Leclerc ha una certezza in più dopo l'Arabia Saudita: il capitano della Ferrari è lui

Il GP d’Arabia non emette sentenze definitive ma offre almeno due spunti di grande spessore. E riguardano due terzi del podio. Partiamo da Charles Leclerc. Anche questa volta ha spremuto il massimo possibile dalla sua Ferrari, ha dimostrato nuovamente che al momento è lui la prima guida e che al distributore del talento forse solo Verstappen può dire di esserci stato di più. Prima di Jeddah il monegasco era comprensibilmente frustrato perché pur andando oltre il valore della vettura non riusciva a fare meglio del quarto posto. Ora ha fatto un upgrade importante, ha centrato il primo podio e ha dimostrato in maniera chiara che ci fosse lui su una McLaren avremmo una storia largamente diversa. Potrebbe valere anche qui lo stesso principio, ovvero che una gara perfetta al massimo può valere un gradino basso del podio. Di pensare alla vittoria proprio non se ne parla, a meno di non trovarsi in una gara pazza con condizioni non prevedibili. In ogni caso Leclerc si è meritato definitivamente i gradi di capitano e, seppur con il rispetto che si deve a un sette volte campione del mondo, oggi in Ferrari è lui l’uomo di punta. Questo non significa che l’operazione-Hamilton vada catalogata frettolosamente come un remake sbiadito di quel che già accadde con Alonso prima e Vettel poi. Anche perché l’asturiano e il tedesco hanno avuto, principalmente Fernando, situazioni nelle quali sono stati competitivi per vincere il Mondiale piloti. Alla domanda: ma se prendi un super campione come Lewis perché la vettura sembra fatta apposta per esaltare le caratteristiche di Leclerc? Si può tranquillamente rispondere che Leclerc merita non solo di essere tenuto nella medesima considerazione rispetto a Hamilton ma anche di avere una chance reale per confrontarsi con Verstappen e le McLaren. A proposito di confronti, credo che Jeddah abbia definitivamente dato a Oscar Piastri la candidatura principale per provare a interrompere la striscia di quattro titoli di Max. E l’episodio in curva 1 dà la sensazione di essere tombale per Lando Norris. L’inglese ha dimostrato ancora una volta di non avere nella solidità mentale la sua arma principale. Ma soprattutto stride enormemente la sua sudditanza psicologica nei confronti di Verstappen rispetto alla giusta sfrontatezza con la quale Piastri affronta i duelli con l’olandese. Il Mondiale è ancora lungo, gli aggiornamenti potrebbero modificare i rapporti di forza e sappiamo che da Barcellona in avanti le ali anteriori non daranno più troppi vantaggi alla McLaren. Ma restando al pilota, al valore umano rispetto al contributo tecnologico, Piastri e non Norris dà la sensazione di poter resistere a Verstappen. Che compensa con un talento soprannaturale le lacune della sua Red Bull. Avrebbe forse fatto molta fatica a tenere la prima posizione anche se fosse transitato correttamente alla prima curva. Ha preso 5 secondi di penalizzazione, sacrosanti, perché per una volta c’è stato qualcun altro che ha fatto il Verstappen al posto suo. E l’altro era Piastri, veloce al verde del semaforo quanto duro a non farsi intimidire alla prima curva. Norris in passato più volte ha palesato difficoltà ogniqualvolta si è trovato ruota a ruota con Verstappen. Difficoltà principalmente emotive che invece Piastri non sembra proprio soffrire. Verstappen è e rimarrà un osso durissimo per tutti ma oggi Piastri è un cliente che non abbasserà lo sguardo di fronte a quello di ghiaccio dell’olandese. Che rimane il vero fenomeno di questa Formula 1. Ma da oggi sa, e la sua rabbia sul podio sembra quella di chi ha visto per la prima volta un rivale duro come lui, che dovrà far valere la sua legge senza poter contare sulla timidezza del suo rivale.

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Fabio Tavelli