Sanremo famosi: chi vincerà la prima Monumento della stagione?

Pedersen, Pogačar, Van der Poel. Qui in ordine alfabetico e, chissà, fors’anche in via Roma. Sono loro tre, sulla carta , i più pronosticati per la Classicissima di Primavera, la prima Monumento della stagione. Prima, però, le basi: i risultati di questo scoppiettante avvio di 2025 ciclistico su strada. Tutti o quasi i super big hanno vinto la loro prima 'corsa' , o al più la seconda . Il ciclismo è cambiato, bellezza. Non ci sono più le corse fatte tanto per mettere chilometri nelle gambe. Chi s’attacca il dorsale, lo fa per competere al top: per vincere o far vincere . Mads desire In genere queste cose non portano benissimo, specie in vista di un grande evento. Ma il documentario Chasing Cobbles appena trasmesso da Eurosport e monografico su Mads Pedersen la dice lunga sulla determinazione del 29enne danese a vincere la sua prima Monumento. "Il pezzo mancante nel puzzle della mia carriera", dell’iridato di Harrogate 2019 sotto il diluvio e davanti all’azzurro Matteo Trentin. Concetto ribadito nell’intervista rilasciata ad Alexandre Roos uscita su L’Équipe l’antivigilia della Classicissima. Il co-capitano della Lidl-Trek ci arriva carico a rapportoni: 2ª tappa più generale e maglia verde a punti al Tour de la Provence; 6ª tappa e altra maglia verde alla Parigi-Nizza con un tempaccio da lupi. Altro che 'Corsa verso il sole'. Già saldato anche il consueto conto con la jella: alla Étoile de Bessèges delle polemiche organizzative, corsa peraltro da lui dominata l’anno prima, si è ritirato prima della terza tappa – ha comunicato il team - "a seguito dei problemi gastro-intestinali avuti nel corso della prima frazione della corsa". Già, il team: la Lidl-Trek. Lo squadrone che ha in canna anche il colpo – e che colpo – Jonathan Milan. Nel ciclismo, storicamente, due galli nel pollaio non funzionano quasi mai. Ma mai come al tavolo da poker che è la Sanremo è bene avere più carte da giocare. È prevista al più pioggerellina, e su questo il 'Mad Mads' – fondista veloce, che anche col papà Claus, aggregato alla squadra, ora ha pure smussato qualche asperità caratteriale – è una certezza. In caso di volatona di gruppo, se cioè nessuno su o giù dal Poggio saprà scremare il plotone, il gabbiano Jonathan ha già dispiegato le ali e tutta la sua strapotenza allo sprint nella 4ª tappa dell’UAE Tour: 1840 watt di massima, 1590 medi per 14” alla velocità media di 64,9 km/h e di 67,6 km/h di picco. Numeri da hors-catègorie: roba da Jasper Philipsen ; o Tim Merlier, già sei vittorie in stagione con tre doppiette fra Alula Tour, UAE Tour e Parigi Nizza . Quanto a Milan, è molto cresciuto non solo per posizione , autocontrollo e leadership, ma anche per continuità: vittoria al debutto nella cronosquadre di Orihuela e alla quinta tappa alla Volta a la Comunitat Valenciana. Doppietta e maglia verde sia all’UAE Tour, sia alla Tirreno-Adriatico: a Follonica su Maikel Zijlaard, poi nella tradizionale passerella finale di San Benedetto del Tronto, battendo il redivivo irlandese Sam Bennet e Olav Kooj. A proposto di ruote veloci, però, occhio proprio a Olav Kooy, il neerlandese della Visma-Lease a bike che ha vinto due tappe al Tour of Oman e, alla Tirreno-Adriatico, la 4ª di Trasacco davanti ai connazionali Rick Pluimers e van der Poel. Quanto alla Lidl-Trek a due punte, e sulla loro eventuale gerarchia, abbiamo chiesto lumi al GM Luca Guercilena, no-contest il top manager italiano del World Tour. A nostra precisa domanda – non falsa ma tendenziosa certo che sì – rivoltagli la sera prima della Milano-Torino, dove aveva strappato applausi all’auditorium di Villa Burba a Rho, il boss ha sorriso sornione. Italia o Danimarca purché se magna, il senso della sua non-risposta che invece ha risposto eccome. L’ottobello