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Formula 1, GP Abu Dhabi 2018. L’analisi tecnica della stagione

Formula 1

Cristiano Sponton

Kimi Raikkonen e Valtteri Bottas (foto: Sutton)

Tiriamo le somme della stagione prima dell’ultima gara ad Abu Dhabi. Dalla lotta durata un campionato intero tra Mercedes e Ferrari al confronto con il 2017, ecco un’analisi del mondiale 2018

F1, LA CRONACA DEL GP DI ABU DHABI

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La lotta Mercedes – Ferrari non solo in pista

Se da un lato, anche quest’anno, Mercedes si è aggiudicata entrambi i titoli mondiali, dall’altro ha perso lo status di dominatrice che aveva nelle precedenti stagioni. Nel 2018 abbiamo assistito ad una Ferrari in grado di tener testa, a livello prestazionale, al team anglo-tedesco fino al GP di Monza. Il vantaggio della Rossa si è notato specialmente in qualifica, grazie ai notevoli progressi fatti dalla Power Unit del team di Maranello, mentre in gara le performance sono state sempre piuttosto simili.

Le monoposto dei due top team hanno prestazioni simili ma sono nate con due concetti aerodinamici completamente diversi. Mercedes ha continuato con la filosofia del 2017, mantenendo il passo della vettura costante con bassi valori di rake mentre Ferrari, nonostante l’incremento dell’interasse rispetto alla passata stagione, ha continuato ad usare un rake piuttosto importante (rake = assetto picchiato sull’anteriore).

Il problema principale riscontrato dagli ingegneri e dai piloti Mercedes durante il corso della stagione è stato il consumo degli pneumatici posteriori. Durante la pausa estiva, gli interventi alle sospensioni e l’utilizzo dei tanto discussi cerchi “forati”, hanno garantito dei miglioramenti, ma hanno dimostrato di non essere miracolosi.

Ferrari, invece, ha sprecato troppi punti soprattutto nei momenti chiave della stagione quando, a livello prestazionale, la SF71H sembrava superiore alla W09. Dopo il GP di Monza sono stati introdotti degli importanti sviluppi aerodinamici che non hanno però dato alcun risultato positivo ed hanno reso la monoposto molto difficile da guidare. In questo periodo, che è coinciso con i GP di Singapore e di Sochi, i mondiali hanno ripreso la strada di Brackley. I risultati visti in pista dopo l’istallazione degli aggiornamenti non hanno dato i valori di carico che gli aerodinamici di Maranello si aspettavano, creando così problemi anche nella galleria del vento. La situazione andrà risolta nel più breve tempo possibile, poiché rischia di ripercuotersi anche sulla monoposto 2019.

Il confronto con il 2017

Per la Ferrari la stagione 2018 è da considerarsi comunque molto positiva. Sono state ottenute più vittorie e più pole position rispetto alla scorsa stagione e il distacco nei confronti della Mercedes è diminuito, come dimostra il grafico in basso.

I dati permetto un certo ottimismo in ottica 2019, ma il lavoro da fare a Maranello è ancora tanto, considerato anche il cambio regolamentare che, per la prossima stagione, penalizzerà le monoposto con assetti picchiati. Gli ingegneri della Rossa hanno già cominciato a lavorare, portando in pista un nuovo fondo che dovrebbe aiutare a “sigillarne” la parte terminale, visto il divieto di sfruttare i vortici generai dall’ala anteriore, che, da regolamento, sarà semplificata.

Analizzando il grafico possiamo notare i passi in avanti fatti da Red Bull, Haas e Sauber che rispetto al 2017 hanno migliorato notevolmente le loro performance, le ultime due grazie soprattutto alla Power Unit Ferrari che ormai ha raggiunto a livello di potenza la Mercedes. Stazionarie le prestazioni di Renault, Force India e Toro Rosso mentre Mclaren e Williams hanno fatto dei decisi passi indietro.