Di colpo la Formula 1 è ripiombata nelle ere di lotta vera, quando a scontrarsi sono due team di prima grandezza
Da una parte c'è Mercedes dominatrice delle ultime stagioni, con un lavoro iniziato con largo anticipo sulla power unit, non senza polemiche su presunte soffiate arrivate sul progetto e grazie anche a un test gomme illegale, considerato allora acqua fresca dalla Federazione, perché Mercedes faceva ancora paura a pochi e gioco a molti riaverla ai vertici. Dall'altra la storia della F1, la Ferrari, uscita con forza da anni difficili e adesso di nuovo protagonista. Lo scontro totale è iniziato, evidente in pista, con Vettel a cadere nel trappollone delle provocazione e reo di un fallo brutto di reazione, ma soprattutto della mancata presa di coscienza subito di quanto combinato, ed evidente nel paddock dove si respira quell'atmosfera di controllo attento di cosa fa l'avversario.
L'ultimo atto della sfida si è aperto clamorosamente con un mezzo di comunicazione forte, a lanciare, con una mano sicuramente indipendente, il sasso nello stagno delle polemiche.
Nulla può cambiare della sentenza, salvo nuovi elementi o la volontà da parte della federazione di appellarsi al comportamento internazionale applicato a tutti i suoi tesserati, che va oltre al giudizio sportivo della F1.
Gli scenari vanno dalla semplice richiesta a Vettel di cospargersi il capo di ceneri, correre con la minaccia di eventuale esclusione immediata e donare gratuitamente la sua presenza a eventi per la sicurezza stradale, al clamoroso inasprimento della pena, ossia posizioni in griglia o peggio ancora squalifica.
Pensare a un Vettel out in Austria e a quel punto dentro Giovinazzi è pura follia, ma non basta più la testa bassa, serve adesso coprirla con l'elmetto. La Mercedes è più avanti come forza mediatica e rapporti con la stampa, un tempo la Ferrari avrebbe già minacciato il ritiro di entrambe le monoposto dal gran premio, ma oggi i tempi sono cambiati e il Presidente della federazione, Todt, un tempo dall'altra parte della barricata, adesso è un acerrimo nemico delle violazioni di comportamento e molto attento lettore dei media. Adesso, forse, bastano le scuse, come avvenne dopo il Messico e anche dopo Valencia 2010 con Alonso furioso per la safety car che gli distrusse la gara, poi all'ex team principal Ferrari l'ardua sentenza.
FORMULA 1, BANDIERE NERE E SQUALIFICHE DAL 1985 A OGGI