chelsea salta tutto visto che non si sono trovati tutti gli accordi tra le parti. Il 31 agosto il Napoli consegna la lista ufficiale e il capocannoniere dello scudetto non è presente: è fuori rosa. In Turchia il calciomercato chiude il 2 settembre e allora il Galatasaray chiude l’accordo col giocatore e con il Napoli: prestito secco fino al termine della stagione. Quel prestito però non è stato altro che un ‘arrivederci’ mascherato da addio. 365 giorni dopo, niente più maschere. Niente più trucchi. Solo un saluto sincero ed un biglietto di sola andata per la Turchia. In mezzo, un rifiuto alla ricchissima offerta araba. Perchè l’addio alla Serie A va bene, ma la voglia di giocare la Super Champions League era troppo forte. Anche in questo caso è servito tempo prima di arrivare alla fumata bianca. Il Napoli ha fin da subito chiesto il valore della clausola da 75 milioni di euro e delle garanzie sul pagamento. Dopo settimane di colloqui, contatti e incontri ravvicinati si è riusciti ad arrivare un accordo che potesse soddisfare tutte le parti in causa. La firma sul contratto con il Gala sarà solo una firma. Quella più importante l’ha messa dove solo in pochi sono riusciti: sul cuore di un popolo, sullo scudetto più atteso. Sul tempo, che per un attimo si è fermato. Napoli adesso canta a bassa voce un addio amaro: Osimhen ha tolto la polvere dai ricordi, riportando a casa qualcosa aspettato per 33 anni. Ed è per questo motivo che nei vicoli resterà per sempre inciso il suo volto.

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Pier Francesco Monachino