di MVDP Fresco di otto vittorie su otto in coppa del mondo 2025 e di settimo titolo iridato nel cross , Mathieu van der Poel – a 30 anni – ha la autoconsapevolezza e tranquillità-zen dell’uomo e campionissimo risolti. "Tutto quello che verrà, d’ora in poi è un di più", ha detto senza giri di parole nell’intervista congiunta rilasciata alla vigilia ad Alexandre Roos , Ciro Scognamiglio e Stephen Farrand . Contrariamente al recente passato, alla Sanremo stavolta ci arriva con una preparazione non specifica ma comunque più mirata. Non al debutto stagionale , né con la Strade Bianche prima della Tirreno-Adriatico come nel trionfo a Sanremo del 2023. Corsa dei due mari che quest’anno ha voluto ripetere . Ma solo dopo aver esordito il 4 marzo con una volatona imperiale alla 57ª edizione della Samyn Classic, semiclassica in Belgio, cui s’era iscritto all’ultimo momento, anticipando così il suo ritorno alle gare su strada, previsto invece per la Tirreno. "Cominciavano a prudermi le mani… È per questo che sono qui oggi – ha dichiarato prima del via Van der Poel a WielerFlits, sito ciclistico belga-neerlandese come lui – Il tempo è bello e la Samyn l’ho già corsa in passato. Queste sono le gare che mi piacciono di più. La preparazione è andata bene, meglio di quel che mi aspettassi. Ho sentito che era il momento di iniziare a gareggiare". Non che in inverno avesse cincischiato, ma solo nel fango. Per la prima volta ha raggiunto il 100% di vittorie: otto su otto in coppa del mondo, e poi settimo mondiale di cross stravinto in carrozza nonostante la partecipazione a sorpresa del suo rivale di sempre, Wout Van Aert, che per la terza volta diserterà la Sanremo. VDP ha così raggiunto il compianto EDV, in teoria il fratello 'meno forte' del 'Monsieur Roubaix' Roger. Ma per favore: niente paragoni generazionali né oziosi e capziosi dibattiti sul più grande ciclocrossista di sempre. Altre epoche, altri mondi. Un dato e una considerazione per e su tutti. Professionalità, metodologie e tecnologia sono troppo cresciute dal 1973, quando Eric De Vlaeminck vinse il suo settimo titolo iridato. Idem i materiali: ai tempi di De Vlaeminck, per esempio, si usavano tubolari con una larghezza massima di 26 millimetri, oggi di 33. Ma di che parliamo?! Tadéjà-vu Che cosa vuoi dirgli? Tadej Pogačar almeno ci ha dimostrato di essere fatto come tutti noi: di carne e sangue. Anche se di un altro pianeta. Terza Strade Bianche , stavolta non con l’epica dell’attacco solitario di 80 km ma col ruzzolone in discesa ai -50 km. Unico a centrare il back-to-back nella 'classica del Nord più a sud d’Europa', e il primo uomo a vincerla in maglia iridata . Prima, solita ordinaria amministrazione: due tappe e classifica generale nella corsa giardino di casa, l’UAE Tour. Meno giorni di gara ma più mirati. E subito in sella ad allenarsi, tutto fasciato, già il lunedì successivo al capitombolone di Monteaperti. Cosa vuoi dirgli? Stay human. Non crediate però di assistere a una sua ennesima 'passeggiata'. Non per niente la Sanremo è “la corsa più facile da correre e più difficile da vincere”. In maglia iridata non la si vince da Saronni ’83. Pogi ne ha corse quattro: 12° nel 2020, 5° nel 2022, 4° nel 2023, 3° l’anno scorso dietro Philipsen e l’amicone di allenamenti monegaschi Michael Matthews . Una progressione pogačariana. Dunque, inarrestabile? Certo, dalla sua ha uno squadrone: Isaac Del Toro, per dire, ha appena vinto la Milano-Torino, e con lui sui Capi e in vista Cipressa terranno un ritmo indiavolato locomotive come Laengen, Narváez, Novak, Politt, Wellens. Gente che potrebbe vincere per sé, figuriamoci per lui. Il resto, come quasi sempre, lo farà il Poggio. I tempi del 'Diablo' Chiappucci che nel 1991 se ne va già dal Turchino sono irrimediabilmente lontani. Ganna dei miracoli Capitolo