Il Napoli e un mercato da Champions

Un senso di pienezza. Che non è di pancia e neanche di testa. Perché mai potrebbe esserlo con Conte, famelico com’è. Pieno così però il Napoli forse non lo è mai stato. Pieno di scelte. Di talento. Di soluzioni doppie. Il mercato che si doveva, per forza. Per forza economica e per necessità. Il Napoli stretto dello scudetto doveva farsi extra large. Di taglia e di pensieri grandi. E plurale adesso anche in campo: tatticamente e tecnicamente può essere tante squadre. Nove acquisti in tutto, il numero che è un po’ anche un voto: il 10 qui per le cose di calcio non è a disposizione… Duecento milioni di movimenti in entrata, impegnati tra acquisti e possibili riscatti. E duecento più o meno anche quelli in entrata; col tesoretto Kvaratskhelia che era ancora lì e il salvadanaio Osimhen che è stato rotto. È cresciuto il Napoli. È aumentato il monte ingaggi. E si sono gonfiate le pressioni: uno stimolo, certo. Ma pure minacce da sfidare, da cui difendersi. Tutto è più alto adesso, dai centimetri al valore dei calciatori. Un Napoli da Premier. Milinkovic Savic 2 metri e zero tre. Lucca due e zero uno. De Bruyne, il gigante. Il Vesuvio del mercato. Il colpo che è del Napoli e di tutta la Serie A. 34 anni di qualità, gloria ed esperienza. Manna, il Ds, l’ha convinto col progetto. L’ha corteggiato e lusingato, coinvolto. Garantito per tenerlo ai suoi livelli, ambizioso e pretenzioso com’è con sé stesso. E infatti fin qui non ha saltato un allenamento. Corre, sgobba. Si è messo a disposizione, adeguandosi a metodi e ritmi. De Bruyne il fuoriclasse di ieri che vuole esserlo ancora oggi. Prospettive… Marianucci invece è stato l’investimento. Il difensore che sarà domani. Magari come Francisco Baridó, la suggestione che è già una bella storia: argentino, 2008; trequartista di ruolo. Piede mancino. Passato per il Boca Juniors e la Juventus. Basterebbe anche così… Ma la Primavera ne ha bisogno. E Manna ci crede. Non era la squadra più forte, il Napoli. E pur essendo stata la più brava c’era da metterci mano, sistemare ogni zona. Puntellarla. Completarla. E allora ecco Beukema, altra solidità aggiunta alla difesa migliore d’Italia. E che anche nelle prime due non ha preso gol. Gutierrez a sinistra è l’esterno che è terzino e ala. Va sopra. Ha passo che travolge. Ha spinta e giocate. Su quella fascia che è più avanti di Noa Lang. Dovrebbe. Venticinque milioni e sei mesi di attesa . Ha fiammate e guizzi. Disco di platino, al Psv faceva cantare anche il pallone. Conte lo aspetta. Ma lì c’è ora anche Elmas; di nuovo. L’uomo che fu in più per Spalletti. La punta larga di equilibrio. Calciatore prezioso. Il più caro di tutti però è Hojlund. Il meglio ch’era da prendere nell’emergenza Lukaku. Decisione e tempismo, disponibilità finanziaria da top club e quell’appeal che è adesso del Napoli. Hojlund è il 2003 che è futuro. Ha mezzi e profilo giusti. Cinquanta milioni stanziati. Il vichingo del gol con gli occhi azzurri. Il centravanti. La faccia di un mercato che è da Champions. Ovvero Campioni d’Italia e di gestione. È Napoli milionaria.

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Francesco Modugno