Pirelli fa 500 in F1! Quella volta in Germania in cui le gomme finirono...

Quando scendi in pista al Nurburgring ti viene sempre una specie di nodo alla gola che fai fatica a scioglierlo. Anche se il circuito non è il solito vecchio, terribile Nordschleife di 22,800 metri. Sarà forse il nome, sarà l’atmosfera, ma alla fine credo che succeda lo stesso, almeno in parte anche ai piloti. Diceva il mitico Jacky Steward: “Quando partivo da casa mia per andare al Nurburgring, ci andavo con la mia macchina e guardavo sempre nello specchietto retrovisore la mia casa. Spesso mi dicevo che avrebbe potuto essere l’ultima volta che la vedevo e stavo lì incollato allo specchietto sino a quando non spariva…”. Il nuovo tracciato è completamente diverso, anche se un piccolo, misero pezzettino del vecchio, si raccorda con l’attuale. Ma credo sia proprio una questione di nome, di esperienze vissute o solo di pessimi ricordi. In molti, forse troppi, hanno perso la vita lungo quel tortuoso e pericoloso tracciato. In molti ancora oggi, pagando, ci girano in moto o in auto per provare l’ebrezza di un giro da quelle parti. E in molti, troppi, rischiano di farsi male o si fanno male, a tal punto che hanno sospeso l’ingresso alle due ruote. Correva l’anno 2009. Robert Kubica e Nick Heidfeld erano nel team BMW Sauber assieme. Robert aveva vinto, l’anno precedente in Canada, la prima storica vittoria del team, trascinando dietro di sé il compagno giunto in seconda posizione. L’entusiasmo del team fu quasi tutto per Nick, tedesco, e un po’ meno per Kubica. La stagione continuò con alti e bassi e nel 2009 iniziarono le prime frizioni all’interno della scuderia e con i vertici BMW. Si arrivò a metà stagione al Nurburgring con Robert e Nick palesemente in difficoltà e poco motivati. Così l’ufficio stampa BMW pensò che un giro sul circuito, con le nuove stradali sportive e i due piloti che facevano provare le emozioni della staccata e della frenata ai giornalisti, poteva essere una soluzione per prendere un po’ di fiato. Certo il fiato non lo presero i giornalisti che rimasero con quel famoso nodo alla gola e fecero fatica a respirare. Robert mi suggerì di aspettare per ultimo così avremmo potuto divertirci . Perciò feci finta di nulla e appena si liberò la macchina di Heidfeld, salii volentieri con il tedesco. Dato che ero l’ultimo, a dire il vero non furono dieci giri semplici, assolutamente no, credetemi. Scesi e fui marcato stretto da Robert che non aspettava altro che me. Decisi di non deludere le sue aspettative e ingoiando un po’ un boccone amaro, mi allacciai le cinture, misi il casco e aspettai la partenza. Lo vidi confabulare con Heidfeld e non capii bene cosa stessero facendo, ma quando gesticolando e ridendo indicò gli pneumatici, l’occhio mi cadde sulla anteriore destra della macchina dalle quale ero appena sceso. Fu terribile, non esisteva praticamente più nulla di quello pneumatico stradale. Feci subito uno più uno e capii che anche l’altra BMW poteva essere conciata allo stesso modo, se non peggio conoscendo il polacco. Ne ebbi la massima consapevolezza quando in macchina Robert iniziò a ridere e a fare traversi o a frenare come un pazzo. In più non aveva deciso di fermare la macchina neppure Heidfeld, che ingaggiò una vera e propria gara nella gara con il suo compagno di team e… me al suo fianco. Di solito non ho paura di stare al fianco dei piloti, anche se preferisco guidare io. Ma con loro è una battaglia persa, devi per forza farli guidare. In tutti questi anni solo Nico Rosberg si fece scarrozzare da Monza a Venezia dal sottoscritto, per andare al Casinò a giocare a Poker, per una trasmissione fatta da Sky. Altrimenti sei costretto a fidarti. Ma in quei famosi 30 giri supplementari, fidarsi era impossibile. Vedevo pezzi di pneumatici staccarsi da tutte le parti, sentivo addirittura il ferro grattare sull’asfalto e con le macchine di traverso che si toccavano era veramente scioccante. E ancor più scioccante quando scesi dalla macchina e guardai gli pneumatici; letteralmente distrutti dopo oltre 150 giri in pista, ovvero oltre 1100 chilometri. La voce che BMW dovesse abbandonare il Circus fu avvalorata anche dal fatto che le due macchine erano equipaggiate Pirelli, non il fornitore che al contrario era il supplier della F1. Peraltro, se fosse stato il partner giapponese, saremmo rimasti in pista molto meno, in quanto le mescole erano molto più morbide e quindi si sarebbero deteriorate molto prima. Magra consolazione, ma un rischio corso in meno. BMW, per la cronaca, si ritirò a fine campionato dalle scene della F1 e quel ricordo rimase unico e indissolubile nella mia mente.

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Biagio Maglienti