a parte merita Filippo Ganna. Lo spettacolare cronoprologo di 10 km di Lido di Camaiore alla Tirreno, con la prima maglia azzurra, tenuta poi per quattro giorni, gli ha restituito con gli interessi quanto perso per un secondo da Juan Ayuso l’anno prima. La corsa l’ha poi vinta – per 35” – l’astro nascente spagnolo, fra i più papabili alla rosa al prossimo Giro d’Italia, ma sul secondo gradino del podio finale abbiamo visto – in salita – il miglior 'Super Pippo' della carriera dopo quello del 2020. Su e giù di sella. Sereno, determinato, convinto. Con pure cinque kg di massa muscolare in più rispetto a cinque anni fa: "Non so quanti atleti sopra gli 80 chili ci fossero sull’ultima salita oltre a me". Tranquillo, Pippo: nessuno. "Il 2020 è un bel paragone – ha detto a Filippo Lorenzon, inviato di Bici.pro – andavo davvero forte. Tutti mi dicono che sono troppo magro, però la bilancia è sempre a 86 chili e io sono felice così. Sono forse più tranquillo, più consapevole del fatto di essere in una squadra che mi vuole bene e vuole farmi continuare a crescere". Alla faccia delle avversità. "Peccato che ogni volta che sto bene me ne succeda una", ha dichiarato all’arrivo di Pergola, vigilia del tappone di Frontignano, a Davide Bernardini di Bicisport. "Nel finale ho preso una buca, la catena si è incastrata, ho dato un colpo secco e ho pure spaccato il deragliatore. Chiedo scusa alla squadra per le brutte parole e la ringrazio per il grande lavoro". Parole da leader maturo e consapevole che però hanno riportato alla mente il suo duplice guaio di un anno fa giù dal Poggio: ruota posteriore stallonata e cambio bloccato proprio nel momento-clou, dopo una gara perfetta in cui aveva scollinato coi migliori. Ed ennesimo imprevisto come la febbre che nel 2022 colpi in quella settimana lui e altri Ineos come Elia Viviani e Tom Pidcock . Il suo unico altro cruccio è il maltempo. La pioggia e Pippo proprio non si amano, ma la storia può cambiare. Perché la Sanremo è la Sanremo. Jonas, profeta di sventure Il résumé del primo terzo di stagione non può però prescindere dalle sfortune di Jonas Vingegaard. Come l’anno scorso sembrava potesse ripetersi il duello a distanza, nella lunga programmazione in ottica-Tour, col suo rivalissimo Pogačar. Con la sua Visma-Lease a bike aveva stradominato l’ultima frazione, la cronosquadre di Malhão, e conquistato lui la classifica generale della Volta ao Algarve con 15” sul portoghese João Almeida, una delle punte nella UAE Emirates dello stesso Tadej. E la squadra aveva concesso il bis alla terza tappa nella cronosquadre di Nevers alla Parigi-Nizza, ma poi è caduto a faccia ingiù nella quinta, tagliando in maglia gialla provatissimo il traguardo di La Côte-Saint-André salvo poi non partire il giorno dopo. La maglia gialla l’ha poi conquistata come un anno fa il suo delfino Matteo Jorgenson, ormai big consacrato, e per Jonas gli esami hanno escluso fratture alla mano sinistra, con cui nemmeno riusciva a stringere il freno. 'Vingo' però, d’accordo con il team, salterà il Catalunya in cui l’anno scorso Pogacar aveva sbaragliato la concorrenza mentre Vingo faceva altrettanto alla O Gran Camino e alla Tirreno . Prima di quel maledetto 4 aprile ai Paesi Baschi. La Volta ao Algarve avrebbe dovuto chiudere la primavera del danese, che da programmi originari sarebbe dovuto rientrare al Giro del Delfinato per preparare Tour e Vuelta. Dopo questo stop forzato, difficile rivederlo già proprio ai Paesi Baschi , più probabile magari che si attacchi il dorsale al Romandia . Ora però è tempo di benedetta primavera. È niente è più pazzo, affascinante e imprevedibile di "quell’ultimo quarto d’ora di umanità" . A rotta di collo tutti giù dal Poggio. Fino a via Roma. E dritti nell’Olimpo.

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