La favola di Antonelli è molto più di una favola: come arriva a Imola, il suo GP di casa

6841 sono più o meno i chilometri che Kimi Antonelli, alfiere del Team Mercedes di Formula 1, ha percorso dall’inizio della sua avventura ufficiale nel campionato del mondo 2025, ma sono anche i giorni trascorsi tra la sua data di nascita 25 agosto 2006 e domenica 18 maggio 2025, quando rappresenterà per la prima volta l’Italia in un Gran Premio di ‘casa’. Sì, perché per raggiungere l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, quando aprirà gli occhi, si sveglierà nella sua cameretta e inizierà la giornata nel modo più naturale possibile, condividendo la colazione con Marco e Veronica, papà e mamma, e con Maggie, la sorellina di 9 anni, poi con la sua nuova Mercedes AMG GT 63 da 585 CV, si avvierà verso la pista. Sembra una favola, ed è bello crederci perché ne vediamo solo il risultato finale, ma nel ‘backstage’ di questa storia così affascinante ci sono umiltà, passione e dedizione che hanno portato Kimi all’opportunità di debuttare così giovane, in una squadra così qualificata. Dietro a questo sogno che si materializza gara dopo gara c’è la vittoria personale di Toto Wolff che in barba a tutti i dubbi possibili sulla scelta di un 18enne per sostituire ‘Sir Lewis Hamilton’, sette volte campione del mondo, ha saputo credere nella propria intuizione avvalendosi della tecnologia, per leggere tra i grafici la velocità ed il talento di Kimi. Oramai la telemetria con i suoi infiniti canali di acquisizione permette agli addetti ai lavori di avere la radiografia dello stile di guida dei piloti. Così come il simulatore li allena per assetti da provare ancora prima di arrivare alla gara o scoprire le curve e i ritmi di guida di piste sconosciute, come è capitato per il Gran Premio di Miami, dove proprio Kimi - neofita sul tracciato americano - ha conquistato la sua prima pole position, seppur per la gara sprint. I piloti giovani dell’era moderna arrivano preparatissimi, conoscendo nel dettaglio ogni sfaccettatura delle procedure da gestire all’interno dell’abitacolo e ragionano su punti percentuali di carico aerodinamico per capire se possono affrontare una curva ad acceleratore spalancato, piuttosto che provarci senza avere nessun’idea di come potesse finire, come invece facevamo noi negli anni ’90. La conferma della bontà delle nuove leve arriva dalle ottime prestazioni in prova ed in gara negli ultimi Gran Premi di Oliver Bearman o di Isack Hadjar, rispettivamente dei team Haas e Racing Bulls. La storia insegna che i piloti si evolvono con la tecnologia di cui possono usufruire. Sfruttano tutti gli strumenti a disposizione per migliorarsi ed alzare l’asticella sia della prestazione fisica, per resistere alle forze G laterali sempre più alte, sia per affinare gli stili di guida e sfruttare quello che i computer non vedono: il talento. Perché alla fine c’è sempre una persona, con il proprio cervello, carattere, emozione, determinazione o paura a guidare la monoposto e decidere con i propri input. Kimi, a dispetto del trauma subito a Monza, quando nelle prove libere del venerdì ha sbattuto dopo solo pochi giri, è riuscito a ripartire per come era stato giudicato, vale a dire un pilota promettente, fin dalla prima gara in Australia a Melbourne. Debuttare nel Mondiale in un tracciato cittadino non permetteva errori e la ‘sbavatura’ in qualifica sul cordolo della curva 6 lo ha costretto ad accontentarsi di partire dalla 16esima posizione in griglia. Tensioni a due facce per questo inizio. Da un lato il minor stress per non essere nelle prime file subito a confronto con i ‘grandi’ delle altre squadre, primo fra tutti George Russell suo compagno, dall’altro la difficoltà di partire in mezzo al gruppo dove un incidente ha probabilità più alte. L’arrivo della pioggia ha moltiplicato la tensione ed i primi effetti tra i ‘rookies’ si sono visti con Hadjar che non è nemmeno riuscito ad arrivare in griglia. Al via Jack Doohan, altro esordiente, l’ha messa subito a muro. In queste condizioni Kimi è riuscito, pur con un testacoda innocuo, a leggere i vari momenti della gara, effettuando sorpassi con intelligenza e gestendo criticità che hanno messo in imbarazzo piloti decisamente più esperti. Il guizzo di strategia tattica e temerarietà nell’effettuare il sorpasso ai danni di Albon sulla Williams nella chicane veloce 11-12 ed agguantare il 4° posto è quell’essenza nel talento a cui facevo riferimento poco fa. Non c’è telemetria, simulatore o ingegnere che con le sue parole dai box ti possa far immaginare quel sorpasso in quelle condizioni, con quell’avversario, quell’usura delle gomme e in quella curva. Lo devi sentire nel volante, tra le mani e percepire che la ‘macchina’, lì all’esterno in entrata della chicane veloce con gli pneumatici slick, ci può stare. Quello che stupisce di Kimi, ed è stata la caratteristica che ha convinto Toto Wolff nella sua scelta, è la maturità che traspare dagli atteggiamenti. Nel modo di parlare, come si pone verso i media, come vive normalmente questa sua ‘eccezionalità’. Ora il cammino si fa sempre più in salita perché ci saranno ancora tante prime volte da affrontare. Questa domenica sarà la prima volta ufficiale in Italia, con il pubblico che ti ubriaca di complimenti. Poi ci sarà la prima volta a Monte-Carlo, dove i ‘grandi’ hanno sempre fatto la differenza. Arriverà la prima vera pole position e la prima battaglia “ruota a ruota”, che farà gonfiare le corde vocali di Carlo Vanzini. E la prima vittoria? Kimi ha tutto ciò che serve per conquistarla nel 2025. Quando si allineeranno i ‘pianeti’, con una pista che si adatti al suo stile di guida così come la sua monoposto, tutto diventerà facile, perché i grandi campioni lo fanno sembrare così. Una previsione? Al Gran Premio d’Italia a Monza, perché è una pista dove la Mercedes potrebbe andare molto forte viste le caratteristiche della W16 E Performance e per togliersi definitivamente dai pensieri quell’azzardo in entrata della Curva Parabolica. Detto questo, tifo perché Kimi mi possa smentire prima, augurandogli di vivere il suo sogno con il sorriso, divertendosi e senza fare sconti a nessuno.

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La favola di Antonelli è molto più di una favola: come arriva a Imola, il suo GP di casa